Zonin dominus banca, enorme danno reputazionale. Da Bce maxi-multa da 34 milioni
Ammonta ad almeno 2 miliardi di euro il conto che la “nuova” Banca Popolare di Vicenza ha presentato all’indirizzo di 32 ex amministratori sindaci e dirigenti, a partire dall’ex presidente, Gianni Zonin, «vero e proprio dominus della banca», e dall’ex direttore generale, Samuele Sorato, artefice di comportamenti di «inaudita gravità».
L’atto di citazione presentato dalla Bpvi al Tribunale di Venezia travolge tutta la vecchia gestione, senza curarsi del rimpallo di responsabilità da tempo in atto tra Zonin e Sorato, entrambi indagati dalla Procura di Vicenza per ostacolo all’attività di vigilanza e aggiotaggio. In particolare, non fa sconti a Zonin che, nonostante una ventennale presidenza chiusa nel 2015, ha affermato davanti ai Pm di non essere a conoscenza delle irregolarità sul capitale finanziato (un miliardo di euro prestato ai soci per sottoscrivere azioni) e ha chiesto al Tribunale di Venezia di accertare la “correttezza” del suo operato.
A Zonin e al vecchio consiglio di amministrazione viene imputata una «inescusabile e gravissima negligenza» nei propri doveri, anche alla luce del fatto che la gestione della Bpvi accentrava «nelle mani» del consiglio «pressoché tutte le competenze di cui si verte in questo giudizio». L’ex presidente viene ritenuto «responsabile (insieme ad altri) di una gestione censurabile», oltre ad aver difeso «per anni» una «governance inadeguata e fallimentare», e viene definito «il vero e proprio dominus della banca», in grado di «indirizzare la volontà» di un Cda il cui «tratto distintivo» era la «mancanza di qualsiasi voce critica», con consiglieri e sindaci «relegati al ruolo di semplici spettatori».
La gravità delle condotte poste in essere – che sono costate alla banca circa 4 miliardi di perdite in tre anni e l’azzeramento degli investimenti per 119.000 soci, molti dei quali privi di un profilo adeguato per investire in titoli illiquidi e rischiosi – risulta anche dalla montagna di sanzioni che le varie autorità di vigilanza stanno indirizzando alla banca e che Bpvi cercherà di recuperare dagli ex amministratori. Su tutti una maxi-sanzione della Bce, pari a 34 milioni di euro, per non aver reso noto nel bilancio 2014 e nel rendiconto al 31 marzo 2015 la decurtazione “dei fondi propri” in relazione alla prassi illecita del capitale finanziato.
I danni complessivi della vecchia gestione sono stati provvisoriamente quantificati in oltre 1 miliardo e mezzo, ma sono destinati a superare i due miliardi – assicurano fonti della banca – una volta che tutti gli esborsi saranno maturati (oltre 11.000 soci minacciano cause per un “petitum” di 629 milioni di euro) e saranno conclusi gli accertamenti sul credito “allegro”, per cui sono state calcolate 686 milioni di perdite su un’analisi limitata a 50 grandi esposizioni. Il danno più grande («enorme» e «irreparabile») è quello reputazionale, testimoniato dal crollo della raccolta diretta (-27,5%) e indiretta, complessivamente pari a 10,5 miliardi di euro, registrata tra giugno 2015 e giugno 2016.