Padova, sciolto il comune per dimissioni in blocco di PD e FI

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massimo bitonci sindaco di padova
Bitonci: «un vero e proprio attentato alla sovranità popolare. Gesto irresponsabile, ma a primavera riconquisterò il Comune». Forza Italia espelle i due consiglieri che hanno consentito il colpo di mano. Soddisfazione delle opposizioni

 

massimo bitonci sindaco di padovaAlla fine, il più grande comune italiano amministrato dalla Lega Nord, quello di Padova, è caduto per un colpo di mano reso possibile dal voltafaccia dei due consiglieri di Forza Italia, immediatamente espulsi dal partito azzurro dal vertice nazionale. Le dimissioni in blocco di tutte le opposizioni con l’aiutino dei degli azzurri ha fatto sì che l’amministrazione comunale retta dal sindaco Massimo Bitonci venga commissariata e indette nuove elezioni che si celebreranno la primavera prossima.

«E’ una bruttissima giornata per la democrazia e per il rispetto della volontà popolare – tuona l’ormai ex sindaco patavino Bitonci – Si è trattato di una congiura di palazzo che ha voluto cambiare il risultato elettorale». Per Bitonci «sia a livello nazionale sia locale è chiaro a tutti che ci sono due Forze Italia – ha osservato il sindaco – così è a Padova, così è da altre parti. Quindi il tema è andare d’accordo con la Forza Italia che vuole stare all’opposizione di Renzi. Invece, i traditori che vogliono supportare questo governo e magari il “Sì” al referendum vanno mandati a casa». Bitonci ha confermato che si ricandiderà «con il sostegno della gente ma senza i traditori, senza quella parte che ha fatto cadere il sindaco di Padova, un sindaco con un consenso molto alto. Qui – ha detto – ci sono due consiglieri di Fi che hanno votato con il Pd e hanno firmato ieri sera dal notaio le dimissioni per mandare a casa il sindaco di Padova. Dopo due anni di grande lavoro le beghe di palazzo sono arrivate anche a Padova».

L’interruzione dell’esperienza leghista alla guida della città di Padova è letta in modo diametralmente opposto dagli esponenti del centro destra e del centro sinistra. Per il responsabile nazionale organizzazione di Forza Italia, Gregorio Fontana, «in merito alla vicenda politica che ha portato alla presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco di Padova Massimo Bitonci, il Coordinamento nazionale di Forza Italia ritiene grave e inaccettabile il comportamento dei consiglieri comunali di Forza Italia, Manuel Bianzale e Carlo Pasqualetto, i quali sottoscrivendo tale mozione di sfiducia hanno compiuto un atto politico grave e del tutto a titolo personale. Ai sensi dell’articolo 59 dello Statuto di Forza Italia si sospende in via immediata i consiglieri comunali di Padova Manuel Bianzale e Carlo Pasqualetto – dice – da ogni attività politica del movimento. Con tale atto, sempre secondo quanto previsto dallo Statuto è aperto d’ufficio nei loro confronti un provvedimento disciplinare davanti al Collegio dei Probiviri che potrà valutare una loro definitiva espulsione».

Per l’assessore padovano Marina Buffoni (Fratelli d’Italia), «mentre c’era il sindaco Bitonci ed una Giunta che lavorava per la città e per il cambiamento, c’è chi ha lavorato sottobanco per scardinare la maggioranza e consegnare la Città di Padova ai poteri forti e alle vecchie consorterie. Ho avuto l’onore di servire la Città e continuo a farlo anche da semplice cittadina soprattutto sul fronte della tutela dei diritti dei consumatori, dei contribuenti e dei risparmiatori truffati dalle banche. Ma io, a differenza di altri – scandisce l’esponente del movimento di Giorgia Meloni – lo farò a testa alta senza se e senza ma. Padova non si meritava tutto questo e Bitonci rimane uno dei sindaci più popolari e apprezzati dai cittadini». 

«Leggendo le dichiarazioni dell’assessore Saia – sottolinea Gabriele Zanon, coordinatore cittadino di Fdi-An – fatte nello stesso momento in cui sua sorella apponeva la firma per far cadere la giunta di Massimo Bitonci, assisto all’ennesima piroetta di chi non associa mai il termine destra con lealtà. Saia poteva risparmiare alla città l’ennesimo voltafaccia accodandosi ai generali senza né esercito né voti di Forza Italia. Adesso spiegheranno alla maggioranza di padovani, che nel 2014 hanno eletto Massimo Bitonci, perché vogliono riconsegnare Padova al vecchio sistema tanto caro alla sinistra». 

«Il gioco al massacro di alcuni esponenti del centrodestra padovano – conclude Raffaele Zanon, dirigente nazionale di FdI-An – rientra in un disegno più ampio che avrà ripercussioni sugli equilibri del Veneto visto che nella prossima primavera si rivoterà per Padova, per Verona ed altri centri importanti, nei quali solo l’idiozia di pochi porterà la sinistra a fare risultato».

Secondo l’assessore regionale di Forza Italia, Elena Donazzan, «un detto, che credo valga in politica come nella vita, dice che sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani. Ebbene, chi dal centrodestra a Padova ha fatto cadere la giunta del sindaco Bitonci, che stava risanando la città dopo anni di governo della sinistra, dovrebbe farsi un serio ed accurato esame di coscienza perché con la propria azione distruttiva ha tradito il mandato degli elettori padovani dinanzi ai quali ora dovranno assumersi le proprie responsabilità».

Per Donazzan «chi, come anche Furlan e Marin che con dei ruoli importanti di partito non hanno saputo gestire una situazione che non ha solo cadute politiche locali ma nazionali, sono dei voltagabbana alla stregua dei Verdini e degli Alfano e il presidente Berlusconi ha perfettamente ragione a chiedere l’introduzione del vincolo di mandato. Credo inoltre che chi ad ogni livello intende mettere in discussione l’alleanza Forza Italia-Lega Nord, che in Veneto sta governando in modo serio e virtuoso, agisce per favorire la sinistra e Renzi e non per ricostruire un area conservatrice, popolare e liberale che possa tornare al governo della nazione per dare agli italiani le risposte che attendono».

Il dimissionamento forzato di Bitonci ha eco anche nazionale: per il vicepresidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri, «ha fatto benissimo il responsabile organizzativo del nostro partito, on. Fontana, ad annunciare l’immediata espulsione dei due consiglieri comunali di FI che a Padova, con un atteggiamento irresponsabile, hanno causato la caduta del Comune. Ma non ci si può limitare a questo. FI deve fare una riflessione su quanto avvenuto. Il ruolo di dirigenti deve essere svolto con responsabilità e coscienza. Ci possono essere discussioni e contenziosi ma arrivare a un epilogo di questo genere è una cosa gravissima. Il rinnovamento non è il dilettantismo. Siamo per la tempistica di fronte a un sabotaggio temerario. Bisogna fare chiarezza».

Sul fronte opposto, le dimissioni del sindaco sono salutate come una vittoria: festeggia la capogruppo del Pd in Consiglio regionale Veneto, Alessandra Moretti: «non poteva essere un giorno più veritiero questo per il centrodestra che si professa unito: il “Salvini Pride” convocato a Firenze, orfano della Giunta che governa la città più importante tra quelle amministrate dalla Lega e del tentativo di riunire un’armata Brancaleone sotto l’onda trumpista, da cui Berlusconi giustamente prende le distanze, diventa il “Salvini Flop”. E’ una bella giornata per Padova – prosegue Moretti – che si libera di Bitonci, un sindaco che ha zavorrato con le sue idee conservatrici una delle città più belle e ricche culturalmente del Veneto. La caduta di Bitonci, sfiduciato da ben 17 consiglieri, rappresenta il punto di non ritorno nelle divisioni del centrodestra e dimostra chiaramente il fallimento di Salvini sia come federatore tra Carroccio e Forza Italia, che come rottamatore: da quando è segretario ha collezionato solo disastri e sconfitte tentando di nascondersi alle spalle delle idee di altri, che questi si chiamino Marine Le Pen o Donald Trump».

Per il deputato veneto ed ex segretario regionale del Pd, Roger De Menech «mentre la società civile cittadina e la comunità scientifica proiettano Padova nel futuro, la fallimentare politica del centro destra e le faide interne alla Lega regionale lasciano allo sbando la città. Padova vive ora la contraddizione di rappresentare il polo della ricerca e delle conoscenze e allo stesso tempo di sperimentare l’arretramento nella pianificazione e nei servizi. La Lega Nord regionale si assume la responsabilità di aver abbandonato qualsiasi progetto innovativo su Padova, dall’ospedale al turismo, dai servizi sociali all’attuazione di piani per favorire l’insediamento di nuove imprese e quindi di nuovo lavoro. Senza una guida che li sostenga anche i programmi più ambiziosi rischiano di essere inefficaci».

Sul fronte degli imprenditori interviene sulle dimissioni di Bitonci l’Appe – Associazione Provinciale Pubblici Esercizi – : «non emettiamo giudizi di tipo politico – esordisce il segretario dell’Associazione, Filippo Segato – che non ci riguardano e non ci interessano. Vogliamo però che non vada disperso quanto di buono è stato fatto, anche grazie alla nostra collaborazione, in questi due anni e mezzo di governo». Il riferimento del segretario è, in primis, al regolamento sulla “patente a punti”, introdotto circa un anno e mezzo fa e da poco “revisionato”, che ha dato facoltà ai locali del centro di rimanere aperti fino alle due della notte. «E’ stato sicuramente – conferma Segato – l’atto amministrativo che con più evidenza ha impattato in positivo sui pubblici esercizi del centro. Ma voglio ricordare – prosegue – anche le agevolazioni per le occupazioni di suolo pubblico, l’organizzazione di eventi in centro e nei quartieri periferici, alcuni realizzati anche in collaborazione con gli esercenti stessi». Il timore dell’Associazione degli esercenti è che, con una nuova amministrazione, venga «spazzato via anche quanto di positivo finora ottenuto».