A Udine ancora un esempio di difficile integrazione e di respingimento della realtà di accoglimento. La Procura apre un’inchiesta per maltrattamenti. La ragazza portata dalla polizia in una struttura protetta
Picchiata dalla mamma perché non porta il velo islamico: una ragazzina di dieci anni di origini nordafricane, studentessa in un istituto superiore di Udine, è stata allontanata d’urgenza da casa dalla Polizia di Stato dopo le percosse. La Polizia, insieme ai servizi sociali del comune, l’ha collocata in una struttura protetta. La minore è stata prima accompagnata in Pronto soccorso, dove le sono state riscontrate una ferita al labbro e delle contusioni guaribili in tre giorni.
La giovane studentessa nordafricana, da anni residente in Italia, allontanata da casa dalla Polizia e collocata in una struttura protetta, si toglieva il velo a scuola, perché vuole vivere all’occidentale, come i suoi coetanei. La famiglia, invece, le ha imposto di portare il velo islamico, quello che le copre capelli e collo.
La ragazza – secondo la ricostruzione degli investigatori – ogni mattina indossava il velo prima di uscire di casa. Lo levava a scuola e lo rindossava all’uscita dalle lezioni prima che i genitori tornassero a prenderla. Martedì pomeriggio, però, la madre è arrivata prima del previsto e l’ha sorpresa senza velo. L’episodio ha scatenato le ire della madre che, una volta riaccompagnata la figlia a casa, l’ha percossa, avvisando del fatto anche il marito, fuori città per lavoro. La ragazzina si è confidata con gli insegnanti e il dirigente scolastico ha chiamato la Squadra Mobile. La madre, avvisata del provvedimento di allontanamento da casa della figlia, ha ammesso di aver alzato le mani, ma solo per i cattivi comportamenti della figlia escludendo ragioni di ordine religioso, legate al mancato uso del velo. L’episodio è stato segnalato sia alla Procura di Udine che ha aperto un fascicolo a carico della madre per l’episodio delle percosse sia alla Procura dei minori a tutela della posizione della ragazzina, che sarà ascoltata nelle forme tutelate previste dalla legge. L’ipotesi al momento formulata è quella di abuso dei mezzi di correzione. «Il fascicolo è stato affidato al pm di turno Elena Torresin – conferma il Procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolò – che disporrà i primi atti urgenti, tra cui l’audizione in forma protetta della minore. Quello che ci sta a cuore in questo momento è che resti in una struttura protetta». La magistratura intende tuttavia verificare la vicenda a tutto campo, anche con riferimento agli altri membri della famiglia.
Sul fatto interviene anche la vicesegretaria nazionale del PD e presidente della regione, Debora Serracchiani: «in Italia si rispetta la nostra legge e la religione non si impone a bastonate. Su questo dovremo essere ancora più chiari. La comunità regionale conosce bene il pluralismo e la convivenza ma è altrettanto gelosa custode dei diritti della persona, che mai possono essere calpestati in nome di usi religiosi». Per Serracchiani «dev’essere chiaro che non esistono “mondi a parte” nel nostro territorio in cui vige una legge parallela, tradizionale o addirittura tribale, che vede troppo spesso le donne come vittime. La Regione, come ha avviato una campagna di informazione su questi temi rivolta ai profughi e come ha fatto per contrastare il fenomeno delle “spose bambine”, si impegnerà per favorire un’integrazione autentica, valoriale – conclude – delle famiglie straniere di recente insediamento».