Alto Adige, i consiglieri e i componenti di giunta provinciale non gradiscono tagli alla loro indennità

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La legge che doveva riformare i loro emolumenti torna in commissione. Urzì: «la maggioranza SVP-PD ha deciso di non decidere»

 

aula consiglio provincia bolzanoIl consiglio provinciale ha rinviato l’esame del disegno di legge sulla “riforma” delle indennità per gli organi del Consiglio e della Giunta provinciali. In merito alla richiesta di rinvio del ddl alla commissione, il presidente Roberto Bizzo ha comunicato che l’art. 91 comma 3 lo permette, e ci sono già due precedenti nel 2001 e nel 2008.

Il presidente della Provincia, Arno Kompatscher (uno degli amministratori locali più pagati d’Italia e del mondo con oltre 19.000 euro lordi al mese), rispondendo alle critiche dell’opposizione, ha ribadito che «il rinvio in commissione è possibile». Il consenso relativo si leggeva sui giornali e dall’esito dei lavori in commissione. Non si tratta ora di guadagnare tempo, perché «la Giunta da oggi rinuncia alla differenza rispetto alla cifra che si deciderà», ma la legge «deve essere votata con un consenso diffuso, non imposta dalla maggioranza: dobbiamo incontrarci per trovare una soluzione, anche per la dignità del Consiglio provinciale».

La proposta della maggioranza trova la critica puntuale del consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore, Alessandro Urzì: «rinviando il disegno di legge sui tagli delle indennità dei componenti della giunta provinciale in Commissione legislativa, evitando così di rispettare i parametri fissati a livello nazionale e applicati in tutta Italia, così come nel vicino Trentino, si è deciso di non decidere». Secondo Urzì, si tratta di «un colpo basso inaccettabile. Bastava discutere gli emendamenti presentati e votare la legge togliendo tutto quello che non era mai stato discusso con i gruppi consiliari e che perlomeno L’Alto Adige nel cuore non aveva mai chiesto né voluto, ossia i bonus premio per presidenti di commissione e capigruppo. Una pioggia di denari per tutti con i quali si voleva comprare il voto favorevole del Consiglio (e anche delle opposizioni) sulla rimodulazione delle indennità della giunta».