Pil Emilia Romagna in crescita dell’1,4% secondo la stima di Unioncamere

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Crescita superiore alla media italiana, con buoni auspici anche per il 2017. Bonaccini: «siamo una locomotiva del Paese»

grafico indice 3D in crescitaNel 2016 il Pil dell’Emilia Romagna dovrebbe far segnare un incremento dell’1,4% e, nel 2017 appena iniziato, dell’1,1%. E’ quanto stimato dall’ultima edizione degli “Scenari per le economie locali” di Prometeia analizzati da Unioncamere Emilia Romagna secondo cui la disoccupazione dovrebbe attestarsi sotto il 7%.

In base ai numeri messi in fila da Unioncamere regionale, rispetto al passato, quando la tenuta del sistema «era da attribuire quasi esclusivamente al commercio con l’estero, nel 2016 si segnala una ripresa dei consumi (+1,7%) e una crescita più marcata degli investimenti (+2,7%) mentre la frenata del commercio mondiale ha ridotto la dinamica delle esportazioni che, tuttavia, risultano ancora in aumento (+1,9%)». La stima positiva del 2016, viene sottolineato, è in larga parte legata al comparto industriale (in particolare il manifatturiero) che ha registrato una crescita del 2,1% mentre le costruzioni mostrano un incremento dello 0,8% e il terziario dell’1%. 

Anche nel 2017 dovrebbe essere l’industria a trainare la crescita, con un aumento previsto dell’1,8% mentre le costruzioni dovrebbero salire dello 0,8% così come i servizi. Sul versante del lavoro, viene osservato da Unioncamere Emilia-Romagna, nel 2016 il tasso di disoccupazione è stimato al 6,9% e nel 2017 al 6,5%. Nel 2016, infine, il numero degli occupati in Emilia-Romagna è aumentato di oltre 47.000 unità (il 2,5% in più rispetto al 2015), cui si dovrebbero aggiungere altri 14.000 nuovi posti di lavoro nel corso del 2017 (+0,7%).

«I dati sul Pil dell’Emilia Romagna confermano che siamo la locomotiva del paese – sostiene Stefano Bonaccini, presidente della Regione -. In questa regione ci sono 47.000 posti di lavoro in più, siamo la regione leader e dobbiamo esserne orgogliosi. Ovviamente non ci dobbiamo accontentare, il nostro obiettivo è lasciare, al termine del mandato, il tasso di disoccupazione a un livello più consono a quello della storia di questa regione. Per far questo bisogna che l’apertura verso il mondo si consolidi, che le nostre aziende esportino e che continuino ad avere una qualità inimitabile quando lavorano».