Il “buco” finanziario della Sifa rischia di essere scaricato nelle tasche dei Veneti

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Berti e Baldin (M5S) lanciano l’allarme: «in arrivo una mazzata per le casse pubbliche. Con i project financing a pagare sono sempre i Veneti»

 

Sifa deficit1Altro tassello della contorta vicenda che ruota attorno alla società consortile Sifa (Sistema Integrato Fusina Ambiente) incaricata della depurazione degli scarichi civili e delle acque di pioggia di Mestre, Marghera e Mira, oltre agli scarichi industriali di Porto Marghera.

Attivo da qualche anno, l’impianto è stato costruito ricorrendo alle procedure della finanza di progetto, incaricando una società consortile posseduta a maggioranza da privati (la quota principale è della Mantovani Spa con il 47% e della Veritas Spa con il 30%) e quote minori di società pubbliche regionali di costruirlo e di gestirlo per un determinato periodo di anni in cambio di un canone per il servizio reso. Peccato che ora i nodi vengano al pettine ed emergano costi non preventivati che rischiano di essere scaricati sulle tasche dei contribuenti.

Sulla vicenda interviene il Movimento 5 Stelle per tramite dei consiglieri regionali Jacopo Berti ed Erika Baldin: «arriva un’altra mazzata per le casse pubbliche e ancora una volta sono i project del governo veneto a far finire nelle tasche dei privati i soldi dei veneti – scrivono in una nota i due esponenti -. In caso di fallimento delle trattative in corso sulla Sifa, la compartecipata che si occupa del depuratore di Fusina, il concessionario potrebbe infatti pretendere dalla Regione 136 milioni di euro per le opere realizzate, 51 milioni di euro per la cessazione del lucro, altri 18 per il contributo del conto gestione della “linea acque” per il triennio sino al 2015 e penali varie che porterebbero il conto a una cifra astronomica».

«Ci risiamo – incalza il capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale Berti – è la stessa storia della Pedemontana e dell’Ospedale di Mestre. I project vanno in malora e il pubblico deve coprire i buchi dei privati. Lo strumento del project, che noi combattiamo da sempre e che vogliamo eliminare dalla consuetudine politica di questa regione, continua a tornare a galla portando denaro nelle tasche dei soliti noti». Riferendosi al caso specifico di Fusina, il capogruppo pentastellato spiega che «In Sifa, il 47% è del gruppo Mantovani, il 30% di Veritas e l’8,6% di Veneto Acque Spa, ovvero la Regione. E non è tutto: la parte più spaventosa dell’intera vicenda è racchiusa nell’articolo 19 della concessione. L’accordo di compartecipazione fra pubblico e privato per la gestione dell’impianto di Fusina sembra essere stato scritto apposta per favorire il privato: l’articolo 19 della concessione – continua Berti – prevede che la Regione garantisca il differenziale fra gli incassi e le previsioni dei volumi di attività necessari a garantire il rispetto del piano economico finanziario. Ovvero se le cose vanno bene ci guadagna il privato, se vanno male, come è capitato anche alla Sifa, ci rimette il pubblico. La Regione dovrebbe pagare solo la propria parte, invece siamo sempre qui che tiriamo fuori una vagonata di soldi a causa degli errori del passato». 

«I nomi sono sempre quelli, torniamo ancora una volta a parlare di Mantovani dopo il Mose – riflette Berti – torniamo a parlare di decine, forse centinaia di milioni di soldi dei veneti che andranno buttati via per coprire gli errori della Regione. Questo non è più accettabile. E non possiamo più tollerare che tutto questo fiume di fango, a partire dalla Pedemontana e dalle banche popolari, ancora una volta sia passato sotto il naso di Zaia senza che lui se ne sia accorto». 

Erika Baldin, consigliera regionale della provincia di Venezia, dichiara che «sono anni che seguiamo Porto Marghera e gli scandali sembrano non finire mai. Questa è la prova che c’è una volontà politica di continuare in questo senso, sperperando soldi pubblici per opere fatte male. Dare una cambiale in bianco a una società senza agganciarla a interventi concreti come i marginamenti non sta in piedi».