Provincia di Trento, in crescita e imprese intenzionate a fare nuove assunzioni

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Indagine della Cciaa evidenzia come ci siano tante professionalità introvabili

 

professionisti profilo 2Secondo l’indagine effettuata dalla Camera di commercio di Trento su dati Excelsior, in Trentino, le imprese che prevedono di effettuare assunzioni sono quest’anno il 28,1%, un valore in deciso aumento rispetto a quello degli ultimi anni, che oscillava tra il 20 e il 22%, e più in linea, seppur ancora leggermente al di sotto, con i livelli precedenti la crisi economica. La quota di imprese che manifestano l’intenzione di effettuare assunzioni appare più elevata rispetto al NordEst e alla media nazionale; tale valore è tuttavia influenzato dalla maggiore incidenza in provincia delle assunzioni a carattere stagionale.

Considerando i diversi settori di attività economica, la percentuale di imprese che prevedono di effettuare assunzioni si attesta al 23,8% nell’industria, mentre sale al 29,8% nei servizi.

Lo studio mette in evidenza differenze di genere all’interno del mercato del lavoro. A livello complessivo le persone di sesso maschile sono ritenute più adatte a ricoprire il ruolo ricercato nel 18,7% dei casi, a fronte del 14,2% delle persone di sesso femminile. Nel dettaglio, il settore industriale e delle costruzioni opta decisamente per i maschi con il 67,8% delle preferenze, contro il 7,6% delle femmine, mentre nei servizi si preferisce assumere donne, ritenute più adatte nel 15,0% dei casi rispetto al 12,2% degli uomini. 

Nel contesto di una crescita demografica sempre più ridotta, i lavoratori stranieri assumono un ruolo sempre più importante per la forza lavoro, sia per quanto riguarda gli impieghi stagionali sia per quelli fissi. Anche se la crisi economica degli ultimi anni ha rallentato questo processo, si stima che il personale straniero assunto nel 2016 in provincia oscilli tra una soglia minima del 10,1% e una soglia massima del 15,3% sul totale delle assunzioni.

Per quanto riguarda le assunzioni per grandi gruppi professionali, secondo una classificazione di merito, al livello più elevato si trovano le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (il 2,9% del totale). Seguono le assunzioni che riguardano le professioni tecniche con il 5,8%. A livello intermedio si collocano le assunzioni di impiegati (7,7%) e quelle relative alle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (46,0%). Infine, al livello meno elevato si pongono gli artigiani e gli operai specializzati (6,0%), i conduttori di impianti e operai semiqualificati addetti a macchinari fissi e mobili (9,2%) e le professioni non qualificate (22,3%).

Le professioni di più difficile reperimento sono quelle intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (il 35,1%), in particolare gli specialisti in scienze umane, sociali, artistiche, gestionali e gli ingegneri, architetti e professioni assimilate. Non mancano però professioni meno qualificate in cui è marcata la difficoltà di reperimento come gli artigiani e gli operai specializzati dell’edilizia e manutenzione di edifici.

Le tipologie di richieste professionali sono strettamente collegate ai titoli di studio. Nel 33,4% dei casi è sufficiente la mera scuola dell’obbligo: si tratta di un dato molto significativo, che spiega anche la difficoltà di molti giovani in possesso di titoli di studio elevati nel trovare un impiego all’altezza delle competenze acquisite nel proprio corso di studi. Per il 27,9% delle nuove assunzioni risulta indispensabile il possesso di una qualifica professionale. Un titolo di scuola secondaria è richiesto, invece, nel 31,8% dei casi, mentre diplomi e lauree universitarie nel rimanente 6,9%.