La designazione sostenuta in rappresentanza del NordEst e della Mittleuropa si confronta con la proposta congiunta di Leida e L’Aia
La candidatura di Trieste a Capitale europea della scienza 2020, nell’ambito dell’Euroscience forum (Esof), punta a rappresentare non soltanto l’Italia – e in particolare il NordEst – ma soprattutto l’area dell’antico retroterra della città, la Mitteleuropa e i Balcani che con Trieste condivisero e condividono destini storici, sociali, culturali ed economici.
Esof è un evento biennale che l’anno prossimo si svolgerà a Tolosa e che nel 2020 potrebbe approdare nell’area del Porto vecchio del capoluogo del Friuli Venezia Giulia. La candidatura triestina è stata presentata entro il 30 marzo dalla Fit, la Fondazione Internazionale Trieste per il progresso e la libertà delle scienze, presieduta dall’ex direttore della Sissa, Stefano Fantoni. A sostenerla tutte le realtà accademiche triestine, della regione e italiane, oltre a istituzioni nazionali e internazionali come l’Iniziativa centroeuropea (Ince). Tra gli enti coinvolti anche la Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane.
Nelle scorse settimane la commissione dell’Esof incaricata di vagliare le domande ha ridotto a due il numero dei contendenti: oltre a Trieste un binomio di università olandesi, Leida e L’Aia. Cinque squadre di esperti stanno lavorando ora all’elaborazione del progetto definitivo dell’Esof triestino, che verrà consegnato entro il 15 giugno. Il 29 dello stesso mese la proposta verrà illustrata alla commissione, a Bruxelles, e a brevissimo giro si scoprirà il vincitore.
Gli organizzatori si stanno muovendo per coinvolgere il più alto numero di istituzioni centro e sud europee: oltre alle realtà del Triveneto italiano sono stati attivati i contatti con Slovenia, Croazia, Ungheria, Repubblica ceca, Austria. Il carattere internazionale della proposta triestina sarà uno dei punti di forza della candidatura. I comitati al lavoro sul progetto sono cinque: il primo è imperniato sul concetto della comunicazione “science-to-science”, e si occupa quindi della parte dell’evento rivolta al mondo della ricerca. Il secondo è “science-to-citizen”, dedicato al lato divulgativo e museale dell’evento. Il terzo è “science-to-policy” e il quarto “science-to-business”. Il quinto si occupa di media e relazioni pubbliche. A ogni gruppo lavorano operatori d’alto livello dei settori interessati.