Intervista a Giordano Riello, cofondatore e presidente della startup attiva nelle tecnologie di risparmio energetico, elettronica ed illuminotecnica
Fondata nel 2013 da tre giovani imprenditori italiani con l’obiettivo di creare un collettore unico per le esigenze di risparmio energetico ed uso razionale dell’energia, Nplus dal 2016 ha trasferito le sue attività da Gorizia e da Verona a Rovereto all’interno del polo Meccatronica di Trentino Sviluppo.
Una realtà che nel primo anno di attività ha fatturato circa 350.000 euro e che conta di chiudere il 2017 con un fatturato di circa 1,8/2,0 milioni di euro con all’attivo una decina di dipendenti, oltre ai tre soci. A guidare l’azienda con i soci (il friulano Carlo Ranalletta Felluga e il torinese Davide Ambrosio) è Giordano Riello, classe 1989, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto e dal 5 maggio scorso uno dei vicepresidenti nazionali dei Giovani imprenditori di Confindustria per il triennio 2017-2020.
Presidente Riello, in quali settori di attività si situa Nplus?
I settori di attività spaziano dalla riqualificazione degli impianti termici a quella dei sistemi di illuminazione pubblici e privati, supporto ed installazione di sistemi di produzione di fonti energetiche rinnovabili, agli studi generali per la riqualifica di interi edifici, nell’ambito industriale, commerciale, dei servizi e residenziale. Nplus oltre allo sviluppo degli impianti di illuminazione nel settore industriale e del grande commercio (centri commerciali, supermercati, cinema…), in special modo nello sviluppo di corpi illuminanti a tecnologia Led ad alte prestazioni per sostituire lampade fluorescenti esistenti grazie ad una serie di prodotti frutto di una propria attività di progettazione e sviluppo concentra una parte importante degli investimenti nella progettazione e produzione di schede elettroniche e cablaggi per diverse applicazioni in differenti settori. L’obiettivo è infatti quello di voler rispondere con flessibilità ed efficienza verso i clienti più esigenti inserendosi nella parte più alta della piramide qualitativa dei fornitori di schede elettroniche.
Come nasce la sua avventura in Nplus?
La mia famiglia è la titolare del gruppo Grig – Giordano Riello International Group – e la tradizione vuole che i giovani non possano entrare nel gruppo se non dopo avere dimostrato la loro stoffa di imprenditori. Solo se riescono ad avere idee vincenti, raccogliere sul mercato i capitali necessari e creare un’azienda in grado di generare utili si può entrare poi nella gestione del gruppo. Così, mi sono guardato attorno e assieme ai miei due soci abbiamo creato questa realtà partendo da zero. Gli inizi sono stati duri, specie per tre giovani di belle speranze ma privi di supporti finanziari propri. Abbiamo analizzato tutte le offerte disponibili dai vari centri di incubazione e di supporto alle start up e quella di Trentino Sviluppo ci è sembrata la più favorevole, grazie anche al tessuto altamente stimolante del polo della Meccatronica con le sue eccellenze nella ricerca applicata. Poi, i fondi messi a disposizione per le nuove iniziative dalla provincia di Trento hanno fatto il resto. Ora Nplus è partecipata da RPM Spa, società del Gruppo GRIG Spa fondata da mio padre – era la sua start up – che produce motori elettrici. Il Gruppo annovera tra le sue partecipazioni il controllo di Aermec Spa. Un gruppo diversificato di aziende con un fatturato di oltre 350 milioni di euro, 6 centri di eccellenza, più di 1.600 dipendenti e 8 stabilimenti produttivi.
Attualmente la produzione negli 850 metri quadri messi a disposizione nel Polo della Meccatronica si occupa di schede elettroniche e cablaggi prodotti conto terzi.
Sì, la scheda elettronica è il cuore dei nuovi apparecchi meccatronici e hanno un vastissimo ambito di applicazione, dal campo biomedicale a quello delle telecomunicazioni, dei trasporti al riscaldamento e condizionamento. Qui a Rovereto produciamo elementi di altissima qualità, grazie alle tecnologie impiegate, ad iniziare dalla nuova macchina di collaudo Spea che permette di controllare ben il 100% della produzione, la funzionalità di ogni singolo componente mediante test funzionale, fotografico e laser, con la possibilità per il cliente di controllare via cloud l’avanzamento del suo ordine e la qualità dei componenti utilizzati.
Un servizio originale…
Noi vendiamo oltre al prodotto anche il servizio. Pensi che la sola macchina di controllo costa più di una linea completa di produzione delle schede elettroniche. Il fatto è che la manifattura “Made in Italy” deve competere con quella estera solo sulla qualità, che deve essere altissima, non sulla quantità, dove siamo perdenti. Il “Made in Italy” paga se la qualità è elevata e se si inserisce in nicchie di mercato tecnologicamente all’avanguardia che i produttori di grande massa non seguono.
Lei rappresenta la quinta generazione della famiglia Riello, ma a soli 28 anni ha già all’attivo una bella esperienza fatta in autonomia…
Mi sono messo in proprio – assieme ai mei due giovani soci – in un periodo sfortunato, in piena crisi economica. In 18 mesi abbiamo fatto un corso concentrato di esperienza di vita come se fossero università, master e specializzazione messi assieme. In poco più di un anno e mezzo dalla nascita, Nplus è diventata a sua volta un piccolo gruppo, visto che la società principale controlla Nplus Marine Rail che si occupa di cablaggi per applicazioni marittime e ferroviarie e Nplus lightning che realizza applicazioni illuminotecniche per il mondo dei trasporti.
Cosa c’è nel vostro futuro prossimo?
Pensiamo di continuare a svilupparci con nuovi investimenti entro la fine dell’anno per potenziare la produzione a Rovereto e per attivare alcuni punti produttivi all’estero, specie in quei mercati che necessitano che la produzione di componenti avvenga in loco. L’obiettivo è di crescere per attivare nel 2019 a fatturare 5 milioni di euro.
Da presidente dei Giovani Imprenditori del Veneto e da fresco vicepresidente di quelli nazionali, come vede il futuro della manifattura in Italia?
Devo dire che senza la manifattura il Paese non ha futuro, perché non siamo una realtà capace di sviluppare App. Il nostro passato, presente e futuro è quello di creare e produrre oggetti all’avanguardia per tecnologia e per qualità, anche per tenere fede al valore del “Made in Italy” che, non lo dimentichiamo, per notorietà è il terzo marchio più conosciuto al mondo dopo Visa e Coca Cola. Certo, per produrre in Italia l’impresa deve superare difficoltà non da poco, ad iniziare dalla burocrazia asfissiante e al peso delle tasse. A queste, c’è l’oggettiva difficoltà di conoscere e accedere a tutte le possibilità di supporto finanziario disponibili per una nuova start up. Noi stessi abbiamo dovuto faticare non poco per trovare gli strumenti che ci hanno consentito di attivare la nostra azienda, dai fondi messi a disposizione dalle varie regioni ai fondi del Mediocredito agevolato per le nuove imprese. Credo sia indispensabile battersi per ridurre la forbice sul costo del lavoro, anche per consentire al dipendente di avere più denaro da spendere con cui mettere in moto l’economia nazionale.