A Cesena 11 associazioni sottoscrivono un protocollo di intesa all’inerno di un progetto pilota nazionale per l’adozione di “buone” pratiche agronomiche all’insegna della sostenibilità
Buone pratiche agronomiche in campo per fermare la moria delle api e, al tempo stesso, difendere il reddito degli agricoltori. Parte dall’Emilia-Romagna un progetto-pilota a livello nazionale per favorire una migliore “convivenza” dei laboriosi insetti con l’agricoltura, nel caso specifico con l’attività di moltiplicazione delle sementi.
Si tratta di uno dei comparti che traggono il maggior beneficio dal prezioso “servizio” di impollinazione svolto gratuitamente dagli insetti pronubi, tra cui le api, spesso però al centro delle polemiche per le stragi di interi alveari causate dall’uso scorretto o inappropriato di prodotti chimici nocivi anche per l’uomo. Episodi isolati ma che non fanno altro che accrescere il rischio per la sopravvivenza di una specie minacciata da vari fattori.
Questo è l’obiettivo del “Protocollo di intesa per la valorizzazione delle colture sementiere e la tutela dei pronubi”, firmato a Martorano di Cesena da dieci associazioni in rappresentanza dell’industria sementiera, degli agricoltori-moltiplicatori di seme, del mondo dell’apicoltura e dei contoterzisti dell’Emilia-Romagna, alla presenza dell’assessore regionale all’agricoltura, Simona Caselli. Un documento in cinque punti che sancisce la nascita di un’alleanza tra tutti gli attori della filiera e fissa una serie precisa d’impegni, aprendo una nuova prospettiva di sviluppo alla produzione di sementi all’insegna della sostenibilità e della tutela della biodiversità.
Il comparto della moltiplicazione sementiera, in cui l’Emilia-Romagna vanta numeri da primato in ambito italiano ed europeo, sviluppa una produzione lorda vendibiie (Plv) pari a circa 120 milioni di euro all’anno, quasi un terzo dell’intero giro d’affari nazionale, una superficie coltivata di 55.000 ettari, dei quali circa 12.000 riguardanti specie ad elevata redditività come la barbabietola da seme e la maggior parte delle orticole. A tutto ciò va aggiunta la presenza in regione di un centinaio di aziende sementiere, da quelle piccole alle imprese di grandi dimensioni con programmi di ricerca in grande stile.
«Oggi è una giornata bella ed importante per la nostra agricoltura – ha sottolineato l’assessore Caselli -: con questo accordo si propone una collaborazione inedita tra operatori con interessi diversi, ma accomunati da una visione avanzata di sostenibilità ambientale, che abbia a cuore la salvaguardia della biodiversità e promuova la competitività ed il reddito degli operatori. Ci auguriamo che questo accordo possa diventare una buona pratica nazionale».
Il protocollo fissa alcuni precisi paletti e indica gli obiettivi da raggiungere nel breve e nel medio periodo. Si parte anzitutto ribadendo il divieto di effettuare trattamenti sulle colture sementiere durante la fioritura con insetticidi, acaricidi ed altre sostanze tossiche per non mettere a rischio la sopravvivenza delle api. Un divieto espressamente previsto da normative regionali che hanno fatto da apripista ad analoghi provvedimenti in seguito adottati anche a livello nazionale. In secondo luogo viene istituito un tavolo tecnico permanente nel quale siedono tutti i rappresentanti della filiera, sotto la regia del Servizio fitosanitario regionale, con il compito di monitorare la situazione, individuare le problematiche di maggiore interesse e, soprattutto, predisporre un elenco di prodotti fitosanitari idonei e autorizzati per la corretta difesa delle colture sementiere, riducendo così al minimo i rischi per la salute delle api. In parallelo questa cabina di regia avrà il compito di mettere a punto una sorta di prontuario di buone pratiche agronomiche per conciliare il buon esito delle produzioni sementiere con la tutela degli insetti pronubi. Un lavoro da avviare fin d’ora, con l’obiettivo di arrivare a mettere a disposizione degli agricoltori-moltiplicatori i primi risultati concreti già nelle prossime settimane, in vista delle imminenti semine primaverili. Una buona base di partenza c’è già: «i nostri disciplinari di produzione integrata – spiega Stefano Boncompagni, responsabile del Servizio fitosanitario regionale – coprono già tutte le colture. Se ci fossero più prodotti fitosanitari a disposizione per le colture minori e sementiere i disciplinari potrebbero individuare strategie di difesa per tutelare meglio gli insetti impollinatori». Un lavoro da implementare in corso d’opera, con uno scambio continuo di informazioni tra le parti in causa.
All’intesa, che l’anno prossimo potrebbe essere estesa a livello nazionale, hanno aderito Assosementi per le industrie sementiere, il consorzio Coams per gli agricoltori-moltiplicatori, i contoterzisti del Feria (Unima) e sette tra associazioni e consorzi in rappresentanza dell’intero settore apistico regionale.