Crisi edilizia, CNA Costruzioni chiede al Governo pacchetto di misure urgenti e straordinarie

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Povo cantiere edile università 10 preparazione armature soletta cemento armato
Secondo uno studio di Unimpresa il 42% delle sofferenze bancarie è legato al mattone. Le banche hanno contribuito a “strozzare” il settore

Povo cantiere edile università 10 preparazione armature soletta cemento armatoPer Cna Costruzioni è allarme rosso per il settore dell’edilizia e delle imprese che vi operano. Per il presidente di sezione Rinaldo Incerpi «la crisi ha portato alla chiusura di oltre 52.000 imprese. Un terzo del fatturato e altrettanto del valore aggiunto, crollato da 23,8 a 15,8 miliardi. E più di mezzo milione di occupati, tre su dieci. La lunghissima crisi che ha devastato l’economia italiana tra il 2008 e il 2016 è stata un’ecatombe per il settore delle costruzioni che ha perso in questi anni imprese, fatturato, valore aggiunto, occupazione. Non si può più rimandare un pacchetto di interventi urgenti e straordinari per arrestare l’emorragia e cercare di avviare la ripresa di un comparto che non ha mai intravisto l’uscita dal tunnel».

Secondo Incerpi «recuperare le imprese e i lavoratori usciti dal mercato non è facile né scontato, ma non si può perdere altro tempo. Il Governo deve cominciare presto e bene a intervenire su questo settore cruciale per la ripresa economica dell’Italia. La semplificazione burocratica, la trasformazione in credito del bonus per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica, l’allentamento della stretta creditizia, l’alleggerimento fiscale sono i primi ingredienti di un’incisiva politica per il rilancio del settore da mettere rapidamente in campo. Ma è indispensabile un piano pluriennale straordinario che permetta la messa in sicurezza e la riqualificazione del patrimonio edilizio italiano a partire dalle aree colpite dal terremoto e una rigenerazione urbana profonda di tutti i centri d’Italia, piccoli, medi e grandi. Insomma, è ora di far uscire dai box Casa Italia, che racchiude tutto questo nella sua missione».

A fare crollare il settore ci si è messo anche il settore bancario che, a seguito della crisi e del boom delle sofferenze legato al mattone, ha chiuso il rubinetto del credito, leva fondamentale per il comparto dell’edilizia. Secondo una valutazione realizzata dal Centro studi di Unimpresa, oltre il 42% delle sofferenze bancarie relative alle imprese è legato al mattone. Sul totale di finanziamenti concessi dagli istituti di credito e non rimborsati dalle aziende, pari a più di 157 miliardi di euro, oltre 67 miliardi si riferiscono infatti al settore delle attività immobiliari e a quello delle costruzioni. Le attività immobiliari pesano per oltre il 15% (24 miliardi) sui crediti deteriorati e le costruzioni per oltre il 27% (43 miliardi). Nella classifica dei comparti imprenditoriali che più faticano a rimborsare i finanziamenti alle banche figurano poi le aziende manifatturiere col 21% (33 miliardi) e il settore auto (vendita e assistenza) col 16% (26 miliardi). Gli arretrati del settore agricolo “coprono” il 4% (6,1 miliardi), mentre i crediti deteriorati del turismo valgono il 5,91 (9 miliardi). 

Secondo lo studio di Unimpresa il totale delle sofferenze delle aziende (imprese e imprese familiari) vale 157,9 miliardi, mentre il totale generale dei prestiti non rimborsati ammonta a 199,06 miliardi in lieve calo di 1,9 miliardi negli ultimi 12 mesi. 

A parere del vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci, «questa è un’emergenza sulla quale richiamiamo l’attenzione da anni e oggi, con una nuova tempesta sui mercati finanziari, sta di nuovo esplodendo. Non si perda tempo, servono sforzi da parte di tutti, anche con denaro pubblico, per risolvere il nodo delle sofferenze che è in prima battuta un problema del settore bancario, ma che in realtà rappresenta un ostacolo per le imprese soprattutto per accedere a nuovo credito». Pucci si chiede poi «che fine ha fatto la bad bank pubblica?»tabella sofferenze 12 gennaio 2017