Nel 2016 all’Italia la primazia mondiale nel settore enologico

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Carlo Baroni Trento DOC Spumante Bicchiere
Con 50 milioni di ettolitri di produzione export in crescita il NordEst si conferma leader assoluto. Vino prima voce dell’export agroalimentare nazionale

 

Carlo Baroni Trento DOC Spumante BicchiereArchiviata la vendemmia e conclusi i brindisi di fine anno è tempo di bilanci per il vino “Made in Italy” che conquista nel 2016 il primato mondiale nella produzione con circa 50 milioni di ettolitri e aumenta del 3% il valore dell’export che raggiunge il massimo storico di sempre a 5,2 miliardi.

Il dato emerge dall’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che il vino è nel 2016 la prima voce dell’export agroalimentare nazionale. Il primato produttivo davanti alla Francia nel 2016 è dovuto alla crescita in Veneto che si conferma la principale regione produttrice ma anche in Emilia, Romagna, Piemonte, mentre un contenimento di diversa entità si è verificato in Trentino Alto Adige, in Sicilia, in Lombardia mentre in Puglia presenta uno scenario molto variegato, con perdite pesanti su alcune varietà ed incrementi altrettanto importanti su altri.

Si stima che la produzione enologica italiana 2016 sia rappresentata per oltre il 40 % – precisa la Coldiretti – dai 332 vini di alta qualità a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), per il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola. 


Per quanto riguarda le esportazioni, le performance dei prodotti nei singoli stati si scoprono aspetti sorprendenti – evidenzia Coldiretti – a partire del successo del vino italiano in casa degli altri principali produttori, con gli acquisti che crescono in Francia (+5%), Stati Uniti (+3%), Australia (+14%) e Spagna (+1%). Va sottolineato che in Francia, patria dello Champagne, lo spumante tricolore fa addirittura segnare un consistente incremento in doppia cifra, pari ad un roboante +57%. Negli Stati Uniti – continua Coldiretti – sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella e al Collio.

Il settore del vino in Italia rappresenta un motore economico che genera quasi 10 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone. La vendemmia 2016 – ricorda Coldiretti – ha coinvolto 650.000 ettari di vigne, dei quali ben 480.000 Docg, Doc e Igt e oltre 200.000 aziende vitivinicole. La ricaduta occupazionale riguarda sia per le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio.

Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.

«Il futuro del “Made in Italy” dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività che è stata la chiave del successo nel settore del vino dove ha trovato la massima esaltazione la valorizzazione delle specificità territoriali che rappresentano la vera ricchezza del Paese – sottolinea il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo – il vino italiano è cresciuto scommettendo sulla sua identità con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare primati nel mondo dove oggi 1 bottiglia esportata su 5 è “Made in Italy”».