Padova. Oggi pomeriggio alle 17:00 il MUSME arricchirà la sua collezione di oggetti che hanno fatto la Storia della Medicina moderna, con il primo defibrillatore portatile europeo, dono della famiglia Bencini, erede del dottor Adriano, luminare nel settore della chirurgia e detentore del primato della macchina per la circolazione extracorporea, del pace-maker e del defibrillatore.
«Perché la famiglia di un medico di Livorno, famoso in tutto il mondo per il suo apporto scientifico e didattico, ha deciso di donare al MUSME un apparecchio che ha fatto la storia della medicina moderna?» Non è una domanda retorica quella che pone il presidente della fondazione MUSME, Francesco Peghin. «Questo è un museo – spiega il presidente – nato poco meno di due anni fa, ma è già un unicum a livello nazionale. La sua conoscenza si è diffusa non solo tra appassionati, studenti, visitatori curiosi, ma anche tra gli stessi medici e scienziati. E sono proprio le loro famiglie, i loro eredi, a voler lasciare alcuni oggetti preziosi al MUSME perché siano conservati e valorizzati. Il Defibrillatore Bencini va oggi ad arricchire la sezione dove già si trovano i modelli di cuore espiantato e rigenerato del primo cuore artificiale impiantato in Italia, donazione dell’Azienda Ospedaliera di Padova e del prof. Gino Gerosa ».
È infatti la macchina del dottor Adriano Bencini, progettata negli anni ’50 per un utilizzo più agile ed efficace rispetto al prototipo statunitense di Claude S. Beck, che fa diventare il defibrillatore uno strumento essenziale per salvare migliaia di vite umane. Il pezzo donato al MUSME è il primo defibrillatore europeo portatile. Il cardiochirurgo livornese è stato tra i primi in Europa a dedicarsi allo studio del cuore e della cardiochirurgia tanto da ideare, mettere a punto e brevettare la prima macchina per la circolazione extracorporea, indispensabile per permettere i primi interventi a cuore aperto.
La donazione dell’apparecchio è avvenuta grazie alla mediazione del commercialista padovano Pierluigi Riello, nipote di Bencini, che dopo aver convinto tutti gli eredi ha condotta la negoziazione con l’amministrazione del Musme «Mio zio aveva studiato medicina a Padova – dichiara Riello – laureandosi a pieni voti non appena terminata la II guerra mondiale ed aveva iniziato la propria carriera presso l’Ospedale di Padova, la città che gli ha fatto conoscere la moglie. Il defibrillatore ante litteram ha sempre avuto Padova nel suo DNA, ed ora ritorna a casa dopo essere stato esposto recentemente in due mostre sulla storia della medicina, una a Torino ed una in Olanda»..
«Ringraziando la famiglia Bencini che ha voluto fare dono al MUSME di questa preziosa macchina – ribadisce il prof. Vincenzo Milanesi, presidente del comitato scientifico – desidero sottolineare il fatto che il nostro giovane Museo cresce anche grazie a donazioni come questa. Il MUSME è una sorta di “Museo – Cantiere”, in continua evoluzione e le cui collezioni si arricchiscono di giorno in giorno. Il cartone del Funi arrivato il mese scorso, e ora il defibrillatore Bencini, ne sono un esempio. Purtroppo, scarseggiano la documentazione e gli oggetti che testimoniano l’evoluzione della storia e della tecnologia della medicina, propri di quegli anni in cui più rapida è stata l’evoluzione scientifica e tecnologica e quindi più rapida l’obsolescenza delle apparecchiature. Il defibrillatore del professor Bencini è perciò ancora più prezioso per il Museo, perché è uno di quei reperti indispensabili a documentare la storia della ricerca medica moderna».
«È stata un’esperienza edificante – conclude Riello – dare il mio apporto affinchè un oggetto impolverato sia uscito dallo sgabuzzino per diventare patrimonio di tutti e questo è ancora più significativo nei giorni in cui a Padova si celebra il Festival dell’Innovazione, perché traccia un ponte tra l’innovazione del passato con quella del futuro.»