Zaia porta in Consiglio regionale la soluzione per completare l’opera pubblica. Previsto un innalzamento dell’addizionale regionale sulle persone fisiche per finanziare investimenti e servizi
Dopo un lungo tira e molla, per il completamento della Superstrada pedemontana veneta parrebbe essere all’orizzonte la soluzione definitiva per fare riprendere i cantieri e completare l’opera viabilistica attesa da anni in un territorio dove il problema principale è la carenza di infrastrutture.
Il governatore del Veneto, Luca Zaia ha presentato al Consiglio la proposta basata su un nuovo piano traffico e su una modifica al sistema dei pedaggi e del contributo pubblico in carico alla Regione. «A fronte di un incremento di 300 milioni di contributo pubblico in conto costruzione a carico della Regione Veneto ci sarà – afferma Zaia – un risparmio per la Regione pari a 9,5 miliardi (7,6 miliardi di riequilibrio che la Regione del Veneto avrebbe sicuramente dovuto affrontare per effetto della differenza fra pedaggi contrattuali e pedaggi derivanti dalle nuove stime di traffico + 426 milioni di vecchio canone + 22% di Iva = 9,5 miliardi), con la scomparsa definitiva delle originarie clausole di riequilibrio finanziario a carico della Regione, l’imposizione di un termine certo per il “closing” finanziario e l’imposizione di termini e penali per il pagamento degli espropri».
Zaia ha allargato la sua riflessione anche al continuo taglio dei trasferimenti finanziari statali che sta penalizzando la capacità di programmazione e spesa delle regioni. Per la prima volta in Veneto da molti anni a questa parte, sarà varata un’addizionale sui redditi superiori ai 28.000 euro lordi (sotto questa soglia non ci saranno aumenti), variabile dallo 1,6% al 2,1% che porterà un gettito aggiuntivo di 220 milioni di euro ogni anno che servirà per finanziare investimenti e servizi.
Dopo le dichiarazioni del presidente della Regione, Luca Zaia, che ha presentato la proposta della Giunta per superare l’attuale fase sulla Pedemontana Veneta, proposta che verrà vagliata opportunamente nelle competenti Commissioni consiliari, i rappresentanti dell’opposizione e della maggioranza hanno preso la parola per commentare immediatamente la comunicazione del presidente Zaia.
Stefano Fracasso (Pd) ha parlato della Pedemontana come di una «ferita aperta da sanare. Dal 2009 ad oggi sono state presentate in Consiglio ben 37 tra interrogazioni e mozioni che chiedevano trasparenza su questo project che era stato definito necessario per non mettere le mani nelle tasche dei Veneti. Oggi il presidente Zaia ci dice che dobbiamo applicare la leva fiscale per sanare una ferita aperta, ma tra le righe ammette che l’aumento dell’addizionale Irpef servirà anche per finanziare altre opere: in realtà qui stiamo per approvare un altro bilancio».
Marino Zorzato (Area Popolare) ha manifestato tutta la sua «sorpresa nello scoprire che il project per la Pedemontana, contrariamente a quanto ci era stato detto da anni, avesse dei costi che facevano capo alla Regione. Detto questo – ha proseguito Zorzato – ho delle perplessità sulla possibilità di intervenire con soldi pubblici e modificare un contratto aggiudicato sulla base di precisi punti, impegni e dati. Infine, assistiamo ad un aumento dell’imposizione fiscale in un momento in cui il mondo attorno a noi parla di ridurre la pressione fiscale ormai insostenibile: siamo davanti ad una manovra fiscale, che appesantisce il carico impositivo».
«Siamo davanti ad un aumento delle imposte – ha detto Piero Ruzzante (Gruppo Misto) – un aumento che non va di certo a favore dei cittadini deboli, ai quali in questi anni sono stati diminuiti servizi che potevano essere garantiti appunto con l’aumento dell’addizionale che non si è mai voluto applicare e che oggi viene rispolverata, ma a vantaggio appunto non dei più deboli ma di un’opera. Nelle sedi opportune mi riservo di approfondire ogni aspetto di questa proposta ma non mi si venga a dire che il ricorso all’addizionale Irpef deriva dai tagli fatti nei trasferimenti alle Regioni: ogniqualvolta sento questa storia, mi viene in mente che il taglio più cospicuo, oltre 300 milioni di euro per il Veneto, fu disposto dall’ultimo governo Berlusconi ministro del Bilancio Tremonti».
Manuel Brusco (M5S) ha sollevato il caso «degli espropri non ancora pagati. Il presidente Zaia ha dipinto uno scenario fin troppo positivo e non ha voluto tenere conto della negatività di quest’opera e mi chiedo perché proprio oggi viene portata avanti questa nuova proposta che muta i rapporti con la concessionaria, mettendo le mani nelle tasche dei cittadini veneti aumentando le tasse con la contraddizione di chi sbandiera la richiesta di autonomia ma poi va a Roma a chiedere aiuto al governo».
Per Silvia Rizzotto (Gruppo Zaia Presidente), «due sono gli obiettivi che abbiamo davanti e che ci vengono posti dal territorio: pagare gli espropri, finire quest’opera. E per quanto riguarda le critiche relativamente al mettere le mani nel portafoglio dei cittadini – ha detto la Rizzotto – non dimentichiamoci che l’operazione è stata resa necessaria a causa del Fiscal Compact: è stata una scelta forzata determinata dal taglio di oltre 1.062 milioni di euro che sono venuti meno nei conti regionali perché tagliati dallo Stato. La proposta avanzata dal presidente Zaia è una soluzione concreta che dà risposta alle due domande che, come dicevo, giungono dai cittadini: paghiamo gli espropri e finiamo l’opera».
Maurizio Conte (Lista Tosi) ha dichiarato che «bisogna vedere e analizzare i documenti con molta attenzione perché non possono essere modificati i termini di una gara già aggiudicata. Poi, vogliamo vedere quale fine faranno le opere complementari già concordate e infine occorre riflettere attentamente sulla copertura finanziaria che nasce dall’aumento dell’addizionale Irpef». Critica Cristina Guarda (AMP): «ci felicitiamo per la presa di posizione che dovrebbe portare alla realizzazione e completamento dell’opera. Purtroppo ora abbiamo davanti a noi un territorio sventrato che necessita di maggiore tutela. Ci troviamo davanti a un “project” in cui il vulnus sta nella responsabilità dell’azienda che se l’era aggiudicato e che ci ha lasciato “in braghe di tela”. Abbiamo davanti a noi ben 720 ettari in meno di territorio sottratto all’agricoltura, anche in zone di pregio. Abbiamo davanti a noi espropri non ancora pagati e promesse non mantenute».
Al termine degli interventi il presidente Zaia ha brevemente replicato e la seduta è quindi continuata con l’ordine del giorno originario.