«Stato non c’è, mi armo»: Csm mette sotto accusa il giudice di Treviso

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giudice angelo mascolo
Partita la procedura trasferimento, incompatibile con sede e funzioni 

giudice angelo mascoloSi aggrava dinanzi al Consiglio superiore della magistratura la posizione del magistrato del tribunale di Treviso, Angelo Mascolo, che ha annunciato pubblicamente la sua intenzione di girare armato, di fronte a uno Stato che «non è più in condizioni di garantire la sicurezza dei cittadini, anzi semplicemente non c’è più». Una semplice, banale constatazione di fatto vigente in tante, troppe aree del Paese, come dimostrano anche i fatti della cronaca recente.

La Prima Commissione, cui il Comitato di presidenza ha affidato la scorsa settimana il caso, ha deciso con encomiabile sollecitudine di aprirgli la procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale. Cosa che significa che ora per Mascolo diventa concreto il rischio di dover lasciare Treviso e il suo ruolo di giudice. La decisione arriverà alla fine di un’istruttoria, che partirà già la settimana prossima. 

Oltre alla sua scontata convocazione – per dargli modo di difendersi dalle contestazioni con l’assistenza di un difensore, che può essere un collega magistrato o un avvocato – la Commissione, presieduta dal laico del Pd Giuseppe Fanfani (appartenente a quello stesso partito che a livello nazionale che ha deciso di annacquare la proposta di legge di legittima difesa quando un criminale entra in casa), ha deciso anche di ascoltare il presidente del tribunale Aurelio Gatto e il prefetto di Treviso Laura Lega. 

Il caso nasce da una lettera inviata da Mascolo a alcuni quotidiani veneti, dopo aver subito di notte, mentre tornava a casa, un inseguimento da parte degli occupanti di un’automobile che aveva superato; un incubo finito quando il giudice era riuscito a raggiungere una pattuglia di carabinieri. «Se fossi stato armato, come è mio diritto e come sarò d’ora in poi – aveva scritto tra l’altro – che sarebbe successo se, senza l’intervento dei carabinieri, le due facce proibite a bordo della Bmw mi avessero fermato e aggredito, come chiaramente volevano fare? Se avessi sparato avrei subito l’iradiddio dei processi (eccesso di difesa, la vita umana è sacra e via discorrendo) da parte di miei colleghi che giudicano a freddo e difficilmente (ed è qui il grave errore) tenendo conto dei gravissimi stress di certi momenti». Concetti riaffermati in diverse interviste. Opposte le reazioni provocate: il sostegno aperto della Lega Nord, a cominciare dal suo leader Matteo Salvini e dal governatore del Veneto, Luca Zaia; e la dissociazione netta prima della giunta locale dell’Associazione nazionale magistrati, poi dell’intero Comitato direttivo centrale del sindacato delle toghe, che ha voluto così manifestare il proprio sostegno alla sezione veneta, in risposta all’annuncio del magistrato di aver querelato i colleghi.