Regione Veneto, tavolo etico per chiedere la revisione delle norme sulle aperture domenicali

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marcato lanzarin Aperture domenicali e festive della grand edistribuzione
Marcato: «le liberalizzazioni degli orari non hanno portato vantaggi né al fatturato né all’occupazione»

 

marcato lanzarin Aperture domenicali e festive della grand edistribuzioneIn Veneto a gennaio sarà convocato un “tavolo etico” regionale, aperto alle associazioni di categoria e con il coinvolgimento dei parlamentari veneti, per condividere una strategia finalizzata a chiedere e ottenere la modifica delle norme statali sulla liberalizzazione degli orari di vendita e dei giorni di apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali, competenza di cui le regioni sono state espropriate.

Lo ha annunciato l’assessore regionale allo sviluppo economico e al commercio Roberto Marcato nel corso di una conferenza stampa a Venezia, insieme all’assessore alle politiche sociali, Manuela Lanzarin, accogliendo una richiesta in tal senso del movimento “Domenica No Grazie” rappresentato da Tiziana D’Andrea, e don Enrico Torta. 

Con l’entrata in vigore della normativa statale in materia di liberalizzazione delle attività economiche ed in particolare del decreto legge n. 201/2011, il cosiddetto “Decreto Salva Italia”, è stata imposta la liberalizzazione anche per quanto riguarda gli orari di vendita e i giorni di apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali. L’annuncio di apertura anche in occasione delle prossime festività da parte di qualche centro commerciale ha già suscitato polemiche e prese di posizione. 

«Il coinvolgimento dei parlamentari – ha spiegato Marcato – si giustifica con il fatto che il tema è di carattere nazionale e necessita di un intervento del Parlamento, in quanto il decreto ha tolto alle Regioni la potestà di normare questa materia. Ma ci sono almeno due altri elementi da considerare: uno è economico e si basa sul dato di fatto che con le aperture domenicali il fatturato della grande distribuzione non è aumentato di un euro in quanto le vendite si sono rimodulate su sette giorni invece che su sei, senza però crescere. Il secondo elemento è di natura etica e riguarda il diritto di chi è impiegato nelle attività commerciali di rimanere a casa con la propria famiglia. L’obiettivo ottimale – ha aggiunto l’assessore – sarebbe che le competenze tornassero alle regioni, in modo da poter modulare sul territorio le aperture. Ho già avuto incontri con la grande distribuzione constatando che c’è un varco, in quanto una parte è contraria alle aperture indiscriminate. Si tratta di creare ora le condizioni culturali perché si arrivi ad una determinazione politica a livello nazionale con il coinvolgimento dei parlamentari».

Lanzarin ha evidenziato la connotazione sociale della materia: «oggi ci chiediamo come rilanciare le politiche a favore delle famiglie ma devono essere trovati anche gli spazi perché la famiglia possa stare insieme, soprattutto in occasione delle festività. Questo risponde anche alla nostra preoccupazione per una migliore qualità della vita».

Tiziana D’Andrea ha spiegato che “Domenica No Grazie” «è un movimento che non ha colore politico né sindacale, ma è nato raccogliendo le istanze dei dipendenti, degli imprenditori e di parte della stessa grande distribuzione. I dati dimostrano – ha aggiunto – che le aperture festive e domenicali non servono e oltretutto non hanno prodotto assunzioni; anzi, per ogni posto creato nella grande distribuzione se ne bruciano sette nelle piccole medie imprese. Non siamo talebani delle domeniche – ha concluso – ma riteniamo ragionevole proporre un massimo di 12 aperture domenicali, escludendo qualsiasi altra festività». 

Da parte sua don Enrico Torta ha messo l’accento sulla deriva verso cui si sta andando, «in cui a prevalere sono i consumi e gli interessi economici, e ha posto l’esigenza di una rivoluzione morale e di un impegno politico che metta al centro la dignità dell’uomo».