Ad Orsago flop della manifestazione anti pirogassificatore

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Il Comitato “No piro” porta in piazza poche decine di persone. L’amministrazione comunale in lotta contro il tempo per bloccare un impianto che ha tutte le autorizzazioni in regola. Protesta della società proprietaria contro gli attacchi ingiustificati e infondati

protesta comitato no piro orsagoAll’insegna dello slogan “non bruciate il nostro futuro” poche decine di persone sono scese in piazza per manifestare contro la realizzazione dell’impianto di valorizzazione energetica delle biomasse tramite il processo senza combustione di pirogassificazione che la società RGM Energy di Treviso sta realizzando ad Orsago in provincia  di Treviso. Un impianto che produrrà energia termica a servizio di quello che sarà il più grande centro di produzione di alga spirulina prodotta secondo i dettami della produzione biologica e a chilometro zero, oltre che generare energia elettrica che sarà in parte ceduta alla rete.

Il Comitato “No Pirogassificatore Orsago” ha portato in piazza anche numerosi amministratori della zona, impegnati, similmente in altre parti d’Italia, nella battaglia contro gli insediamenti produttivi nel proprio territorio, all’insegna della miope logica “Nimby” (Not In My Back Yard, ovvero no nel mio cortile). 

L’amministrazione cominale di Orsago, dopo un’iniziale apertura all’impianto, ha cambiato opinione, forse sobillata dagli esponenti del Comitato, e ora sta lottando contro il tempo per porre i bastoni nelle ruote della RGM Energy, la quale dopo avere subito in silenzio per mesi attacchi e critiche speso infondate, ora va all’attacco per difendere il proprio buon nome e le sue scelte tecnologiche che sono validate da anni di esperienza in Italia e all’estero, oltre che da tutte le autorizzazioni del caso. Ciò no pare bastare all’amministrazione del sindaco Fabio Collot, che sa bene che il nuovo regolamento comunale in fase di approvazione non sarà sufficiente ad impedire l’avvio dell’impianto della RGM Energy che, è bene ribadirlo, è una struttura molto ridotta sia nella potenza (solo 100 kW elettrici) che nelle dimensioni. L’amministrazione può limitarsi a controllare la regolarità della documentazione e il rispetto della legge da parte del progetto. Ma non può presentare un atto o un documento per opporsi alò’impianto, a meno che questo non violi una norma: se entro il 27 aprile il comune non avrà trovato qualche irregolarità o non conformità, l’impianto potrà iniziare a funzionare. «Verificheremo tutto quello che è stato presentato» ha comunque promesso Collot».

Alla manifestazione ha partecipato anche il sindaco padovano “anti biomasse” di Carceri, Tiberio Businaro, invitato dal Comitato per la sua esperienza per aver fermato diversi pirogassificatori. «Va rispettata la volontà del popolo – ha sostenuto Businaro – non mi interessano le norme che arrivano da Roma, io ho fatto così e abbiamo fermati sette impianti». Provvedimenti che sono tutti da valutare sotto il profilo della liceità amministrativa e civile.

Come accennato, la RGM Energy non ci sta a subire in silenzio e in una nota diffusa alla stampa fa chiarezza su tutta la vicenda: «ancora una volta, abbiamo dovuto constatare nostro malgrado l’ennesima protesta contro i mulini a vento di donchisciottesca memoria da parte del Comitato “No piro Orsago” contro l’impianto di pirogassificazione di biomassa vegetale certificata in corso di realizzazione da parte di RGM Energy Srl ad Orsago in via Camparnei».

RGM Energy sottolinea come «a parte il possesso di tutte le autorizzazioni amministrative, tecniche, ambientali e di sicurezza necessarie alla realizzazione e all’esercizio dell’impianto rilasciate da organismi tecnici pubblici di sicura capacità e di comprovata indipendenza ed autorevolezza, chi continua a protestare millantando un insussistente pericolo di un aggravamento dell’inquinamento nella zona è totalmente fuori strada e la Società ha già dato mandato ai propri legali di difendere la verità dalle continue insinuazioni calunniose del tutto destituite di fondamento scientifico e tecnico». 

La società entra nel dettaglio per spiegare come «il processo chimico-fisico utilizzato dall’impianto utilizza biomassa vegetale di qualità certificata (tutta proveniente dal circondario nell’ottica della sostenibilità ambientale e della logica del “chilometro zero”) che viene processata ad alta temperatura senza ricorso ad alcuna forma di combustione a fiamma libera. Un processo che evita la formazione di polveri fini ed ultrafini, mentre l’inquinamento da CO2 è praticamente a zero, producendo un gas utilizzato per fare funzionare un generatore elettrotermico (un piccolo motore ciclo Otto funzionante a gas del tutto simile a quello che equipaggia una automobile da 120-140 Cv), fornito di adeguati filtri allo scarico». 

Per rendere meglio l’effettiva potenza dell’impianto, RGM Energy fa un paragone: «la potenza dell’impianto – 100 kiloWatt – è paragonabile a circa 6 camini o stufe simili a quelli che si trovano in quasi tutte le case di paese del Veneto, salvo la differenza che camini e stufe bruciano biomassa (quasi mai certificata e spesso con l’aggiunta di altri materiali che non dovrebbero mai essere bruciati) a fiamma libera e senza alcun controllo, questi sì disperdendo nell’ambiente domestico e in atmosfera grandi quantità di CO2 e di polveri sottili. Di più: dagli edifici circostanti via Camparnei si emettono già oggi sostanze inquinanti di gran lunga maggiori di quelle, praticamente nulle, che proverranno dall’impianto RGM Energy. Se i vicini fossero stati meno litigiosi e più lungimiranti, si sarebbe potuto dimensionare l’impianto anche in funzione di erogare un servizio di teleriscaldamento agli edifici della zona, abbattendo così decisamente l’inquinamento atmosferico ed anche i costi di climatizzazione sostenuti dai cittadini».

La società prova a “scavare” sulle reali motivazioni di tanta contrarietà all’impianto, adducendone una: «ci spiace constatare come la virulenza della protesta sia aumentata nelle ultime settimane anche a seguito del diniego della Società a ritirare i sarmenti di potatura dei numerosi vigneti esistenti in zona, molti dei quali appartenenti a soggetti facenti parte del Comitato “No piro Orsago”. Probabilmente, la posizione di alcuni residenti avrebbe potuto essere diversa se l’impianto avesse accettato di raccogliere i loro scarti di produzione, evitando loro gli oneri del relativo smaltimento presso i centri autorizzati, se non smaltiti illegalmente mediante incenerimento all’aperto in campagna con ulteriore inquinamento».

A chi afferma che l’impianto di pirogassificazione nasconde solo interessi economici, RGM Energy afferma che «sarebbe stato sicuramente più facile utilizzare una tradizionale caldaia alimentata a fonti fossili per soddisfare le esigenze di calore dell’impianto, prelevando dalla rete l’energia elettrica necessaria, probabilmente prodotta da una qualche centrale termoelettrica funzionante in Regione alimentata ad olio pesante o a carbone. Ma così avremo mancato l’obiettivo di contribuire a realizzare un prodotto totalmente certificato “green” ed ecosostenibile. Alla fine, i costi economici tra le due alternative si equivalgono, ma una (quella tradizionale alimentata a fonti fossili) “pesa” sull’ambiente decisamente di più dell’altra che impiega biomasse del luogo».