Confermata cedola scorso esercizio, la raccolta premi scende a 14,8 miliardi
Il gruppo Unipol ha chiuso il 2016 con un utile di 535 milioni di euro, in calo del 7,6% sul 2015, quando il risultato netto aveva beneficiato di poste straordinarie derivanti dalla gestione finanziaria. La raccolta premi è scesa del 10,1% a 14,8 miliardi di euro. Il consiglio di amministrazione della compagnia che ha approvato i conti propone all’assemblea un dividendo di 0,18 euro ad azione, in linea con lo scorso esercizio.
L’utile prima delle tasse del comparto assicurativo è pari a 850 milioni di euro, in calo del 32% sul 2015. A tale risultato contribuiscono il settore danni per 471 milioni (907 milioni lo scorso esercizio) e il settore vita per 379 milioni (343 milioni nel 2015). Il margine di solvibilità, calcolato secondo la normativa “Solvency II”, è pari al 140% del capitale richiesto, rispetto al 150% di fine 2015. La raccolta diretta nel ramo danni è scesa dello 0,9% a 7.809 milioni, con un “combined ratio” (indicatore della redditività della gestione tecnica) che peggiora leggermente, passando dal 93,9% del 2015 al 95,6% di quest’anno.
Nel comparto vita prosegue il rallentamento della produzione, «ascrivibile alla politica commerciale adottata dal Gruppo, volta a contenere la produzione di polizze tradizionali». I premi sono così scesi del 18,6% a 7 miliardi di euro. Il comparto bancario ha chiuso con un utile di 7 milioni (+10,8%) mentre i crediti deteriorati lordi sono scesi del 4% e il livello di copertura è salito al 45,7% per i crediti deteriorati e al 57,5% per quelli in sofferenza. Restano in rosso ma migliorano i risultati ante imposte del settore immobiliare (-22 milioni dai -95 milioni del 2015) e delle attività diversificate come alberghi e cliniche sanitarie (-128 milioni da -203 milioni).
UnipolSai, la controllata assicurativa del gruppo Unipol, ha chiuso l’esercizio 2016 con un utile di 527 milioni di euro, in calo del 28,5% rispetto ai 738 milioni nel 2015, esercizio che aveva beneficiato di plusvalenze straordinarie derivanti dalla gestione finanziaria. La raccolta assicurativa, si legge in una nota, è scesa del 10,6% a 12,5 miliardi. La proposta di dividendo è di 0,125 euro ad azione, in calo rispetto agli 0,15 euro del 2015. L’utile prima delle tasse della gestione assicurativa è sceso del 37,6% a 722 milioni. A tale risultato contribuiscono il settore danni per 365 milioni (813 milioni nel 2015) e il vita per 357 milioni (344 milioni nel 2015). Per quanto riguarda la solidità patrimoniale del gruppo, il margine di solvibilità consolidato “Solvency II” basato sul capitale economico è pari al 209%, più del doppio del minimo regolamentare. La raccolta diretta dell’esercizio 2016 si attesta a 7.218 milioni di euro (-1,6%) mentre quella nel settore vita scende del 20,6% a 5.279 milioni.
L’amministratore delegato di Unipol Carlo Cimbri ha spiegato che il gruppo mantiene «aperta» ogni strada, incluso l’utilizzo dell’opzione put (vendita) della partecipazione, in relazione agli accordi di bancassurance con il Banco Popolare, scaduti a fine dicembre e prorogati fino al 30 giugno. «Alla fine anno scorso è andato in scadenza il periodo di esercizio dell’opzione put sulla partecipazione, abbiamo deciso di prorogarla fino al 30 giugno perché il Banco è stato interessato da una discontinuità e solo dal primo gennaio è operativo il nuovo assetto della banca – ha detto Cimbri -. Con Castagna (Ceo di Banco Bpm, ndr) ci siamo accordati per darci il tempo necessario per gli approfondimenti utili per vedere se troviamo condizioni di reciproco interesse per proseguire nella partnership o fare scelte diverse. Ci stiamo lavorando e lavoreremo nei prossimi mesi, qualsiasi opzione per la nostra joint-venture è aperta».
Il gruppo Unipol cederà nel corso del 2017 un pacchetto di immobili residenziali del valore di oltre 100 milioni di euro senza impatti sul conto economico dell’esercizio, in quanto gli asset sono già stati svalutati nel 2016. «Stiamo definendo gli ultimi dettagli» della cessione, che si verificherà nel 2017 e che fa parte della «strategia di razionalizzazione, anche qualitativa, del nostro patrimonio», ha proseguito Cimbri. La cessione di «centinaia di unità abitative» fa «pulizia di patrimonio frazionato rilevato nell’abito fusione con Fonsai, riduciamo un po’ di esposizione sulla componente immobiliare a valori già adeguati e senza effetti sui conti 2017».
Cimbri ha detto che il progetto di creazione della “bad bank”, che ripulirebbe Unipol Banca dai “bad loans” preparandola a un eventuale “matrimonio”, potrebbe essere completato «quest’anno. Il progetto che stiamo studiando non è esclusivamente afferente ai crediti oggetto di garanzia da parte della holding ma un progetto più ampio, volto a separare e rendere più efficiente il recupero di questi crediti con una società specializzata». Cimbri ha escluso «al momento« ulteriori accantonamenti sul portafoglio crediti deteriorati in quanto «riteniamo i livelli di “provision” (accantonamenti, ndr) sufficienti per una gestione ordinata di recupero dei crediti» senza «operazione massive che disperdono valore ma lavorando sul campo, recuperando e valorizzando i beni». Cimbri ha poi ricordato che «abbiamo un’amplissima parte del portafoglio crediti deteriorati coperto da garanzie immobiliari per valori enormemente superiori ai crediti al netto degli accantonamenti» e che il gruppo dispone di «una “expertise” immobiliare che i gruppi bancari tradizionali non hanno e la utilizziamo per recuperare beni e valorizzarli successivamente. Con questa strategia – ha sottolineato – in pochi mesi abbiamo recuperato diverse centinaia di milioni e stiamo mettendo a punto una società che possa comprare immobili controllata dalla banca».
Nel corso del 2016, ha spiegato Cimbri, «abbiamo ottenuto un calo di 160 milioni dello stock di crediti deteriorati», con l’ingresso di «oltre 270 milioni tra cessioni e recuperi» e il passaggio a crediti deteriorati di 100 milioni di euro di crediti “in bonis”, in deciso calo rispetto ai 240 milioni dello scorso esercizio. «I flussi di crediti deteriorati si sono stabilizzati, non ci aspettiamo di aumentare lo stock ma di ridurlo con tutte le forme possibili», ha detto Cimbri, ricordando che già ora all’interno della banca opera un divisione “special credit” dedicata al recupero dei crediti incagliati.
Quanto ad Atlante, anche il gruppo Unipol svaluta l’investimento nel fondo Atlante: il gruppo bolognese ha tagliato del 24% l’investimento nel fondo che ha salvato le banche venete, riducendone il valore di 19,5 milioni di euro.