Secondo l’Automobil club tedesco i costi di esazione del pedaggio sono di gran lunga superiori al gettito conseguito dal passaggio degli stranieri
La grande Germania sembra proprio avere sbagliato i conti in tema di istituzione del pedaggio sulle autostrade per tutti i veicoli leggeri, decisione più volte criticata dall’Unione Europea e dalla stessa Commissione per una non infondata penalizzazione anticoncorrenziale a danno di tutti gli automobilisti non tedeschi. Norma che dovrebbe scattare, salvo ulteriori ritardi, il prossimo autunno.
Il governo di Berlino in particolare per il suo ministro ai trasporti Alexander Dobrindt la questione pedaggi è diventata un punto di principio: non si può più tollerare che gli automobilisti di altri paesi europei circolino liberamente sulle autobahn teutoniche (in realtà sempre più costellate di buche e di problemi vari) mentre gli automobilisti tedeschi quando escono dal loro paese devono quasi sempre pagare fior di pedaggi (particolarmente salati quelli italiani).
Ecco la decisione di obbligare tutti gli automobilisti tedeschi ed europei a dotarsi, sull’esempio austriaco e svizzero, di una vignetta (il cui costo sarà proporzionale al periodo trascorso sulle autostrade teutoniche e alle emissioni del veicolo: più cara per quelli inquinanti) da acquistare in uno dei punti vendita da applicare sul parabrezza, pena pesanti multe. Peccato che il meccanismo escogitato preveda una sostanziale esenzione dalla gabella per gli automobilisti germanici tramite uno sconto, di pari entità alla vignetta, per il bollo annuale di circolazione. Cosa che ha mandato in bestia la Commissione europea.
Peccato solo che, secondo uno studio condotto da Ralf Ratzenberger per conto dell’Adac (l’Automobil club tedesco), i costi di un siffatto sistema siano di gran lunga superiori alle attese entrate del governo di Berlino: a fronte di un gettito presunto di circa 500 milioni di euro all’anno (in precedenza il governo tedesco si era spinto ad ipotizzare cifre vicine al miliardo di euro), il sistema sarà da subito in perdita di 147 milioni di euro, cifra destinata a salire a 250 milioni di euro nel 2023 quando la percentuale di automobili a standard Euro6 (quelle che dovrebbero pagare la vignetta al livello più basso) saranno la maggioranza del parco circolante.
Difficile che i tedeschi riconoscano di aver sbagliato, soprattutto se ci sono di mezzo dei soldi e la tradizionale cocciutaggine. Il ministro Dobrindt assicura che i suoi calcoli sono «solidi e perfino prudenti», e accusa l’Adac di «fare delle polemiche sterili». Se i conti non torneranno, fa capire il governo di Berlino, non sarà certo colpa della Germania, ma dell’Europa che non le ha lasciato fare fino in fondo quello che avrebbe voluto: ovvero quello di fregare nuovamente gli altri paesi della comunità per fare, come al solito, i propri comodi.