Il crack delle banche di casa nostra: e non chiedono neppure scusa!

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banca popolare vicenza protesta azzeramento capitale azionisti
Intervento di Fiorenzo Pastro, presidente provinciale e regionale Gruppo Anziani Pensionati di Confartigianato

banca popolare vicenza protesta azzeramento capitale azionistiCi sarà una Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche: come per il terrorismo, la criminalità organizzata, la mafia… Mi auguro che “vengano a galla” colpe e colpevoli, con le conseguenti, severe sanzioni.

I terribili danni prodotti, soprattutto nei confronti di tantissimi pensionati che dopo aver lavorato – eccome! – per una vita, si vedono derubati dei risparmi, affidati proprio alla banche di casa per avere per sé e per la famiglia una prospettiva serena di futuro.  Il problema è che sembra esserci un vero e proprio sistema bancario dove “qualcuno”  ha pensato solo al proprio tornaconto, usando guanti felpati e parole suadenti. Ma solo per ingannare, magari sperando che non sarebbe successo nulla. 

Si sa che “il bancario” ha sempre goduto del massimo rispetto e di una piena considerazione sociale! 

Eppure questo “sistema” (che oggi sembra essere con espressione dialettale fatto di “falsi e rovinafameie”) non si basa solamente su alcuni manager eccellenti (eccellenti sia nelle ricompense mensili come nelle liquidazioni di fine rapporto!) ma su una regola adottata dai vertici che obbligava sotto varie forme di costrizione tutti i dipendenti a “vendere” prodotti che hanno determinato nel tempo immensi danni trasformando le persone “della porta accanto”: fratelli, cugini, amici del sabato in venditori senza responsabilità. 

È il comportamento di centinaia di persone, molto professionali, sempre eleganti, che ha reso possibile il diffondersi di questa tragedia economica. Eh sì, parliamo proprio di tragedia: quando una persona perde tutto il denaro risparmiato, perde la possibilità di vivere con dignità. Ed è la dignità perduta che diventa un macigno insopportabile, è la consapevolezza di non aver saputo tutelare il proprio nome, i frutti del lavoro di una vita che portano anche al suicidio. 

Chi ha convinto chi? È stato il direttore della filiale che ha offerto meravigliose soluzioni economiche al correntista? È stato il presidente o l’amministratore delegato a proporre al cliente in difficoltà soluzioni capestro? No: è stato un sistema  fatto di informalità e amicizie a spingerci con mille argomenti verso un buco nero, soprattutto quando questo buco non era più una remota e fantasiosa ipotesi… 

E se durante la nostra attività artigianale almeno potevamo sperare in un recupero con le nostre mani, le nostre forze e la nostra intelligenza attraverso il lavoro, da pensionati… beh, la cosa si fa molto, ma molto più difficile. Mentre un giovane può tentare di rifarsi una vita, la nostra di vita è passata e quello che è successo ci impedisce non solo di pensare al nostro futuro ma anche a quello dei nostri figli e nipoti. 

Sono un pensionato e non un giudice, credo di possedere del realismo e del senso pratico: di fronte a questa tragedia non chiedo la testa di nessuno, non chiedo che i vertici coinvolti vengano licenziati per comportamento immorale. 

No! Chiedo semplicemente che porgano a tutti noi, ai loro clienti, delle scuse pubbliche, scuse senza appello, scuse sincere… non auguri di buon anno e doni di calendari e agendine. Le scuse di chi desidera farsi in quattro per ridarci la dignità di cui andavamo fieri. Non c’è nulla di peggio che entrare nella propria banca (banca che ti ha pure “derubato”!) e sentirsi trattati come pezzenti, come individui e imprenditori falliti… e badate bene che questo è ciò che accade oggi!