No alla chiusura del punto nascite dell’ospedale di Arco: depositata petizione con oltre 11.000 firme

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La chiusura del reparto che serve la popolazione dell’Alto Garda scontenta i residenti e i turisti. Il Comitato spontaneo ha consegnato le firme in Consiglio provinciale di Trento

 

santorum degasperi raccolta firme contro chiusura ospedale arcoOltre 10.600 firme di cittadini, comprese quelle di 160 deputati, più altre 1.090 firme pervenute on line. Hanno esibito numeri forti a palazzo Trentini, sede del Consiglio provinciale di Trento, i membri del comitato spontaneo che si batte per la riapertura del punto nascite presso l’ospedale civile di Arco inopinatamente chiuso da una decisione della giunta provinciale di Trento sulla base delle linee guida emanate dal ministero alla Salute.

I componenti del comitato sono stati ricevuti dal presidente Bruno Dorigatti e hanno depositato al Consiglio provinciale una formale petizione, con le firme raccolte in due sole settimane mediante 130 punti di raccolta e una fitta mobilitazione della popolazione locale. Il testo sarà ora esaminato dalla IV Commissione permanente dell’assemblea legislativa. 

A parlare per primo nell’incontro è stato l’onorevole Mauro Ottobre, arcense, che si è detto basito per il modo in cui l’Alto Garda è stato cancellato dalla mappa dei reparti di maternità, lasciando tra l’altro semivuoti enormi cubature realizzate nel nosocomio di via Capitelli. Ottobre, già consigliere provinciale, ha contestato l’affermazione ufficiale per cui in 36 minuti d’auto da Arco o da Riva del Garda si raggiunge l’ospedale di Rovereto, ed ha affermato che a Roma l’assessorato alla sanità e l’Azienda provinciale per i servizi sanitari hanno fornito dati statistici carenti. Ottobre ha anche ricordato che in altri centri italiani, come Sondrio, è già successo che sia stato riaperto il soppresso punto nascite.

La riapertura è l’obiettivo anche per Arco: i firmatari chiedono in sostanza all’assessore provinciale alla sanità, Luca Zeni, di riconsiderare le scelte fatte e di promuovere presso il ministero della Salute una nuova richiesta di deroga. Il presidente del comitato, Stefano Santorum, ha aggiunto un argomento importante: con la chiusura della maternità di Tione, di fatto l’areale che potrebbe essere servito da Arco si allarga di molto, al punto che la fatidica soglia dei 500 parti minimi all’anno potrebbe essere superata. 

Per il consigliere Filippo Degasperi (Movimento 5 Stelle), che ha promosso una proposta di mozione sul tema in attesa di discussione in Consiglio, ha censurato il fatto che dall’Azienda sanitaria non sia ancora stata data alcuna risposta alla sua istanza del 21 ottobre scorso per l’accesso agli atti, da cui si potrà capire se a Roma sono stati forniti dati corretti sui parti dalla valle di Ledro. 

Per il sindaco di Tenno, Gianluca Frizzi, ha evidenziato la mancata realizzazione di tutte le promesse sentite nel 2001 dalla viva voce dell’allora assessore alla sanità Mario Magnani e del direttore generale Apss, Carlo Favaretti, secondo i quali il nuovissimo ospedale arcense sarebbe stato dotato di tutte le migliori attrezzature per farlo funzionare in modo ottimale. «C’è un problema di dignità calpestata del territorio altogardesano – ha detto Frizzi – e c’è un problema di sotto utilizzo drammatico della struttura di Arco, su cui la politica deve dare risposte».

L’onorevole Riccardo Fraccaro (Movimento 5 Stelle) ha infine spiegato che un abboccamento diretto con la ministra della salute – con cui il comitato conta di incontrarsi formalmente proprio domani – ha consentito di accertare che la soglia dei 500 parti minimi non viene considerata come inamovibile, se valutata a fronte di un sistema sanitario come quello trentino, capace di garantire servizi di alta qualità. Derogare e cambiare rotta, insomma, sarebbe ancora possibile.

Il presidente Bruno Dorigatti – che ha accolto il comitato in tempi strettissimi e dato subito corso alla petizione – s’è detto certo che il governo provinciale lavora per assicurare a tutto il territorio una sanità di alto livello, ricordando poi che l’assessore Luca Zeni ha dato fin qui ampia disponibilità al confronto ed è già stato più volte a Roma nel tentativo valorizzare la specialità del territorio trentino.