Zaia: «no all’obbligo, ma solo finché la soglia non cala sotto 90%». A Trieste scatta l’obbligo. Dipiazza: «intervenga anche la regione»
NordEst a doppia velocità sull’introduzione dell’obbligo vaccinale per l’accesso alla frequenza delle scuole dell’infanzia. Se l’Emilia Romagna ha fatto da battistrada imponendo nei giorni scorsi l’obbligo generalizzato (prossimamente sarà seguita dal Lazio), in Veneto l’obbligo non scatterà, almeno fin tanto che la soglia di vaccinazione non s’abbassi troppo.
Per il governatore del Veneto, Luca Zaia, «vogliamo lasciare libertà ai genitori e agli amministratori locali. I sindaci del Veneto saranno obbligati a intervenire in tema di vaccinazioni per i bambini, su segnalazione dei presidi, qualora nelle singole scuole d’infanzia si scenda sotto la soglia del 90% di bambini vaccinati, prevedendo che non possano più essere ammessi in classe i bambini non vaccinati o i nuovi iscritti che portino la percentuale sotto tale soglia».
La decisione della regione Veneto è contenuta in una delibera di Giunta, immediatamente esecutiva, appena approvata. «Come amministrazione – ha spiegato Zaia – non mettiamo in discussione l’efficacia dei vaccini, di cui difenderemo fino in fondo la validità, attraverso un programma di valorizzazione e corretta informazione. D’altro canto, visto che i dati delle altre Regioni ci dicono che l’obbligo è una farsa, non garantendo l’effettiva vaccinazione, lasciamo libertà di scelta, intervenendo solo quando si scenda al di sotto della soglia del 90%, che scientificamente è stata fissata a garanzia della popolazione, anche quella non vaccinata».
Situazione a doppia faccia in Friuli Venezia Giulia: il comune di Trieste ha appena approvato l’obbligo vaccinale nelle scuole di sua competenza. «Sono i sindaci e le giunte comunali che devono avere il coraggio di fare le scelte, esercitando le proprie prerogative e senza tentennamenti in attesa di provvedimenti calati dall’alto – afferma il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza -. Con la mia giunta abbiamo questo approccio di lavoro e prendiamo decisioni nell’interesse dei cittadini. Che Trieste sia il primo comune d’Italia a volere le vaccinazione obbligatorie dei bambini per accedere agli asili, mi auguro venga preso come esempio. I sindaci sono stati votati dai cittadini e devono operare nel loro interesse, anche in forza del principio di sussidiarietà che non può restare solo sulla carta».
La decisione presa a Trieste è dovuta al fatto che, secondo Dipiazza «le vaccinazioni sono scese sotto la soglia di sicurezza del 95% e questo è un pericoloso campanello d’allarme perché si rischia di non tenere sotto controllo la diffusione di malattie pericolose. Le vaccinazioni oltre a garantire la protezione individuale dei nostri bambini, riducono il rischio di contrarre le malattie fra gli altri componenti della comunità perché si abbassa la possibilità di trasmissione dell’agente patogeno».
Per l’assessore all’infanzia del comune di Trieste, Angela Brandi (Fi), «il presidente della Regione, Debora Serracchiani da una parte plaude all’iniziativa dell’Emilia Romagna ma dall’altro non ha finora avuto il coraggio di fare in Friuli Venezia Giulia quello che invece ritiene giusto per altre regioni. Sul piano politico – aggiunge Brandi – sono molto soddisfatta dell’unanimità con la quale è stato adottato l’obbligo perché i consiglieri del M5S, che stanotte si sono astenuti, in commissione avevano votato a favore mentre i loro colleghi in Emilia Romagna hanno votato contro. La nostra decisione – sottolinea Brandi – arriva al termine di un lavoro preparatorio svolto con l’Ordine dei Medici, il Collegio dei Pediatri, l’ospedale infantile “Burlo Garofolo” e l’Azienda sanitaria AsuiTs, cioè con la comunità scientifica presente sul territorio cittadino e non con i ciarlatani che girano e invadono il web e i social. La nostra decisione – conclude Brandi – è stata presa ben prima che venisse alla luce il caso della pediatra affetta alle vaccinazione che è risultata affetta da Tbc».
Sul fronte della Regione, l’assessore alla salute del Friuli Venezia Giulia, Maria, Sandra Telesca afferma che «le vaccinazioni, ma in generale la protezione sanitaria dei nostri bambini e di tutta la popolazione, non devono diventare arma di scontro politico. Sforziamoci di fare il meglio, in serenità e ognuno per la sua competenza. La Giunta regionale ha sempre tenuto aperta l’opzione di introdurre l’obbligatorietà a livello regionale, ma in prima istanza vogliamo percorrere la strada dell’informazione, della persuasione e del coinvolgimento. Su questa strada, i medici e gli operatori sanitari svolgono un ruolo fondamentale nello stabilire e mantenere un impegno costante nella comunicazione sui vaccini, tenendo alta la fiducia nelle vaccinazioni. E’ già stato convocato un incontro con l’Ordine dei Medici – ha reso noto Telesca – vedremo anche i pediatri di libera scelta, i medici di medicina generale e le ostetriche, e faremo in modo di coinvolgere e stimolare anche i professionisti in questa campagna. Abbiamo, non da oggi, l’obiettivo di alzare sensibilmente le percentuali dei bambini vaccinati in regione».