Zaia: «è ora di dire all’Europa o tutti, o nessuno, nemmeno l’Italia». Sobotka: «se necessario blocco Brennero possibile nel giro di ore»
Dopo il blocco della rotta balcanica, è decisivo ora chiudere anche quella mediterranea, ha detto il ministro degli Interni austriaco, Wolfgang Sobotka, all’agenzia Dpa. Rispondendo a una domanda sulla possibilità di una chiusura dei confini al Brennero, Sobotka ha spiegato che, nel caso di un improvviso aumento degli arrivi, l’Austria sarebbe preparata e in grado di portare a regime il sistema di gestione delle frontiere nel giro di alcune ore.
«Un salvataggio in mare aperto non può essere un biglietto per l’Europa, perché in questo modo si consegna ai trafficanti organizzati qualsiasi argomento per continuare a convincere le persone a intraprendere una fuga per motivi economici», ha detto Sobotka. E’ ancora difficile al momento prevedere come si svilupperà nei mesi estivi il numero degli sbarchi, ma in ogni caso l’Austria è in stretto contatto con l’Italia per reagire a tutte le eventualità. In linea generale non c’è nessuna alternativa a una soluzione complessiva europea, basata su una difesa effettiva delle frontiere esterne. «Solo in questo modo si può porre fine alle morti tragiche e senza senso nel Mediterraneo», ha concluso il ministro degli Interni austriaco.
La dichiarazione del responsabile della sicurezza interna austriaca ha fatto riflettere il governatore del Veneto, Luca Zaia: «l’Austria vuole chiudere la rotta mediterranea ed è pronta a sbarrare il Brennero in poche ore; mezza Europa ha già alzato muri e steso reticolati mentre le cosiddette Istituzioni Europee brancolano nel buio più assoluto, i balbettii italiani in Europa continuano senza raggiungere uno straccio di obbiettivo concreto. E’ arrivato il momento di dire basta. Di dire o tutti o nessuno». Zaia si definisce «sempre più preoccupato» dell’evoluzione nazionale e internazionale della questione immigrati: «solo nel Veneto, a ieri – svela Zaia citando un inedito report stilato dagli uffici regionali il 18 aprile sulla base dei dati che affluiscono dal Viminale tramite le Prefetture – siamo già a 34.262 arrivati e i flussi non si fermano. Dal 6 al 18 aprile abbiamo registrato altri 450 arrivi mentre, dopo le parole, i punti neri di Bagnoli, Cona e della ex caserma Serena di Treviso sono rimasti tali, con concentrazioni indegne, per gli immigrati e per i residenti».
Il Report del Veneto indica 13.090 immigrati presenti (dei quali 579 in regìme di “Sprar”) su 34.262 arrivati. «21.172 persone hanno fatto perdere le loro tracce – fa notare Zaia – il che vuol dire che i fantasmi si avvicinano ad essere il doppio dei realmente presenti. Un segnale evidente che il caos continua a regnare».
Tra le province, spiccano per concentrazione d’immigrati Padova (2.531 presenti pari al 18,97% della popolazione); Verona (2.511 presenti pari al 18,54% della popolazione); Treviso (2.299 presenti pari al 18,05% della popolazione). Con 2.216 presenti, Vicenza tocca il 17,69% della popolazione ed è seguita da Venezia con 2.276 presenti pari al 17,44% della popolazione. Rovigo con 702 presenti e Belluno con 555, toccano rispettivamente il 4,99% e il 4,32% della loro popolazione.
«In molte altre Regioni non va meglio – attacca Zaia –: mentre l’Europa si chiude sempre più a riccio, nel suo razzismo reale alternato a solidarismo di sola facciata e per questo è arrivato il momento di dire forte e chiaro a questa torre di babele con sede a Bruxelles che l’Italia è allo stremo e che non è più disposta a fare l’agnello sacrificale. E’ ora di dire: o tutti o nessuno. E se anche uno solo si tira indietro, adesso ha diritto di farlo anche l’Italia, che ha un dovere verso i suoi cittadini».
A preoccupare circa lo stato della società del Veneto non c’è solo il tema degli immigrati: ben più grave è la situazione degli italiani in stato di difficoltà economica. «I veri profughi sono quei 7.209.000 veneti e italiani che, lo certifica l’Istat, vivono in condizioni di difficoltà economica. Per loro però non si trovano 4.600 milioni di euro, che invece il Def ha trovato e destinato alle spese per l’accoglienza di immigrati che per l’80% non sono profughi, perché non sfuggono da guerre, carestie, persecuzioni religiose. Più di tre milioni di famiglie venete e italiane stentano – aggiunge Zaia – ed è a loro che un Governo che abbia a cuore la sua gente dovrebbe riservare risorse. Ho sempre detto – conclude il Governatore – che civiltà e umanità impongono di aiutare i bisognosi, e su questo non ci sono discussioni, ma se i bisognosi sono in realtà non più del 20% degli arrivati, per dare loro assistenza basterebbe poco meno di un miliardo. I conti non tornano per 3,6 miliardi. Troppi per un Paese con 7,2 milioni di persone povere o avviate sulla via della povertà”.