Diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero in Trentino: si parte con il test molecolare Hpv

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Coinvolte nel primo anno 15.000 donne tra i50 e 61 anni d’età a partire dal prossimo 1 marzo

pap test prevenzione tumore collo utero ridIn provincia di Trento decolla il nuovo programma di diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero che utilizza il test molecolare per la ricerca del Dna del virus Hpv. Le prime donne invitate a partecipare all’indagine con la nuova metodica saranno quelle con età compresa tra i 50 e i 61 anni compiuti per poi passare progressivamente alle altre fasce di età. A regime, il test Hpv test coinvolgerà tutte le donne tra i 31 e i 64 anni mentre per quelle tra i 25 e i 30 anni si continuerà ad effettuare il pap test.

Alla presentazione nella sede dell’Apss hanno partecipato il direttore generale Paolo Bordon, il direttore sanitario Claudio Dario, il direttore del dipartimento di prevenzione Marino Migazzi, il direttore del dipartimento ginecologico Saverio Tateo, il direttore dell’unità operativa multizonale di anatomia patologica Mattia Barbareschi e il presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri Marco Ioppi.

Il Trentino, tra le prime regioni italiane, ha introdotto la nuova metodica di esame del tumore del collo dell’utero mediante la ricerca del Papillomavirus umano (Hpv), che andrà ad affiancare l’attuale metodica di indagine mediante pap test che è attivo in Trentino dal 1993.

La nuova metodica prevede l’esame molecolare per la presenza del Papillomavirus umano (Hpv) come test di 1° livello, a partire dal 31° anno di età e fino al compimento del 64° anno. Tutte le donne residenti in Trentino, comprese in questa fascia di età, passeranno gradualmente, nell’arco dei prossimi quattro anni, al nuovo screening, mentre il pap test sarà utilizzato solamente per le donne tra i 25 e i 30 anni di età.

L’indagine coinvolgerà nell’arco di quattro anni tutte le donne comprese nella fascia di età obiettivo: nel 2017, saranno invitate all’Hpv test le donne nella fascia di età 50-61 anni e al pap-test le donne 25-49 anni e con più di 62 anni, nel 2018 Hpv test per le donne 46-61 anni e pap-test per le donne 25-45 e con più di 62 anni, nel 2019 Hpv test per le donne 41-61 anni e pap-test per le donne nella fascia di età 25-40 e con più di 62 anni. 

A regime, partire dal 2020, i test d’indagine offerti in provincia di Trento saranno il pap test, per le donne di età compresa tra i 25 e i 30 anni e il test Hpv, per la ricerca del papillomavirus umano, per le donne di età compresa tra i 31 e i 64 anni. Dati scientifici dimostrano infatti che dopo i trent’anni la metodica che si è dimostrata più efficace per la prevenzione del tumore del collo dell’utero è l’Hpv test e per questo motivo è sufficiente la ripetizione del test ogni 5 anni. Il test Hpv si esegue con un prelievo come avveniva per il pap test. 

«Presentiamo oggi il programma di prevenzione secondaria per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero – ha detto Paolo Bordon, direttore generale dell’Apss –. Con quest’ esame ci siamo posti l’ambizioso obiettivo di intercettare casi di cancro, quando sono ancora in una fase iniziale e quindi quando la percentuale di guarigione, secondo la letteratura scientifica, è più elevata. Coinvolgeremo, a regime, 145.000 donne in tutto il Trentino, di cui 128.000 con la metodica Hpv test e, in caso di positività, le donne non saranno mai lasciate sole ma seguite da un’équipe multidisciplinare». 

Marino Migazzi ha illustrato le modalità operative dell’idagine: «come tutti gli esami, anche il programma di diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero si rivolge a persone che non manifestano segni della malattia. Mi preme sottolineare la grande organizzazione alla base di questo programma di diagnosi precoce che, assieme ai rigidi controlli e procedure applicati, permetteranno alti standard qualitativi. Mi riferisco all’assistenza territoriale con i consultori e le ostetriche per i prelievi, all’anatomia patologica con la centralizzazione della lettura dei test, al dipartimento di prevenzione per il coordinamento dell’indagine e la gestione degli inviti e al dipartimento ginecologico, con i tre centri di Trento, Rovereto e Cles per gli esami di secondo livello (colposcopia). Mi preme altresì citare il servizio sistemi informativi, il servizio formazione per gli eventi organizzati al fine di condividere con i professionisti la nuova modalità organizzativa e l’epidemiologia clinica e valutativa».

«La nuova organizzazione del programma di esame preventivo – ha proseguito Migazzi – prevede, ogni cinque anni, l’invio di una lettera con l’appuntamento per recarsi in una delle 12 sedi dell’Apss individuate per l’esecuzione del prelievo. Questa è una delle novità rispetto allo screening tradizionale, che prevedeva la possibilità per le donne di effettuare il pap test anche dal ginecologo. Ora, con il test molecolare per la ricerca del virus Hpv, come raccomandato dell’Osservatorio nazionale screening, il prelievo sarà effettuato solamente da ostetriche appositamente formate e dedicate in modo da ottimizzare la accuratezza del prelievo, monitorare tutto il percorso dello screening. Sono stati inoltre definiti protocolli per l’invio delle donne agli accertamenti secondo livello (colposcopia) in caso di referto positivo o inadeguato. Mi preme inoltre evidenziare che per la buona riuscita dell’indagine è inoltre essenziale una corretta formazione e informazione degli operatori sanitari e un adeguato supporto informativo alle donne con test Hpv positivo». 

«È importante investire nei programmi di prevenzione – ha detto Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Trento – perché oltre ad evitare le malattie e le conseguenti sofferenze per le persone si possono recuperare risorse da destinare alle terapie e all’assistenza di tutti i pazienti: 1 euro investito in prevenzione rende molto di più, anche fino a oltre 5 volte. Le terapie e gli accertamenti diagnostici oggi costano moltissimo e non ci sono risorse sufficienti per tutti per cui è gioco forza recuperare risorse e lo si fa con l’appropriatezza e, prima di tutto, lo si può e si deve fare col credere e sostenere la prevenzione».

Il direttore del dipartimento ginecologico, Saverio Tateo, ha evidenziato che « il nuovo programma di esame per il tumore del collo dell’utero costituisce un cambiamento significativo nella prevenzione di questa malattia sia per il nuovo obiettivo, la ricerca del virus, sia per la complessiva presa in carico della diagnostica di 2° livello, la colposcopia». Tateo ha poi esortato le donne «a non trascurare questo importante invito alla prevenzione e alla salvaguardia della loro salute e a rispondere alla chiamata dell’Azienda sanitaria aderendo allo screening al momento della convocazione».

Mattia Barbareschi, direttore dell’unità operativa multizonale di anatomia patologica, ha sottolineato che «in Trentino in questo campo abbiamo fatto un percorso di innovazione e ricerca sotto l’egida del ministero della Salute che è partito 12 anni fa e che ha portato ora all’introduzione del test molecolare per la ricerca del virus Hpv. Abbiamo introdotto una tecnologia di ultima generazione, con alti livelli di specificità e sensibilità, che permette una diagnosi più precoce e precisa e che ci consente di dare una risposta di qualità alle donne riducendo anche il numero degli esame effettuati nel corso della vita».