Lettera aperta a tutti i risparmiatori di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza
ed a tutti i dipendenti
agli amministratori delle due banche e di fondo Atlante


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Euro soldi bruciati debito
Ai sindaci ed ai politici del Veneto e delle altre province coinvolte nel crack delle banche a tutti i cittadini 

Coordinamento Associazioni Banche Popolari Venete “don Enrico Torta”, Avv. Andrea Arman 

Euro soldi bruciati debitoA meno di due settimane dalla conclusione della proposta di transazione che le due banche popolari hanno fatto ai risparmiatori, sentiamo il bisogno di svolgere pubblicamente e serenamente alcune riflessioni su temi che sono di interesse generale, ancorché, apparentemente, investano direttamente solo i risparmiatori. 

L’esposizione di cui sotto necessita di una premessa che riteniamo idonea a pulire il campo da volute ambiguità: Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca oggi sono due banche nelle quali i vecchi risparmiatori proprietari rappresentano meno dell’uno percento nella prima e meno del tre per cento nella seconda. Attualmente la proprietà è del socio di stragrande maggioranza che si chiama Fondo Atlante ed ha sede in Lussemburgo. Il Fondo Atlante è un consorzio temporaneo che deve rivendere Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Le venderà a chi gli offrirà più soldi. Quindi, non si sa chi sarà il futuro proprietario delle banche. Conclusione, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca non sono più banche del territorio. 

Con la legge 33 / 2015 che ha convertito a fiducia il decreto legge 3 /2015, il famoso decreto Renzi che ha imposto la trasformazione delle nostre banche popolari in società per azioni pure, il governo ha colto due bersagli: il primo quello di rendere scalabili le due popolari che senza la trasformazione sarebbero rimaste con voto capitario e quindi non aggredibili da forze esterne ed il secondo quello di espropriare per decreto i risparmiatori dei propri soldi. L’operazione, frettolosa e poco preparata, ha trovato vari intoppi all’interno delle banche stesse ed uno assolutamente non valutato nella resistenza dei risparmiatori veneti. 


Confidando in una condizione di onnipotenza, il mondo della finanza ha razziato le nostre banche di quel poco, ma importante, che ancora le rendeva forti ed importanti; in pochi mesi l’attenta dirigenza di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca ha creato le condizioni affinché circa 20 miliardi di depositi uscissero dalle banche per confluire, ovviamente, nel circuito bancario rappresentato dalle banche socie del Fondo Atlante. Con precisa strategia i risparmiatori sono stati sempre più maltrattati dalla gestione delle banche post 2015, sino al punto che anche i più fidelizzati si sono stufati ed hanno portato i propri soldi in altra banca. Il sistema bancario italiano ha avuto un consistente beneficio dalla migrazione di liquidità. 


In gennaio 2017 – dopo aver per nove volte promesso i tavoli di conciliazione – le banche, mantenendo sempre il più rigoroso segreto su passato e presente, passano alla fase due. Non avendo più clienti, senza soldi in cassa, con un potenziale contenzioso da paura e con la necessità di dover vendere, provano la strada della risoluzione del contenzioso giudiziario e sociale attraverso una proposta di transazione. 


La proposta di transazione sfornata dalle banche è un atto unilaterale privo di qualsiasi condivisione in fase preparatoria, con il quale, in forma imperativa, invitano i risparmiatori a rinunciare ad ogni diritto di risarcimento a fronte di una modestissima somma di denaro che dovrebbe essere corrisposta in tempi brevi. L’interesse perseguito dalle banche, ovvero dal sistema bancario, è quello di eliminare il rischio di un pesantissimo contenzioso giudiziario che di fatto impedisce che le due banche possano essere vendute in quanto nessuno acquisterebbe un simile rischio avendo ben compreso che il passato – ed anche il “presente” dopo le assemblee di trasformazione e la nuova gestione delle S.p.a. – ha molte ombre. L’insistenza delle banche affinché i risparmiatori sottoscrivano almeno la manifestazione di interesse evidenzia che il disegno è più complesso di quanto paia in prima battuta; il tentativo di transazione promosso dalle banche e, si sottolinea ancora, senza alcuna condivisione con i risparmiatori, nonostante i tanti articoli giornalistici di sostegno e le solite minacce di disastro qualora i risparmiatori non si pieghino ai desiderata della banca, non sta andando nella direzione prevista dalle banche ed addirittura ha colto il risultato inverso di rafforzare le organizzazioni dei risparmiatori ed inasprire il contenzioso sociale. 

Oggi molti risparmiatori sono ben consci della forza che essi hanno quali potenziali clienti delle banche, o della nuova banca che uscirà dalla prossima fusone di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ed hanno capito che le minacce e le dimostrazioni di forza delle banche poco possono nei loro confronti. I risparmiatori sono stati espropriati di tutto il valore dei loro risparmi ed anche della proprietà delle banche, non hanno più nulla da perdere: l’eventuale “ fallimento” delle banche non deve quindi preoccupare i risparmiatori ma il fondo Atlante, il sistema bancario, il Governo Italiano. 


Il danno arrecato alla nostra regione ed all’intero stato italiano, dalla crisi, indotta, delle banche popolari venete e dalla sua gestione è enorme. Non solo perdita direttamente economica ma distruzione di un valore fondamentale per la civile convivenza e la prosperità: non c’è più fiducia nei confronti delle banche, delle istituzioni, della politica, dello Stato. 


Solo di recente le banche sono scese di un gradino dal trono ed hanno riconosciuto il ruolo dei risparmiatori, con l’intento di riacciuffarli quali clienti di modo da poter concludere il business. Ma solo questo non è sufficiente ed ormai nessuno crede più alle promesse di chi per oltre un anno non le ha mantenute. 


Leggendo i giornali e per le notizie che si attingono, appare ormai inevitabile che lo Stato debba intervenire per mantenere operative le banche, e questo apre nuovi scenari. Probabilmente lo Stato, con la nuova compagine di governo – pur intervenendo con evidente ritardo – potrebbe riuscire a mitigare le logiche neo liberiste che ancora predominano nel circuito bancario e finanziario italiano, trovando una soluzione che salvi le banche e non uccida i risparmiatori e l’economia del Veneto. L’impresa non è facile in quanto le difficoltà non sono solo economiche – anzi pare di capire che questo sia il problema minore – ma culturali. L’atto di guerra nei confronti dell’economia veneta ha scatenato una grande battaglia nella quale si fronteggiano valori ed interessi di valenza costituzionale e lo Stato deve scegliere da che parte stare. Lo Stato Italiano è una democrazia fondata sul lavoro e sul rispetto di valori condivisi fra cui l’uguaglianza fra i cittadini ed il risparmio; in questi ultimi anni abbiamo assistito ad un forte depotenziamento di quei valori ed all’affermarsi di uno spregiudicato capitalismo senza responsabilità che vorrebbe imporre la democrazia finanziaria basata sul principio del “ chi è più ricco comanda”. I risparmiatori veneti rappresentano l’unica vera resistenza alla prepotenza di chi si è fatto ricco spostando i soldi dalle tasche degli altri alle proprie. L’unica resistenza all’impunità che la giustizia – forse volutamente – sottodimensionata consentirà ai responsabili del più grande imbroglio italiano. 


Da questa crisi bisogna uscirne! Già si sono colte aperture che consentono di sperare che l’indennizzo a disposizione dei risparmiatori sarà superiore a quanto le banche tentano di imporre. Ma non è sufficiente. Dobbiamo capire tutti quale sarà il destino delle banche. Non le chiacchiere della discontinuità, delle banche del territorio, del far rete per rilanciare l’economia etc. Queste storie le abbiamo già sentite e subite. L’importanza del futuro delle banche è fondamentale, non tanto per la loro sopravvivenza – con la necessaria attenzione ai dipendenti – ma per evitare che chi si farà proprie le banche si appropri anche del tessuto economico del Veneto ed i risparmiatori cadano nell’ennesimo inganno. E’ dunque necessario che i risparmiatori vengano dignitosamente risarciti ma che vi sia chiarezza anche sul futuro delle banche. Differentemente le banche perderanno ancora tanti miliardi, i tribunali saranno paralizzati dalle cause – con tutto il disservizio conseguente ed il danno all’intera società – ed i risparmiatori si radicalizzeranno ulteriormente. 

Nel ribadire che l’offerta di transazione imposta dalle banche deve essere rifiutata, i risparmiatori danno la propria disponibilità ad un costruttivo confronto con Stato, banche, dipendenti. Le strade per risolvere la crisi ci sono, basta volerle percorre in trasparenza e con onestà.