Conferenza stampa fine anno del sindaco Venezia Brugnaro

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Sindaco venezia Luigi Brugnaro
«Questo è stato un anno intenso ed affascinante. Stiamo affrontando e risolvendo i problemi della città»

 

Sindaco venezia Luigi BrugnaroIncontro di fine anno con la stampa del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che ha colto l’occasione di fare il punto su quanto fatto nel 2016 e i principali nodi che la nuova amministrazione intende sciogliere nel corso dell’anno venturo.

«Penso che quest’anno, per quanto mi riguarda, sia stato affascinante: mi ha insegnato molto e, nella vita, gli insegnamenti non hanno prezzo-  ha dichiarato Brugnaro -. Io ho imparato a conoscere lealtà e slealtà e questo conferma che la politica, nel nostro Paese, è ridotta ai minimi termini, è diventata strumento di partigianeria, mentre spesso bisogna avere umiltà e coraggio, perché il Paese va cambiato con azioni concrete, di cui ciascuno si deve prendere la propria responsabilità». 

Sul fronte dell’amministrazione, Brugnaro ha detto che «comincia a vedersi che siamo qualcosa di diverso dall’idea di comune degli ultimi vent’anni: non più dividere la ricchezza, ma arricchire e consolidare il bene pubblico». Sul fronte del personale ha rilevato poi che «anche se adesso c’è la possibilità di farlo, non possiamo assumere tutti i precari». 

Sul rilancio del Casinò, Brugnaro ha rilevato che «si potesse rilanciarlo immediatamente puntando sul gioco, invece va fatto un intervento più ampio e presenteremo nei prossimi giorni un piano aziendale per il vero rilancio». Per Brugnaro, sui grandi temi come la gestione delle navi da crociera, l’Autorità portuale, Porto Marghera e le Municipalità «non abbiamo avuto nessun intento di tagliare spazi di democrazia. L’anno prossimo dovrà essere molto intenso. E ringrazio tutti i dipendenti che stanno tifando perché la città ce la faccia; ci vuole un po’ più fede, in questa città, un’idea collettiva di futuro, che deve essere di tutti».

Il sindaco della Serenissima si è soffermato sullo scenario dello spostamento del terminal crociere dalla Marittima a Marghera: «ci interessa il piano sulle aree Syndial, su cui il Governo ha investito 120 milioni di euro, quindi terre per container e non ci sembra una buona idea mandarci turisti in bermuda. Nel patto firmato dall’allora sindaco Costa per il Mose, c’era anche la difesa di Porto Marghera, ma la conca di navigazione non è più sufficiente per dare a quelle aree un futuro tra dieci o vent’anni, perché, col Mose chiuso, le grandi navi non passano. Il progetto concreto deve far sì che il porto non sia declassato di qui a vent’anni: in ballo c’è il futuro e non vogliamo più perdere posti di lavoro». 

Brugnao si è poi tolto un sassolino sul processo di nomina del vertice della nuova autorità portuale dell’Adriatico settentrionale competente su Venezia e Chioggia: «la decisione del nuovo presidente dell’Autorità portuale spetta a Regione e Ministero. Comunicare il nome e condividerlo sono cose diverse. Su Facebook ho visto che Pino Musolino ha annunciato lui, prima di ogni comunicazione ufficiale, che sarà scelto, e prendeva in giro il sindaco. Mi sembra un profilo lontano da quello di una persona che dovrà gestire il porto. Pare che abbia sostenuto il colloquio su Skype: evidentemente ci meritiamo anche questo, che non è certo il buongiorno migliore. Dicono che sia collegato a Puppato e Serracchiani: e poi parlano di conflitto di interessi per il sottoscritto…». «Con Trieste – ha aggiunto Brugnaro – c’è sempre massima collaborazione e con il sindaco Dipiazza c’è un ottimo rapporto. Io non ho mai agito contro nessuno. E non è interesse della città, fatta di giovani e lavoratori, dire qualcosa sulla nomina del Ministero. Ma, se queste sono le decisioni, bisogna ricordare che non si tratta di una scelta dell’oggi per il domani. Le multinazionali sapevano che il costo per lo scavo dei canali sarebbe stato a loro carico: con questa scusa si fanno risparmiare loro parecchi soldini. I Cinquestelle? Non sono cattivi, solo non capiscono e devono imparare come si governa una città. Sono onesti, ma non basta».