I 2,6 miliardi di euro di perdita dovranno essere coperti da contributi straordinari da parte degli istituti di credito, che si preparano a “scaricare” il nuovo costo sui correntisti
Il Fondo di risoluzione per le banche, gestito dalla Banca d’Italia, ma separato da questa e alimentato dagli istituti di credito, chiude il 2016 con una perdita di 2,59 miliardi di euro. Ha pesato l’operazione di cessione delle quattro banche (Etruria, Marche, Carife e Carichieti) con l’integrale svalutazione delle quote per 1,4 miliardi e un esborso a titolo definitivo stimato tra 1 e 1,1 miliardi per la ricapitalizzazione degli enti “ponte” oltre al rilascio di garanzie sui rischi.
La Banca d’Italia ha chiesto, lo scorso 8 marzo, a tutte le banche il versamento di contributi aggiuntivi per coprire le perdite subite dal Fondo Nazionale di risoluzione. E’ quanto si legge nel resoconto 2016 del Fondo secondo cui la legge che ha recepito la direttiva sul “bail in” «prevede, nel caso in cui la dotazione finanziaria disponibile del Fondo non sia sufficiente a sostenere nel tempo gli interventi di risoluzione effettuati, che le banche versino contributi addizionali al Fondo nella misura determinata dalla Banca d’Italia ed entro il limite complessivo, inclusivo delle contribuzioni versate al Fondo di risoluzione unico. Per il solo 2016, si tratta di due ulteriori quote annuali». «Tenuto conto delle esigenze finanziarie e del quadro normativo allora vigente, nel dicembre 2016 – si legge nel documento – la Banca d’Italia ha proceduto al richiamo delle annualità della contribuzione ordinaria pari a circa 1.526 milioni di euro».
Anche se il nuovo, pesante contributo potrà essere spalmato dalle banche contribuenti, come ricorda Bankitalia nella speranza di indorare la pillola, in cinque anni, è pressoché certo che i maggiori costi sostenuti dal sistema bancario saranno scaricati in tutto o in gran parte sui correntisti con rincari dei servizi erogati. Alla fine, la malagestio di pochi e i controlli poco efficienti vengono scaricati sempre sul solito Pantalone, chiamato a pagare per colpe non sue.