Voucher: il boom secondo Confartigianato Imprese Veneto

0
488
Voucher Lavoro
Bonomo: «Boom? Vanno letti bene i dati che dicono che in realtà il 37% dei prestatori sono lavoratori già occupati mentre il 26% è costituito da pensionati. Il 3% del totale dei committenti ne ha acquistato ben il 33% mentre per il resto si tratta di un utilizzo normale»

 

Voucher LavoroSi stanno leggendo molti commenti in questi giorni sui dati diffusi dall’INPS sui voucher 2016. Il fenomeno è indubbiamente complesso e va sviscerato nella sua profondità in quanto spesso la realtà non è “come la si dipinge”.Certamente far assurgere il boom dei voucher come esempio di cattivo lavoro e di assoluta precarizzazione può appagare le coscienze (cosa meritevole solo durante le festività natalizie), ma non ci permette di comprendere fino in fondo quello che si nasconde dietro a questi dati. 

La crescita anche quest’anno è stata rilevante e nasconde una profonda trasformazione del mercato del lavoro figlia della Grande Crisi. Trasformazione indotta dall’emergere di Paesi nei quali la manodopera a basso costo e le nuove regole sul commercio mondiale hanno permesso un’affermazione che cresce di giorno in giorno.

La crisi dell’impresa italiana (in particolare quella manifatturiera) è evidente e non dipende solo dal calo dei consumi interni conseguenti al settennio 2008-2015 ma dallo spostamento dell’asse verso i Paesi dell’estremo oriente che sono diventati competitor a tutti i livelli. Con la crisi è stato messo in discussione non solo l’assetto produttivo conosciuto ma anche la tipologia del lavoro che ha travalicato il confine classico della produzione investendo in maniera ampia il settore dei servizi, già del resto soggetto al fenomeno della stagionalità e del lavoro a giornata. 

La nuova frontiera sono i lavoretti e lavoricchi ossia il lavoro frammentato che è diventato “tipico” anziché “atipico”. Mentre il lavoro full time a tempo indeterminato si è generalmente trasformato in una sorta di ideale. Anche i lavori definiti come stagionali si sono trasformati in presenze a chiamata. Questo è il portato lasciato in eredità dalla Crisi e che non trova l’artigianato ancora coinvolto nel suo complesso.

Da questi cambiamenti dobbiamo partire per meglio comprendere l’enorme crescita dei voucher che coprono un vuoto altrimenti coperto dall’illegalità diffusa. 

Ho letti molti interventi di chi vorrebbe eliminare del tutto, chi comprimerne l’utilizzo, come se intervenendo sugli effetti fossero risolte anche le cause.

Vale la pena scorrere i dati forniti da Veneto Lavoro a maggio 2016 dai quali la complessità emerge in tutta la sua ampiezza: lo sapevate che ben il 37% dei prestatori sono lavoratori già occupati mentre il 26% è costituito da pensionati? E che il 3% del totale dei committenti che ne ha acquistato ben il 33% mentre per il resto si tratta di un utilizzo normale? 

Se l’utilizzo potenzialmente improprio è riconducibile ad una parte molto ridotta dei committenti, le limitazioni invocate da alcune forze politiche porterebbero alla riscoperta del rapporto di lavoro dipendente nel caso di lavoretti e lavoricchi? Con le normative attuali penso proprio di no. 

Vanno introdotte modifiche alle normative che possano far intercettare, senza eccessivi carichi burocratici sulle imprese, quei rapporti basati su spezzoni di orario con i quali oramai bisogna fare i conti. Ad esempio liberalizzando il part time anche per orari inferiori alle 20 ore (molti CCNL contengono ancora antiquate barriere in questo senso) e togliendo limitazioni ai contratti a termine ripetuti nel tempo e basati su pochi giorni. Inoltre in questi casi si impone uno snellimento burocratico per la comunicazione di assunzione, che potrebbe avvenire successivamente e non preventivamente come avviene per la totalità del rapporto dipendente.

Inoltre il ripristino del lavoro a chiamata, tanto vituperato da alcune categorie sindacali, potrebbe ricondurre nell’alveo della normalità una parte dei rapporti a voucher.

Il lavoro non si crea con la bacchetta magica, intervenendo con meccanismi normativi obsoleti ed imponendo alle imprese regole che non sono attuabili. Da chi oggi parla tanto dei voucher vorremmo ascoltare qualche parola anche sullo sviluppo dell’impresa. Senza impresa non c’è lavoro e senza lavoro verrebbe eliminato alla fonte il problema del voucher. E’ questo il futuro che vogliono? Beh, non è quello che desideriamo noi, statene certi. 

Agostino Bonomo

Presidente Confartigianato Imprese Veneto