Distretto Prosecco Conegliano-Valdobbiadene in testa per crescita del fatturato (+136%), seguito dall’occhialeria bellunese e dall’alimentare di Parma. Otto distretti veneti tra i primi 15 distretti italiani per fatturato
Il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, il capo economista Gregorio De Felice e il responsabile della ricerca Industry & Banking Fabrizio Guelpa hanno presentato la nona edizione del Rapporto annuale delle imprese distrettuali.
Il Rapporto analizza i bilanci aziendali degli ultimi otto anni (2008-15) di quasi 15.000 imprese appartenenti a 149 distretti industriali e di 45.000 imprese non-distrettuali attive negli stessi settori di specializzazione. Il Rapporto presenta le stime sui risultati di bilancio delle imprese nel 2016 e le previsioni per il biennio 2017-18. L’analisi si sofferma, infine, sui cambiamenti che stanno interessando il tessuto produttivo italiano e distrettuale in seguito alla diffusione delle tecnologie digitali.
Nel biennio 2015-16 i distretti industriali hanno ottenuto buoni risultati: la crescita cumulata del fatturato è stata pari al +1,4% (malgrado la debolezza dei prezzi), mentre l’EBITDA margin è salito al 7,6% nel 2016 dal 7,2% del 2014. Fatturato e margini unitari sono ormai su livelli superiori a quelli pre-crisi. Al contrario, nelle aree non distrettuali il divario è ancora significativo.
Sul territorio italiano sono molte le aree di eccellenza distrettuale. Ordinando i distretti industriali oggetto dell’analisi per performance di crescita e reddituale, è possibile ricavare una classifica dei 15 distretti migliori. Tutte le filiere produttive e le macro-aree italiane sono rappresentate, con una prevalenza di distretti dell’agroalimentare (6) e della meccanica (4) da un lato, e di distretti del NordEst (8) e del NordOvest (3) dall’altro. Svettano alcuni distretti e, in particolare, il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, l’occhialeria di Belluno, i salumi di Parma, i vini dei colli fiorentini e senesi.
Il Rapporto si sofferma sui fattori strategici che potranno contribuire al mantenimento strutturale di migliori risultati rispetto alle imprese non distrettuali. I distretti si confermano luogo privilegiato per la diffusione e l’adozione di comportamenti complessi e catalizzatori di innovazione tecnologica, organizzativa e di mercato. Nei distretti è più alta la quota di imprese che esportano (38,1% vs 27,8% per i non distretti), è più intensa la presenza all’estero con partecipate estere (28,9 imprese partecipate ogni 100 imprese in Italia; nelle aree non distrettuali ci si ferma a 20,1) e maggiore è l’impegno sul fronte dell’innovazione (53 brevetti ogni 100 imprese vs 40).
La competitività dei distretti è influenzata positivamente dalla presenza di grandi imprese consolidate. Si tratta di un nucleo di soggetti con un ruolo molto rilevante all’interno dei distretti: in termini di addetti rappresentano il 41% del totale distrettuale (9 punti percentuali in più rispetto ai territori non distrettuali). Esse sono molto evolute da un punto di vista strategico: mostrano un’elevatissima presenza sui mercati esteri, accompagnata da investimenti nel marchio e in filiali commerciali. Sono poi particolarmente attive sul fronte dell’innovazione, con una propensione a richiedere brevetti di gran lunga superiore alle imprese non distrettuali.
Nei distretti si assiste inoltre all’affermazione di una nuova classe di medie imprese. Queste aziende, molto liquide e dotate di un elevato grado di autofinanziamento, hanno puntato con decisione sui mercati esteri, consolidando la presenza in Europa e accrescendo l’impegno negli Stati Uniti e nei mercati emergenti. Alle strategie commerciali hanno affiancato l’attenzione alla qualità del prodotto e alla flessibilità produttiva. Nella gran parte dei casi il successo si basa su un mix articolato di strategie che, opportunamente combinate fra loro, consente alle imprese di essere “veloci” e di rinnovarsi continuamente. Emerge poi con forza il ruolo delle capacità manageriali più sviluppate ed evolute.
La ritrovata centralità dei territori distrettuali trova conferma anche nei cambiamenti che stanno interessando i processi di internazionalizzazione. Si riscopre il ruolo dei distretti come base produttiva, in grado di attrarre il crescente interesse delle multinazionali estere e di spingere le stesse capofila distrettuali a riportare in Italia produzioni precedentemente delocalizzate. Al contempo, sempre le imprese leader distrettuali accrescono l’internazionalizzazione in uscita, cercando di sviluppare la propria rete distributiva estera.
Il Rapporto valuta anche le tendenze e le previsioni per il biennio 2017-2018. La presenza di nuovi attori altamente dinamici e di esternalità positive rappresenteranno fattori di competitività importanti per i distretti industriali. Nel biennio 2017-18 è prevista un’accelerazione della crescita (+4,3% cumulato), trainata nuovamente dai mercati esteri e sostenuta dalla domanda interna, con un maggior ruolo per i beni di investimento. In particolare, un contributo importante potrà venire dalla filiera metalmeccanica, sulla spinta dell’attesa ripartenza del ciclo edilizio e degli investimenti in macchinari, a loro volta supportati dalle misure di incentivazione previste nel Piano Industria 4.0. Nel biennio 2017-18 proseguirà la fase di rafforzamento dei margini unitari (diffusa a tutti i settori distrettuali). Il processo sarà, tuttavia, lento e graduale, frenato dalle elevate pressioni competitive presenti sui mercati internazionali.
La rivoluzione digitale sta modificando l’organizzazione della produzione e della distribuzione nei distretti. Diventa “intelligente” il sistema di produrre, attraverso l’introduzione di macchine interconnesse tra loro e con sistemi esterni; divengono virtuali i luoghi di scambio, con la diffusione dell’e-commerce. La tecnologia sta cambiando il modo di distribuire e vendere i prodotti. Da una ricognizione realizzata su 161 aziende capofila che operano in 36 distretti del sistema moda emerge una buona diffusione dell’utilizzo dell’e-commerce: circa il 70% di queste imprese utilizza il canale delle vendite online.
Da un’indagine pilota sul distretto della meccanica di Vicenza emerge poi che un buon numero di imprese dichiara di produrre macchinari 4.0 e di realizzare con questi una quota rilevante di fatturato. Nell’introduzione di innovazione e tecnologia nella loro offerta è stata fondamentale la presenza di un centro di ricerca e sviluppo interno; un contributo rilevante è venuto anche dalla rete di relazioni con i fornitori locali di tecnologia e dall’interazione con la clientela. Un ruolo ancora trascurabile, invece, è attribuito al sistema universitario.
Ciononostante, il tessuto produttivo italiano e distrettuale è in ritardo nell’adozione delle tecnologie di smart manufacturing: solo una minima parte delle imprese ha i principali impianti interconnessi, anche a causa dell’elevata età media dei macchinari. La sfida del digitale può essere vinta solo attraverso un’accelerazione degli investimenti, finora frenati dall’incertezza che domina i mercati.
L’ambiente è certamente favorevole, grazie alla presenza di significative misure governative a sostegno degli investimenti innovativi e alla disponibilità di buone condizioni di finanziamento e di un bacino di risorse interne.
Nei distretti la liquidità in percentuale del totale dell’attivo è cresciuta dal 6% del 2008 all’8% del 2015. Fondamentale per lo sblocco di queste risorse sarà il venir meno del clima di forte incertezza che rappresenta un elemento di cautela nelle decisioni di investimento degli imprenditori italiani.