Theiner: «un nuovo sistema di finanziamento unico nell’arco alpino per la sua dimensione»
Con la nuova legge del 2015 sui fondi di compensazione ambientale dovuti ai comuni anche dalle concessionarie di medie centrali idroelettriche «abbiamo inaugurato una nuova era nella gestione idroelettrica dei nostri corsi d’acqua», ha sottolineato l’assessore all’ambiente e energia della provincia di Bolzano, Richard Theiner presentando a Bolzano le nuove linee guida approvate una settimana fa dalla Giunta provinciale, che definiscono settori di intervento, modalità di pagamento e monitoraggio del loro corretto utilizzo, in attuazione della legge.
Finora i fondi erano dovuti dai concessionari solo per le grandi centrali idroelettriche (sopra i 3.000 kW), ora si applicano anche alle domande di concessione per nuovi impianti di medie dimensioni con una potenza nominale media annua fra 220 kW e 3.000 kW (anche nei casi di rinnovo di concessione). Più trasparenza nella procedura, una maggiore attenzione all’interesse pubblico e ambientale, un incremento dell’efficienza e un’adeguata contropartita per l’utilizzo delle derivazioni idroelettriche: così Theiner ha definito il nuovo sistema di finanziamento, «unico nell’arco alpino per la sua dimensione e l’attenzione agli aspetti ecologici».
Le linee guida sono state elaborate dall’Agenzia provinciale per l’ambiente in accordo con il Consiglio dei comuni e il Tavolo dell’energia. I fondi di compensazione per le centrali idroelettriche medie sono interamente destinati ai comuni rivieraschi, che elaborano piani triennali specificando le misure da realizzare con i fondi. Se la centrale interessa più comuni, i fondi vengono suddivisi secondo una ripartizione proposta dai Comuni stessi. I fondi per le grandi centrali spettano invece per due terzi ai comuni e per un terzo alla Provincia, «ma restano riservati agli interventi ambientali nei comuni e non confluiscono nel bilancio provinciale», ha detto Theiner.
I fondi di compensazione possono essere utilizzati per diverse misure proposte dai comuni a favore dell’ecosistema idrico e del paesaggio (con programmi d tutela di biotopi e di specie animali, miglioramento di sentieri e aree ricreative pubbliche), per migliorare la sostenibilità ambientale e sociale della fornitura di energia (ad esempio ampliamento della rete del teleriscaldamento, energia a prezzo ridotto per gli utenti allacciati alla rete dei comuni rivieraschi). Inoltre i fondi – e questa è una novità significativa – possono finanziare misure di prevenzione delle calamità naturali (elaborazione e attuazione dei piani delle zone di pericolo, risanamenti di zone franose, progetti di rimboschimento, realizzazione di strutture centrali per la telecomunicazione). Tra i possibili interventi da realizzare utilizzando i fondi ambientali vi sono anche quelli mirati per ridurre il traffico motorizzato (come fermate di autobus e parcheggi per pendolari, “carsharing” e “carpooling”, mobilità elettrica, piste ciclabili e stazioni per noleggio bici) e misure per migliorare l’efficienza energetica e la tutela ambientale (risanamento degli edifici pubblici, riduzione dell’inquinamento luminoso, riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili, risanamento di reti fognarie e depuratori, misure contro l’elettrosmog, isole ecologiche e centro di riciclaggio, recupero di aree minerarie e cave).
«Le linee guida garantiscono che con le plusvalenze e gli introiti delle centrali idroelettriche vengano finanziati lo sviluppo sostenibile dei comuni e i miglioramenti ambientali: questi fondi diventano un criterio nella gara per le concessioni e dall’interesse privato risulta quindi un interesse pubblico generale!, ha ricordato il direttore dell’APPA, Flavio Ruffini. Il direttore dell’Ufficio tutela acque, Ernesto Scarperi, ha precisato che i criteri riguardano circa 150 medie centrali e che a regime sono previsti per i comuni introiti da fondi ambientali per 3,5 milioni di euro all’anno (35 euro pro kW). Sono esclusi dalle linee guida i fondi dovuti dalle grandi centrali idroelettriche, che li versano in base ai disciplinari di concessione per un totale di 15,6 milioni di euro all’anno (38 euro pro kW), a cui si aggiungono i 2,6 milioni annui dovuti dalle 3 centrali in concessione provvisoria (Brunico, Marlengo, Val di Vizze). I fondi sono composti da una quota fissa e da una variabile, calcolate in base alla media annua del prezzo dell’energia e all’effettiva produzione annua dell’impianto, e sono legati alla durata della concessione. Il piano delle misure viene predisposto da un comitato di centrale tramite un protocollo di intesa che è approvato dai comuni, dal concessionario e dalla Giunta provinciale. I piani ambientali per il triennio 2017-19 sono in fase di elaborazione.