Il settore è uno dei principali motori dell’economia provinciale. La categoria chiede più attenzione all’imprenditorialità e tagli alla burocrazia e alla spesa pubblica
Asat, l’Associazione albergatori e imprese turistiche del Trentino ha celebrato i suoi primi sett’anni di vita con una cerimonia al Teatro Sociale di Trento, periodo in cui il turismo è profondamente mutato e oggi deve confrontarsi con le nuove tecnologie.
Oltre 5.700.000 turisti e 31 milioni di pernottamenti all’anno, un sistema ricettivo forte di 482.000 posti letto di cui quasi 93.000 all’interno degli oltre 1.500 alberghi presenti sul territorio e nei quali lavorano più di 10.000 addetti, una incidenza sul Pil complessivo pari al 10,7%: sono i numeri che fotografano il settore turistico trentino e che ne definiscono il peso economico, ma dietro ai quali c’è un “sistema” integrato con altri comparti (agricoltura, artigianato, paesaggio e aree protette) e che muove aziende, persone, istituzioni, investimenti.
Nella sua relazione, il presidente Luca Libardi è partito dall’orgoglio dell’imprenditore: «permettetemi di citare una recente ricerca della Fondazione NordEst che metteva in evidenza in modo chiaro il desiderio dei Trentini di una minore presenza del pubblico nell’economia e nella società locale. Curiosamente questi dati non sono stati commentati in modo adeguato, anzi se ne è persa subito traccia. Eppure questo “sentiment” dei Trentini sembrerebbe essere coerente con la necessità di quel senso di auto imprenditorialità di cui abbiamo appena detto». Libardi ha citato anche il ruolo dell’Autonomia speciale: «la nostra Autonomia è stata gestita in modo più che soddisfacente. Siamo peraltro convinti che errori ne siano stati fatti, che certamente si poteva far meglio, ma se dobbiamo tirare una riga e fare un bilancio, questo è positivo. Solo nella buona gestione delle risorse, nell’assenza di autocompiacimento, nell’attenzione alle dinamiche economiche, sociali, tecnologiche e culturali e nella disponibilità solidale con il resto del Paese possiamo tutelare la nostra Autonomia».
Ci piace talora citare il DEF perché è, per così dir
Secondo il presidente di Asat «il turismo negli anni della crisi ha svolto una funzione anticongiunturale, ha dato un impulso sostanziale all’economia commerciale, ed in particolare a quella delle Valli ad alta intensità turistica, ha stimolato l’edilizia, ha mantenuto i livelli occupazionali, ha incrementato la propria capacità di attrazione di turisti stranieri. Quest’ultimo aspetto ci permette di ricordare che il turismo è il settore più internazionalizzato dell’economia trentina. Vorremmo anche far presente che, laddove c’è turismo, troviamo attenzione e cura del territorio e del paesaggio, anche attraverso un ritrovato rapporto con il mondo agricolo. Va ricordato che grazie al turismo, luoghi che in passato hanno sofferto la povertà e l’emigrazione, hanno raggiunto livelli di benessere di tutto rispetto». Per Libardi «il turismo è dunque un settore strategico dell’economia trentina sul quale investire, ma attorno al quale vanno create condizioni favorevoli per il suo consolidamento qualitativo e per il suo sviluppo. Si tratta di investire in infrastrutture materiali ed immateriali, di assecondare la qualificazione delle strutture e dei servizi, di investire nella formazione e nella qualificazione, di accompagnare il settore nell’evoluzione tecnolo- gica e di sostenerne la capacità di penetrazione sui mercati». E in questo contesto, secondo gli Albergatori «risulta sempre più strategica la partita dell’accessibilità del Trentino, sia dai mercati esteri che da quello nazionale».
Sul fronte fiscale, gli associati di Asat chiedono alla provincia «di intervenire sul fronte dell’Irap per sostenere la capacità delle aziende di rinnovarsi e di investire. La riduzione dell’Imis è stata una decisione positiva oltre che una richiesta di Asat».
La centralità dell’impresa è un altro tema molto importante e di impegno per la categoria: «l’impresa va considerata per la sua capacità di creare reddito ed occupazione. Se mi consentite – ha detto Libardi – una iperbole verbale, essa è anche un luogo dello spirito, quando mette in atto azioni inaspettate nell’inventare beni e servizi, nel percorrere strade che nessuno ha mai intravisto o percorso, nel mettere insieme persone, intelligenze, responsabilità. Non sempre invece l’impresa è stata considerata in modo positivo, in particolare la piccola impresa è stata ed è oggetto di pregiudizi di carattere culturale e politico. Spesso è stata vista, in particolare in Trentino, come incapace di sostenere dinamiche di innovazione, di sviluppo e di affrontare la crescente competizione nel mercato. Da questo ne è derivata – sottolinea il presidente – una esondazione del ruolo della funzione pubblica, con una presenza e interventi che hanno anestetizzato lo spirito imprenditoriale di molte aziende e quello auto imprenditoriale di molti concittadini». Proprio per dare respiro allo spirito imprenditoriale dei Trentini, per Libardi «bisogna ridurre il peso della burocrazia sulla vita delle imprese e dei cittadini, semplificando leggi, regolamenti, procedure. Bisogna innovare dentro le strutture, formare competenze e sensibilità, trasformando gli apparati pubblici e il loro agire in fattore di maggior competitività territoriale, evitando che siano un freno all’attività imprenditoriale ma che anzi ne siano facilitatori».
Allargando la sua riflessione, per Libardi «importante e veramente da apprezzare l’azione di Federalberghi a livello nazionale che svolge molto bene il suo ruolo presso il Parlamento, verso il Governo e verso molte istituzioni ed enti che incidono sul turismo. Voglio solo ricordare alcune di queste azioni: la battaglia sulle regole e sul mercato, sulla distribuzione on-line in applicazione del principio della “parity rate”, le proposte per la semplificazione in materia di prevenzione incendi, l’azione per consentire la vendita di pacchetti turistici da parte degli alberghi, le proposte per politiche di sviluppo del settore, la gestione delle norme in materia di lavoro, la decontribuzione delle erogazioni a seguito di incrementi di produttività, l’elevazione del limite di spesa in contanti, la lotta contro l’abusivismo. Questi sono solo alcuni e parziali esempi».