Nuovo evento negli anni dispari con spinta a export con l’evento in programma il 12 e 13 aprile prossimo con affari, convegni e show cooking
Una fiera che mette insieme le aziende agroalimentari italiane che esportano e i grandi acquirenti internazionali: ha l’obiettivo di spingere il “Made in Italy” “Cibus Connect”, la nuova manifestazione che le Fiere di Parma e Federalimentare hanno deciso di organizzare negli anni dispari, quelli cioè in cui non si svolge la rassegna madre “Cibus”, il salone internazionale dell’alimentazione, che l’anno scorso ha avuto tremila espositori e 72.000 visitatori professionali certificati.
La prima edizione si svolgerà il 12 e 13 aprile, con una anteprima di pregio: l’11 e il 12 si terrà alle Fiere di Parma “Origo”, il forum mondiale delle Dop e Igp, organizzato da ministero delle Politiche agricole e Regione Emilia Romagna con il patrocinio della commissione Europea. “Cibus Connect” è una fiera breve con un nuovo format: due giorni, 500 espositori (a cui vengono dati stand “chiavi in mano”) che sono non solo grandi aziende ma anche produttori selezionati da Slow Food, in due padiglioni e quasi mille acquirenti. Oltre alla possibilità di incontri “uno a uno”, show cooking continui ci sono anche appuntamenti di approfondimento sui temi di attualità del settore, inclusa una due giorni organizzata con The European House Ambrosetti sul “Posizionamento del Made in Italy agroalimentare rispetto all’evoluzione internazionale dei consumi” cui sono stati invitati anche i ministri dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e della Salute, Beatrice Lorenzin.
«Cibus – ha spiegato Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare che ha da poco chiuso un accordo decennale con le Fiere di Parma – vuole comunicare il valore aggiunto dell’agroalimentare italiano» che nella bilancia commerciale ha un attivo di 8 miliardi di euro, che negli ultimi sei anni ha incrementato l’export di oltre il 26% ma che ha ancora margini di miglioramento. D’altronde, ha sottolineato Valerio De Molli di Ambrosetti, a fare l’export è il 5% delle imprese italiane agroalimentari e già da questo dato «si capisce il potenziale di crescita», così come è chiaro dal fatto che le esportazioni si concentrano in pochi paesi (in primis gli Stati Uniti) mentre sono ancora marginali in molti altri come la Cina.
Il fatto che alla presentazione milanese del raddoppio di Cibus, fossero insieme, oltre a Fiere di Parma e Ambrosetti, anche Federalimentare e Slow Food «dimostra la capacità federante di Cibus» ha spiegato l’ad della società fieristica parmigiana, Antonio Cellie, che in futuro prevede Cibus diventerà anche una piattaforma digitale permanente. Dal canto suo, ha rivendicato i numeri positivi delle Fiere di Parma, che «dopo Milano sono il quartiere fieristico più grande d’Italia» e che ha un margine operativo lordo (Ebitda) del 24% «il più alto della categoria».