Centro d’Arte di Padova: presentata la nuova stagione

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2017 01 30 dave douglas new sanctuary
Cartellone ricco ni numerose novità musicali

Di Giovanni Greto

2017 01 30 dave douglas new sanctuaryA poche settimane dalla conclusione della stagione dei 70 anni, il Centro d’Arte di Padova propone per il 2017 una rassegna che ne riprende la formula e l’indirizzo, premiata da un successo di pubblico entusiasmante. Il cartellone, sempre ricco di novità, offrirà occasioni di ascolto che sfidano i generi e le etichette, undici serate di musica che illustreranno i molteplici linguaggi della contemporaneità, dal jazz alla composizione, dall’improvvisazione sperimentale alla ricerca elettroacustica.

Radicato in una storia che si intreccia fin dalle sue origini a quella dell’Università, ma anche della vita musicale di una Padova sempre aperta sulle più vivaci esperienze internazionali, il Centro d’Arte propone sempre più spesso progetti originali, in dialogo con gli artisti e intrecciando collaborazioni dentro e fuori la città, con festival e rassegne affini e strutture di produzione attrezzate come il Conservatorio. E grazie anche a una politica volta a favorire la massima accessibilità, specie agli universitari, continua a crescere insieme a un pubblico sempre più curioso e consapevole.

Il primo appuntamento avrà luogo lunedì 30 gennaio nella storica e bellissima sede della Sala dei Giganti, dove il Centro d’Arte ha “abitato” per lunghi anni. Protagonista Dave Douglas, che torna alla sua musica più avventurosa con New Sanctuary, un trio di leader: un ispirato mix di musica acustica ed elettrica, dove la tromba di Douglas incrocia la chitarra abrasiva di Marc Ribot e le percussioni ed elettronica di una ritrovata Susie Ibarra.

Se nelle ultime stagioni il trombettista aveva dato prova di saper dire una parola autorevole in ambito strettamente jazzistico, con questo trio egli torna ad un progetto già realizzato nel lontano 1996 (Sanctuary, Avant), ispirato alla costruzione della cattedrale di Firenze e sviluppato con diverse tecniche esecutive, con ampio spazio per l’improvvisazione istantanea. Lì però la musica era per ottetto. Qui si sintetizza per trio, in quella combinazione di tromba, chitarra e percussioni che Douglas aveva già investigato comunque negli stessi anni. La maestria di Marc Ribot e Susie Ibarra è coinvolta nel processo costruttivo della musica, che dunque emerge come paritaria e non già per leader più accompagnatori. Una musica basata su idee rapide, aforistiche, dalla sintassi semplice, in cui può trovare il giusto rilievo la comunicazione telepatica dei tre esecutori, o brillare l’intuizione pura, svincolata da strutture rigide.