Aspettative negative per domanda dei privati e del comparto pubblico. Investimenti in crescita a +8,8%
Riprende quota la subfornitura in provincia di Udine anziché all’estero, quale mercato di sbocco per le imprese artigiane. Il dato emerge dall’indagine su 601 realtà svolta da Confartigianato-Imprese Udine nella propria XXII Indagine congiunturale.
Tra le domande poste delle interviste – svolte per conto dell’associazione dall’Irtef di Udine e rielaborate dall’Ufficio studi di Confartigianato – è stato chiesto di valutare l’andamento del fatturato rispetto ai mercati di sbocco. Se la domanda dei privati e del comparto pubblico determinano saldi d’opinione negativi sul fatturato (-19,3% la prima, -20% la seconda) torna invece in area positiva il giro d’affari delle imprese che si occupano di subfornitura di beni e servizi.
«Il privato è ancora frenato – ha dichiarato il presidente di Confartigianato Udine, Graziano Tilatti – dalla preoccupazione legata in modo particolare alla tenuta del reddito, le commesse della pubblica amministrazione sono ridotte all’osso, vittima di un complesso quadro normativo e regolamentare. In questa situazione l’unico segnale di miglioramento, timido ma non per questo meno importante, viene dall’area della subfornitura. Le medie aziende tornano ai rapporti “B2B”, complice una rinnovata consapevolezza della qualità di cui le nostre piccole imprese artigiane sono custodi. Peccato – ha aggiunto Tilatti – che a fronte dell’elevata qualità i pagamenti siano ancora tendenti al ribasso e generalmente tardivi».
Aumenta inoltre la percentuale di imprenditori che afferma di aver effettuato investimenti nella seconda metà 2016, pari al 27% degli intervistati, +8,8% rispetto all’anno precedente. Ottima la performance anche degli artigiani orientati all’export (+31,7%) tra cui il legno-arredo (+6,4%) e il Distretto della Sedia. Molto bene anche la metalmeccanica (+12,5%) e il terziario avanzato (+26,7%). Le criticità sono legate ancora una volta all’allungamento dei tempi di pagamento da parte dei clienti, segnalata dal 58,7% delle imprese coinvolte nell’indagine (-2,5% rispetto al semestre precedente), all’incremento della concorrenza sleale, indicata dal 53,4% (+3,4%), alla stagnazione della domanda interna, evidenziata dal 53,4% (-3,3%) e infine alla crescita dei costi energetici per il 47,9% delle aziende (+9,1%).