Ance Modena lancia l’allarme per i ritardi nei pagamenti della Pa e della burocrazia eccessiva

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Giovanni Neri presidente Ance Modena
Neri: «le imprese edili non possono più finanziare la ricostruzione post sisma. Chiediamo un’ordinanza regionale che sani la situazione ormai insostenibile»

Giovanni Neri presidente Ance ModenaLa situazione che stanno vivendo le aziende edili impegnate nella ricostruzione post sisma in Emilia Romagna è ormai diventata insostenibile. A lanciare l’allarme è l’Associazione dei costruttori modenesi. Ritardi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione e progettisti che si trovano in grande difficoltà a gestire la complessità delle procedure burocratiche per ottenerli stanno diventando ostacoli insormontabili.

Oggi il lasso di tempo che intercorre tra la presentazione della documentazione necessaria a ottenere il pagamento dei lavori svolti e la liquidazione del pagamento è troppo lungo. Ci sono casi in cui l’attesa si protrae oltre l’anno. Gli imprenditori si trovano così a sopportare lunghe attese per ottenere dalla Regione e dai comuni la liquidazione dello Stato avanzamento lavori (Sal) e, al contempo, devono pagare, in tempi certi, i propri fornitori.

«Molte aziende edili – sottolinea Giovanni Neri, presidente di Ance Modena – se vogliono continuare ad avere le forniture di materiali e continuare ad avvalersi di subappaltatori a cui affidare parte dei lavori, devono anticipare i pagamenti anche di parecchi mesi rispetto al momento in cui incassano il Sal. Una situazione difficile che sta incrementando nel tempo l’esposizione finanziaria e l’indebitamento delle imprese verso le banche. Tutto questo sta causando un assurdo paradosso: per evitare le gravi conseguenze derivate da un’eccessiva esposizione bancaria, molte aziende sono costrette a bloccare i lavori nei cantieri nel momento in cui presentano la richiesta di Sal, per poi riprenderli solo a pagamento avvenuto; questo determina un notevole aumento dei costi e un prolungamento dei tempi necessari per la ricostruzione».

Per non parlare poi, dei casi più estremi, quando è ormai troppo tardi per correre ai ripari: «è già successo, purtroppo – continua Neri – che aziende siano andate vicino al fallimento o abbiano dovuto ricorrere ai concordati preventivi, come recentemente è accaduto alla ditta Stabellini di San Felice sul Panaro e come purtroppo succederà per altri casi».

Senza contare l’enorme quantità di adempimenti burocratici che sta rendendo impossibile l’attività delle aziende che lavorano nella ricostruzione post sisma. «I controlli richiesti – enfatizza Neri – sono più che giusti e non vanno certo ridotti, perché sono garanzia di trasparenza e legalità. Quello che chiediamo è una chiara definizione e semplificazione delle procedure che eviti anche il rimpallo di responsabilità tra progettisti e pubblica amministrazione. Le imprese sono inermi rispetto a una mancanza di dialogo tra questi soggetti che dilata in modo anomalo i tempi dei pagamenti di chi lavora sul campo tutti i giorni per la ricostruzione con i propri operai e con la filiera del subappalto. Le cause degli innumerevoli ritardi sono dovute sostanzialmente alla mancanza di un elenco univoco e esaustivo della documentazione necessaria per richiedere il Sal. È necessario inoltre prevedere un’unica richiesta di integrazione alla quale il tecnico dovrà risponde in tempi stabiliti».

«Chiediamo quindi, in tempi stretti, alla Regione un’ordinanza che sani questa situazione divenuta ormai insostenibile. Bisogna consentire alle imprese edili – conclude il presidente di Ance Modena – di portare a compimento la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto in tempi certi e rapidi, per il bene dei cittadini e dell’intera collettività».

Immediata la replica dell’assessore regionale delegato alla ricostruzione post sisma, Palma Costa: «trovo quantomeno paradossale sostenere che la pubblica amministrazione non paga, quando a oggi sono stati liquidati, ossia già erogati fisicamente alle imprese impegnate nella ricostruzione e ai progettisti, tra abitazioni e imprese oltre 2 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti gli oltre 800 milioni che sono stati impegnati e spesi nelle fasi di prima emergenza e il miliardo liquidato dalle assicurazioni private. Una notevole iniezione di liquidità immessa nel sistema, che si potrebbe raffrontare a una piccola manovra finanziaria».

«Ai costruttori, che conto di incontrare presto – aggiunge l’assessore -, dico che trovo sbagliato addossare alla Regione responsabilità che vengono da lontano e affondano le radici in un ambito economico provato da lunghi anni di crisi. Abbiamo nel tempo lavorato per abbreviare i termini di pagamento per le imprese edili con le nostre ordinanze, abbiamo introdotto formule di pagamento più snelle, abbiamo chiesto a beneficiari e progettisti, formalmente titolari dei contributi, di condividere con le aziende di costruzione gli step delle pratiche. Sempre cercando di salvaguardare gli indispensabili percorsi per i pagamenti. Infine, abbiamo attivato con i cosiddetti “Liquidation day”, periodici incontri per incentivare e facilitare le richieste di liquidazione”.

Costi sottolinea  che «i tempi effettivi di liquidazione di uno stato di avanzamento lavori, sono calati in modo significativo nel 2016, assestandosi su un valore medio di circa 65 giorni di lavorazione, con valori oggi molto simili sia per l’industria e l’agricoltura. Dopo la chiusura dell’istruttoria, i controlli sul titolo abilitativo (oggi opportunamente posticipato alla fase di liquidazione), antimafia e regolarità del Durc possono determinare una ulteriore attesa, quantomeno per il silenzio-assenso. Infine, i decreti di liquidazione vengono pagati dal sistema bancario in due date mensili scelte per convenzione ai giorni 10 e 25 di ogni mese. I tempi di istruttoria, alla luce di quanto detto, non appaiono facilmente comprimibili in modo ulteriore e significativo, soprattutto se vogliamo mantenere alta l’asticella della lotta alle infiltrazioni della criminalità organizzata».