Catullo e SAVE presentano il Piano Industriale degli aeroporti del Garda

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aeroporto catullo rendering nuova stazione arrivi lato ingresso
Pronto il polo aeroportuale del NordEst. Marchi: «Save pronta ad aumentare la sua quota in Catullo». Riello: «bene l’avvio dei cantieri per ammodernare l’aerostazione»

 

aeroporto catullo rendering nuova stazione arrivi lato ingressoIl presidente di Catullo S.p.A., Paolo Arena, e il presidente di SAVE S.p.A., Enrico Marchi, hanno illustrato il piano industriale degli aeroporti del Garda nell’ambito del Polo aeroportuale del NordEst.

La presentazione è stata l’occasione per ripercorrere la storia recente degli aeroporti di Verona e Brescia, dalla sofferenza strutturale della Catullo e le perdite di bilancio dal 2010 al 2014, alla presidenza di Paolo Arena da giugno 2011 e la prima fase di ristrutturazione da lui avviata, alla scelta di SAVE come partner industriale a fine 2014 e la costituzione del Polo aeroportuale del NordEst comprensivo degli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona e Brescia. 

Con il Polo del NordEst, Catullo e SAVE hanno anticipato gli indirizzi contenuti nel piano nazionale degli aeroporti, tra le cui linee guida vi è proprio la costituzione di sistemi aeroportuali che diano una risposta razionale ed efficiente alla crescente domanda di traffico prevista nei prossimi anni sia a livello nazionale che internazionale. 

La gestione coordinata e le sinergie sviluppate tra i quattro aeroporti del Polo del NordEst sta determinando risultati già molto rilevanti. SAVE, in qualità di partner industriale di Catullo, ha introdotto un know-how che, valorizzando le professionalità già presenti nella società, garantisce uno sviluppo di tutte le aree di attività. 

Il Bilancio del 2015, dopo anni di negatività, è per la prima volta in attivo, con un risultato netto di 100.000 euro, in incremento di 8 milioni rispetto al 2014. Il 2016 rappresenta per il “Catullo” il vero salto di qualità e segna un importante recupero del traffico, frutto di quanto 
avviato nel 2015.
Continua la crescita del traffico, con una previsione di chiusura anno di circa 2,8 milioni di passeggeri, in crescita di circa 8% sul 2015, superiore alla prevista crescita media nazionale del 5%. 


Quanto alle previsioni per il 2017, oltre ad un’ulteriore potenziamento delle operazioni di Ryanair, è previsto l’ulteriore sviluppo delle basi di Volotea e Neos, il potenziamento della programmazione consolidata e l’introduzione di molte interessanti novità, con il potenziamento operativo su Verona delle compagnie già attive.

Lo sviluppo dell’aeroporto Catullo è regolato dal master plan al 2030 che prevede investimenti per complessivi 150 milioni di euro. Il master plan ha ottenuto l’approvazione tecnica da parte di ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) ed è attualmente in fase di VIA (Valutazione d’impatto ambientale).
Fulcro dello sviluppo infrastrutturale previsto dal master plan è il “Progetto Romeo”, che prevede in fasi successive il completo rifacimento del terminal passeggeri, con un investimento complessivo di 43 milioni di euro. 
Forte attenzione è posta allo sviluppo delle attività “non aviation” dell’aeroporto. Le superfici del terminal destinate a queste attività passeranno dai circa 2.900 mq attuali ad oltre 4.000 mq.
Una prima fase di questo sviluppo è stata l’inaugurazione del nuovo duty free all’interno dell’area partenze per una superfice complessiva di mq 430 avvenuta nel maggio di quest’anno. 


Il Piano di investimenti relativo al periodo 2016 – 2019, pari a 65.760.000 euro, è compreso nel contratto di programma firmato tra ENAC e Catullo S.p.A. lo scorso 29 novembre. Nel 2016, gli investimenti in nuove infrastrutture di Catullo sono stati di 6 milioni di euro, riferiti a riqualifica delle sale di imbarco, nuove postazioni controllo passaporti, apertura nuove aree commerciali tra le quali il Duty Free Verona che ha una superfice 
complessiva di mq 430, nuova segnaletica, riconfigurazione del piazzale aeromobili e riqualifica pavimentazione testata 22 e raccordo K e T .aeroporto catullo rendering nuova stazione arrivi lato pista

Anche lo scalo di Brescia Montechiari offre enormi potenzialità, soprattutto per quanto concerne il traffico cargo (general cargo e courier), che per anni non sono state sfruttate. L’impegno di SAVE e Catullo per dare un nuovo e duraturo slancio a Montichiari si è già concretizzato nella predisposizione e presentazione ad ENAC del piano di sviluppo aeroportuale per il quale è iniziato l’iter di approvazione formale. Il piano prevede investimenti di riqualifica e allungamento della pista principale e delle infrastrutture di volo, selettivi miglioramenti alla viabilità funzionali a rendere l’aeroporto più efficiente e la costruzione di magazzini per permettere a handling agent e spedizionieri di operare in modo fluido. Inoltre, è stato finalizzato un accordo di natura commerciale con Alha Group, leader italiano nel settore dell’air cargo handling, con l’obiettivo di stimolare congiuntamente lo sviluppo del traffico, garantire un road feeder service all’aeroporto che permetta ai piccoli spedizionieri di operare con efficienza sull’aeroporto ed accreditare lo scalo con un brand riconosciuto. 

Per Giuseppe Riello, presidente di Aerogest, «l’avvio dei cantieri, l’ampliamento delle destinazioni e delle compagnie aree che fanno base al Catullo è il segnale concreto che si è lavorato e si lavora bene per il rilancio dell’Aeroporto. Quando due anni fa abbiamo siglato l’accordo con Save, l’aeroporto stava per portare i libri in tribunale. Abbiamo scelto bene: un partner industriale che guarda prima ai costi e ai ricavi, che allo sviluppo del traffico. Un’innovazione importante che segue un’altra innovazione altrettanto importante: noi soci pubblici veronesi e trentini (province di Verona e Trento, comune e Camera di commercio di Verona), abbiamo saputo trovare una visione comune sul rilancio del Catullo e abbiamo raggruppato le nostre partecipazioni». Secondo Riello «il motivo della costituzione di Aerogest non è semplicemente per avere la garanzia del controllo, ma anche per semplificare e velocizzare i processi decisionali.  Con la missione di riportare il Catullo agli antichi fasti in termini di passeggeri, ma con i conti in utile. Per questo la scelta è caduta su Save il cui ausilio è fondamentale. Da imprenditore che più da amministratore pubblico ho capito fin da subito che la strada era lunga e gli ostacoli tanti. Sono in stretto contatto con Enrico Marchi e ci confrontiamo sulle esigenze dei soci pubblici dell’Aeroporto». 

Soddisfatto di quanto fatto anche il patron di Save, Enrico Marchi che non esclude l’aumento della quota di capitale posseduta da Save in Catullo: «adesso siamo al 40% del capitale del Catullo. Credo che l’esempio di Treviso sia stato un esempio virtuoso, che sarebbe auspicabile ripetere anche a Verona. A Treviso noi abbiamo iniziato con il 40%. Abbiamo detto “fateci mostrare quello che siamo capaci di fare, in modo che possiamo cominciare a lavorare insieme, e poi, se ritenete che Save abbiamo raggiunto dei buoni risultati, concluderemo l’operazione”. Anche a Verona – ha aggiunto  Marchi – ci siamo fidanzati, diciamo così. Abbiamo preso il 40%. Mi pare che i risultati confermano la bontà di questa operazione. Quindi affinché sia veramente fino in fondo un’operazione di sistema, dobbiamo completarla attraverso l’acquisto di altre quote per arrivare all’80%».

Secondo Marchi, sul tema dell’alleanza per un sistema aeroportuale del NordEst sull’asse Venezia-Treviso-Verona-Brescia, bisogna comunque fare in modo «che tutti gli interessi di tutte le varie parti del sistema siano uguali. Non che qualcuno abbia più interessi a Verona, o maggiori a Treviso oppure qualcun’altro a Venezia. Noi dobbiamo fare un sistema vero e proprio, un sistema fino in fondo. In questo, tra l’altro, stiamo seguendo l’orientamento anche nazionale del governo, di costituire delle reti aeroportuali gestite da un unico gestore, per fare sinergie, per fare economie di scala rendere più forte il sistema aeroportuale italiano nel suo complesso».

Marchi ha commentato anche la cessione dello 0,8% del capitale di Save posseduto dalla Fondazione Venezia che è stato acquistato da Atlantia: «è stato un comportamento che non mi aspettavo, visto che Save aveva manifestato interesse a riacquistare le proprie azioni. Avendo un dialogo aperto – ha spiegato Marchi – ho trovato molto strano che la Fondazione abbia venduto ad un prezzo più basso di almeno 2 euro rispetto a quello che poteva vendere. Ci ha rimesso un milione – ha aggiunto – e se questo è il modo di funzionamento delle Fondazioni, mi pare che non ci siamo». 

Marchi “apre” all’ingresso in Save di Fondazione Cariverona nell’ambito della diversificazione del suo patrimonio azionario: «sarebbe la benvenuta».