Il dato dalla ricerca condotta dall’Università Parma per “Giocampus” alla vigilia della Giornata mondiale del sonno
In Italia, pur dormendo in media nove ore, due bambini su dieci – ossia il 19% – hanno una scarsa qualità del sonno. E’ quanto emerge – alla vigilia della Giornata Mondiale del Sonno in programma domani – da uno studio compiuto dai ricercatori dell’Università di Parma nell’ambito del progetto di educazione alimentare e motoria “Giocampus”, che vede tra gli ideatori e i co-fondatori il gruppo Barilla.
I dati raccolti dallo studio condotto tra gli alunni dell’ultimo anno delle scuole elementari di Parma – spiega una nota – confermano l’andamento rilevato dal Centro di Medicina del sonno dell’Irccs “San Raffaele Turro” di Milano, secondo cui nell’ultimo decennio i bambini e ragazzi con problemi legati al corretto dormire sono passati da meno del 10% all’attuale 18-20%. In base alla ricerca – che ha evidenziato come la dieta mediterranea e l’adozione di uno stile di vita salutare influiscano positivamente sul dormire – le abitudini che possono contribuire ad una insoddisfacente qualità del sonno sono la condivisione del letto o della stanza (così per il 44% del campione); l’utilizzo del cellulare o del tablet mentre si è a letto (1,4%); il tenere la luce accesa parzialmente o del tutto (29,8%); il mangiare o bere prima di coricarsi (70,3%) e alzarsi per andare in bagno, anche più volte per notte (30,7%). L’importanza di una buona qualità del sonno, inoltre, è determinata dal fatto che qualche ora di sonno in meno o un riposo non proprio ininterrotto e profondo, se cronicizzati, possano contribuire all’insorgere di obesità, diabete e ipercolesterolemia, ma anche ictus, infarto e depressione. In particolare, secondo la ricerca, una pratica del sonno non adeguata ai bisogni può essere causa per i bambini di deficit nello sviluppo psicofisico e di difficoltà di socializzazione e corretta alimentazione. Di notte infatti si producono alcuni importanti ormoni e si consolida la memoria. Per questo dormire bene in età avanzata è considerato fattore protettivo nei confronti del declino cognitivo e della demenza senile.
Il progetto “Giocampus”, nato quindici anni fa da un’alleanza pubblico-privata – e che vede tra i fondatori Barilla, Coni, comune di Parma, Università degli Studi di Parma, CUS Parma e Ufficio scolastico regionale – ha come obiettivo promuovere il benessere delle future generazioni attraverso un percorso integrato di educazione motoria e alimentare. In particolare, dal 2002 ad oggi “Giocampus” ha coinvolto a Parma oltre 40.000 bambini delle scuole primarie insieme alle loro famiglie, tra “Giocampus Scuola” con 60 ore annuali di educazione motoria e 20 di educazione alimentare nelle scuole primarie e “Giocampus Estate” e “Giocampus Neve”, con attività ludico-sportive e ricreative per tutti e stage formativi per i più grandi.
Nel corso di tre anni di osservazione, la percentuale dei bambini in sovrappeso tra quanti hanno aderito al progetto è scesa dal 15,5% all’11,7%, con un calo del 25%. Nello stesso arco di tempo il numero di bambini che salta la colazione è sceso dal 22% all’8%, mentre quello di chi guarda la televisione mentre fa colazione è diminuito dal 18% al 9%, mentre il consumo di frutta durante il primo pasto della giornata è addirittura aumentato del +120%. Grazie alle numerose e diversificate attività sportive è stato evidenziato un aumento della forza veloce degli arti inferiori (+11%) e della mobilità articolare (spalle +44,5%, tronco-gambe +22,8%). Grande successo ha riscosso inoltre l’iniziativa “Pedibus”: la percentuale di bambini che ha iniziato ad andare a scuola a piedi accompagnati da adulti è cresciuta del 120%.