Allarme tra i commercianti e le associazioni dei consumatori
Secondo la periodica rilevazione Istat, a gennaio 2017 il clima di fiducia dei consumatori scende da 110,9 a 108,8 mantenendosi su un livello superiore a quello di novembre 2016; l’indice composito del clima di fiducia delle imprese aumenta da 100,2 a 102,5, attestandosi sul livello di ottobre 2016.
Per quanto riguarda il clima dei consumatori, le dinamiche delle diverse componenti risultano decisamente eterogenee: il clima economico e il clima futuro mostrano segnali negativi passando, rispettivamente, da 133,3 a 124,8 e da 116,0 a 111,6; invece il clima personale e quello corrente salgono per il quarto mese consecutivo passando, rispettivamente, da 102,7 a 103,8 e da 106,2 a 107,6. Dopo il miglioramento registrato lo scorso mese, i giudizi e le aspettative dei consumatori riguardo la situazione economica del Paese tornano a peggiorare (per i giudizi il saldo passa da -41 a -52 e per le aspettative da -17 a -28).
Analizzando le opinioni sull’andamento dei prezzi al consumo, espresse su un arco temporale di 12 mesi (giudizi sui 12 mesi passati e aspettative per i prossimi 12 mesi), si evidenzia un aumento, rispetto al mese scorso, della quota di coloro che ritengono i prezzi in aumento (il saldo passa, rispettivamente, da -36 a -28 e da -34 a -10). Infine, aumentano le aspettative sulla disoccupazione (da 20 a 33 il relativo saldo).
Con riferimento alle imprese, nel mese di gennaio si registra un miglioramento della fiducia nel settore manifatturiero (l’indice passa da 103,7 a 104,8), nelle costruzioni (da 120,4 a 123,9) e nei servizi (da 102,5 a 105,4); in controtendenza il commercio al dettaglio dove l’indice scende da 107,5 a 103,3. Per quanto riguarda le componenti dei climi di fiducia, nel comparto manifatturiero migliorano sia i giudizi sugli ordini (il saldo passa da -12 a -10) sia le attese sulla produzione (da 12 a 13); il saldo dei giudizi sulle scorte diminuisce. Nel settore delle costruzioni, i giudizi sugli ordini peggiorano (da -28 a -31 il relativo saldo) mentre le aspettative sull’occupazione sono improntate ad un deciso miglioramento (da -13 a -6 il saldo). Nei servizi, i giudizi e le attese sul livello degli ordini sono in deciso miglioramento (il saldo passa, rispettivamente, da 0 a 10 e da 0 a 2) mentre le attese sull’andamento dell’economia mostrano segnali di deterioramento (da 6 a 3 il saldo). Nel commercio al dettaglio peggiorano sia i giudizi sulle vendite correnti sia le attese sulle vendite future (il saldo passa, rispettivamente, da 13 a 8 e da 25 a 24); il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino aumenta da 8 a 15.
Secondo Paolo Mameli, economista anziano della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, la ripresa della fiducia delle imprese in questa fase è «più significativa del calo del morale delle famiglie, anche perché quest’ultimo non sorprende (segnalavamo i mesi scorsi come il rimbalzo di fine 2016 potesse essere temporaneo)». Secondo Mameli i dati «sono coerenti con la nostra idea che la ripresa dell’attività economica possa proseguire a inizio 2017 (in area 0,2% t/t), e che essa in prospettiva, rispetto a quanto visto l’anno scorso, possa poggiare maggiormente su investimenti delle imprese ed export e in minor misura sui consumi domestici». Per Mameli «particolarmente confortante appare il trend di ripresa evidenziato negli ultimi mesi dalla fiducia nel settore manifatturiero, legato anche al recupero in corso del commercio mondiale (visibile dalla ripresa dei flussi commerciali già in corso negli ultimi mesi del 2016 e attesa continuare a nostro avviso nel 2017)».
Di altro parere il fronte dei commercianti. Per l’Ufficio studi di Confcommercio «al deterioramento del sentiment delle famiglie fa riscontro la riduzione della fiducia delle imprese del commercio al dettaglio, segno che, al netto dei durevoli, il mondo dei consumi è ancora in difficoltà. La fiducia degli imprenditori degli altri settori è in moderata crescita. Dentro un quadro economico molto fragile, emergono, tuttavia, interessanti indizi di vitalità. I dati odierni indicano, infatti, un’ulteriore crescita del grado di utilizzo degli impianti nel quarto trimestre del 2016, riportandolo ai livelli pre-crisi. Inoltre, i giudizi più favorevoli riguardo al tenore della domanda e alla pressione dei vincoli finanziari fanno ritenere possibile un’accelerazione degli investimenti già nei prossimi mesi. In questo contesto di ripresa, seppure ancora moderata e incerta, è importante scongiurare il rischio di manovre aggiuntive che potrebbero deteriorare ulteriormente la fiducia delle famiglie e comprimere la nascente propensione a investire da parte delle imprese».
Per l’Ufficio economico di Confesercenti «la fiducia degli italiani non si consolida e continua a viaggiare sull’ottovolante. L’andamento dell’indice di fiducia di gennaio, infatti, capovolge completamente le rilevazioni di dicembre, e ci segnala per il mese in corso un peggioramento per i consumatori ed un miglioramento per le imprese, con l’eccezione negativa delle imprese della distribuzione commerciale. Un segnale preoccupante, che dimostra il persistere delle difficoltà del commercio. Per i servizi di mercato, legati o alle imprese o al turismo, la situazione appare invece più serena». Per Confesercenti «servirebbero interventi mirati a sostengo del mercato interno ed il commercio, anche considerando che i consumi sono i principali responsabili della crescita del nostro Pil; ma per arrivare ad un consolidamento definitivo del clima di fiducia occorre fare di più» risolvendo «i problemi di fondo del Paese, dall’eccesso del carico fiscale – la cui lieve riduzione non sembra essere stata avvertita dalla gran parte degli italiani – ad un quadro di profonda incertezza politica ed economica che ancora impedisce un pieno recupero della fiducia di imprese e consumatori»
Sul fronte dei consumatori, allarma il continuo calo della fiducia delle famiglie: per il Codacons l’incertezza politica che si registra nel nostro paese ha effetti diretti sulle aspettative dei consumatori per il futuro – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Ma ad incidere sulla diminuzione dell’indice della fiducia ha contribuito in modo evidente la raffica di rincari di inizio anno e l’incremento generalizzato dei prezzi. Il costo della vita ha subito infatti un balzo a gennaio, spinto dai carburanti, dall’aumento dei pedaggi, delle bollette luce e gas e dei listini dell’ortofrutta, sensibilmente rincarati a causa del maltempo».
Per Federconsumatori e Adusbef si tratta di «un andamento che conferma la fase di preoccupazione e di crisi che l’Italia non riesce a lasciarsi alle spalle. Da troppo tempo non si parla più dei problemi reali, delle vere urgenze del Paese. E’ ora di occuparsene, con responsabilità e con rapidità», dichiarano i presidenti Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.