Scuola: in Emilia Romagna il 53% studenti sceglie tecnici e professionali

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La formazione liceale è invece scelta dal 47% degli iscritti alle superiori

scuola professionale alunniIn Emilia-Romagna si conferma la predilezione per gli istituti tecnico-professionali, scelti per l’anno scolastico 2017-2018 dal 53% degli studenti, a fronte del 47% dei licei. Un dato sostanzialmente in linea con lo scorso anno (-0,7%) e superiore all’andamento nazionale, dove l’interesse per questo indirizzo si ferma al 45,4%. La scelta emerge dai dati sulle domande d’iscrizione al primo anno delle scuole statali e paritarie, disponibili sul sito dell’Ufficio scolastico regionale.

Le domande inoltrate sono state complessivamente 111.560, rispetto alle 112.095 (-0,5%) dell’anno scolastico precedente. Bologna si conferma la provincia con il maggior numero d’iscrizioni (24.007, +1,2%), seguono Modena e Reggio Emilia. La scuola primaria ha registrato un +4,1%, mentre sono in crescita le secondarie di primo e secondo grado, rispettivamente del 1,9% e del 0,7%. Tra i licei, il classico è stato scelto dal 6,6% degli studenti, gli scientifici dal 25,1%, il linguistico dal 9,2 per cento.

«Le scuole tecnico professionali in regione – ha commentato il direttore dell’ufficio scolastico, Stefano Versari – sono particolarmente appetibili ai fini dell’accesso al mondo del lavoro, in considerazione delle ampie opportunità occupazionali offerte dalla filiera manifatturiera del territorio. Queste scuole, inoltre, hanno saputo qualificare la propria offerta formativa grazie ai numerosi progetti sviluppati in collaborazione con imprese innovative». Rilevante, ha proseguito, è «la percentuale di iscritti al percorso tecnico economico, in crescita rispetto all’anno scolastico precedente. Si conferma pure l’elevato numero di iscrizioni al percorso professionale ad indirizzo enogastronomico». Versari ha sottolineato, infine, che quest’anno il numero di famiglie che si sono iscritte online in Emilia-Romagna è pari all’80%, a fronte di una media nazionale del 69%. «E’ un dato positivo – ha detto – perché dalla crescita digitale del territorio deriva la possibilità di crescita della conoscenza».