Renzi mastica amaro sulla sentenza della Corte Costituzionale nata da un ricorso della regione Veneto

0
358
Luca Zaia mano alzata
Renzi: «Paese bloccato». Zaia: «abbiamo difeso l’autonomia della Regione da coloro che sbagliano a legiferare»

 

Luca Zaia mano alzataAncora polemiche sulla sentenza della Corte Costituzionale che, su ricorso della Regione del veneto, ha bocciato un’ampia parte della riforma della pubblica amministrazione che porta il nome del ministro proponente Marianna Madia.

La Corte Costituzionale boccia il meccanismo attuativo della riforma della P.a, nei punti in cui prevede per i decreti applicativi il semplice parere delle Regioni. Per la Consulta, che si è pronunciata sul ricorso della Regione Veneto, serve invece l’intesa, ovvero uno strumento di raccordo più forte. 

I paletti alzati riguardano la legge “madre”, la delega, e non i provvedimenti “figli”, ma arginare gli effetti è impresa ardua, vista anche la tempistica. Nel mirino ci sono le novità in fatto di dirigenza e di servizi pubblici locali, fresche di via libera in Consiglio dei ministri. E poi ci sono tre decreti che sono già legge: su partecipate, dirigenti medici e licenziamenti lampo per i furbetti del cartellino. 

«Siamo circondati da una burocrazia opprimente – ha sbottato il premier Matteo Renzi dopo la sentenza -. E’ un Paese in cui siamo bloccati. E poi mi dicono che non devo cambiare le regole del Titolo V», ha aggiunto riferendosi alle modifiche previste nella riforma costituzionale. «Noi avevamo fatto un decreto per rendere licenziabile il dirigente che non si comporta bene e la Consulta ha detto che siccome non c’è intesa con le Regioni, avevamo chiesto un parere, la norma è illegittima», ha sottolineato Renzi. 

La pronuncia della Consulta è arrivata a un anno e qualche mese dall’entrata in vigore della legge Madia e ad oltre un anno dalla presentazione del ricorso della Regione Veneto nell’ottobre dello scorso anno. Per i decreti che sono già in circolazione si potrebbe intervenire con dei correttivi, che recepirebbero gli accordi da raggiungere con le Regioni. Per quelli che devono venire, come il Testo Unico sul pubblico impiego, invece i tempi per adeguarsi alla sentenza ci sono (fino a febbraio) ma sono oltremodo stretti.

Intanto il governatore del Veneto Luca Zaia canta vittoria: «siamo stati l’unica Regione d’Italia a portare avanti le nostre convinzioni. Il centralismo sanitario governativo ha ricevuto un duro colpo». Sorridono anche i sindacati dei dirigenti che avevano criticato la riforma. L’Unadis fa sapere che definirà «azioni imminenti a difesa della categoria e del Paese». Le reazioni dal mondo politico non si sono fatte attendere: «Riforma fallita, fallito @matteorenzi», scrive via Twitter il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. «E’ impensabile che ci sia un esecutivo che non è in grado di scrivere norme di legge», commenta il M5s. 

Zaia vuole comunque mettere un punto fermo: «una cosa sia chiara. Non abbiamo mai cercato la rissa, ma soltanto difendere l’autonomia della Regione. Se qualcuno cerca la rissa da noi non avrà grandi soddisfazioni. Temiamo peraltro che il presidente del Consiglio sia stato male informato e che se la prenda con chi proprio non c’entra nulla. Vuole licenziare statali, dipendenti di comuni, province, città metropolitane? La competenza è chiara e lo può fare senza chiedere il parere di Zaia o altri presidenti di Regione». «La nostra causa davanti alla Corte costituzionale – precisa il governatore del Veneto – è stata promossa dalla Regione Veneto per l’invasione delle competenze regionali assegnate alle Regioni, soprattutto riguardanti la sanità, che è appunto materia regionale. Smettiamola quindi, caro Governo, di dire cose assolutamente false e strumentali sugli effetti della sentenza della Consulta – prosegue Zaia – Non è vero che se indipendente non timbra un cartellino per licenziarlo sia necessaria l’intesa con le Regioni. Su quello non c’è nessuna competenza regionale e quindi il Governo può fare tutto quello che vuole: licenziare, adeguare gli stipendi (del tutto impropriamente il ministro Madia ha detto che per fare gli adeguamenti adesso ci vorrà l’intesa) o quant’altro. Soltanto per i dipendenti regionali il Governo dovrà chiedere un’intesa, che però, come ha precisato la Corte, è superabile se si va in stallo. La Corte, cioè, ha detto che il governo, se vuole intervenire su materie regionali, deve sentire seriamente le Regioni e non solo fare finta di farlo, come con il parere, ma poi può andare avanti comunque».