L’opera di Toshio Hosokawa basata sull’omonima poesia di Edgar Allan Poe al Teatro Comunale
Terzo appuntamento per “Oper.A 20.21”, Stagione regionale della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento: dopo il grande successo a New York, arriva a Bolzano al teatro Comunale in prima nazionale il 3 (ore 20.00) e 5 marzo (ore 18.00) l’opera “The Raven”, tratta dall’omonima poesia del maestro dell’horror Edgar Allan Poe e musicata dal compositore Toshio Hosokawa.
L’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento sarà diretta da Yoichi Sugiyama. Regia e coreografia di Luca Veggetti. Scene e luci di Clifton Taylor. Mezzosoprano Abigall Fischer. Danzatrice, la roveretana Alice Raffaelli. In apertura degli spettacoli è prevista l’esecuzione da parte del flautista Manuel Zurria di Atem-Lied, composizione per flauto basso di Toshio Hosokawa.
Per “The Raven” Toshio Hosokawa, fra i più noti e apprezzati autori del panorama musicale contemporaneo, si è rivolto direttamente a una delle più note poesie del maestro dell’horror per trasporla in una originale chiave operistica, lasciandosi sedurre anche dal fascino misterioso del nō, antica forma di teatro totale giapponese che unisce elementi di danza, recitazione, musica e poesia, in un gioco di intrecci espressivi fortemente suggestivi. “The Raven” è andata in scena in prima mondiale nel 2012 a Bruxelles, per poi essere rappresentata con altrettanto successo in altre città europee e a New York, nell’ambito del New York Philharmonic’s Biennial Festival.
L’opera di Toshio Hosokawa, eseguita da un ensemble strumentale, pone al centro la figura sciamanica di un mezzosoprano (interpretata dall’americana Abigall Fischer), che si esprime senza soluzione di continuità tra canto e declamazione, e una danzatrice (la roveretana Alice Raffaelli), i cui movimenti interagiscono con la narrazione della cantante. Canto e danza sono intesi come una cosa sola, dove il movimento trova il comune denominatore con il gesto vocale. Il regista Luca Veggetti, che dello spettacolo cura anche l’aspetto coreografico, ha concepito uno spazio scenico essenziale, sospeso nel tempo e nello spazio.
Pubblicata la prima volta il 29 gennaio del 1845 sul New York Evening Mirror, la poesia di Edgar Allan Poe racconta la cupa vicenda di un uomo che, lacerato dalla morte dell’amata Lenore, riceve a mezzanotte la visita di un corvo. A ogni affermazione dell’uomo il corvo replica monotonamente “Nevermore” (“Mai più”). Lo strazio e l’inquietudine crescono fino al punto che l’anima dell’uomo finisce per immergersi nell’ombra del corvo.