Unimpresa, 70% sofferenze bancarie legate a grandi prestiti non rimborsati

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Il rapporto dell’associazione sui 200,1 miliardi di finanziamenti non ripagati. Crescono i depositi bancari per paura di nuove tasse e timori di nuovi contraccolpi della bufera internazionale, frenando i consumi e bloccano gli investimenti

 

risparmio barattolo vetro soldi euro FbyShLe sofferenze delle banche sono legate ai grandi prestiti non rimborsati: il 70% dei finanziamenti non ripagati da famiglie e imprese si riferisce, infatti, a crediti superiori a 500.000 euro. Sul totale delle sofferenze pari a 200,1 miliardi di euro, 140,4 miliardi sono relativi a finanziamenti oltre il mezzo milione di euro erogati ad appena 33.234 soggetti, il 2,63% dei clienti “problematici” degli istituti; 24 miliardi di sofferenze sono a carico di soli 571 soggetti, lo 0,05% del totale. Lo rileva il rapporto del Centro studi di Unimpresa “Sofferenze bancarie divise per dimensione dei prestiti” secondo il quale sul 97% dei clienti (più di 1 milione di soggetti), che hanno prestiti da 250 euro a 500.000 euro, pesa solo il 29% delle sofferenze (59 miliardi).

Parallelamente, i conti correnti sono cresciuti di oltre 82 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi, passando da 831 miliardi a 913 miliardi. Da agosto 2015 ad agosto 2016 il totale dei depositi di cittadini, aziende, assicurazioni e banche è aumentato di oltre il 2% passando da 1.556 miliardi a 1.596 miliardi. Le famiglie non spendono e hanno lasciato in banca 33 miliardi in un anno (+3%), le imprese non investono e i loro fondi sono cresciuti di 13 miliardi (+6%), le banche, invece, hanno assistito a una contrazione della liquidità per 13 miliardi (-3%), ma allocata in forme di impiego diverse dal credito. Le riserve delle assicurazioni sono salite di 1 miliardo (+6%), quelle delle imprese familiari di 4 miliardi (+9%), quelle delle onlus di 919 milioni (+3%). A frenare consumi, investimenti e credito sono rispettivamente la paura di nuove tasse, l’assenza di certezze sul futuro, i parametri sui bilanci rigidi.

Quanto all’analisi per strumento, i conti correnti registrano una variazione positiva di 82,7 miliardi (+9,95%), cresciuti da 831,03 miliardi a 913.7 miliardi. In calo, invece, tutte le altre forme di deposito e raccolta a breve termine: per i pronti contro termine -4,08 miliardi (-2,53%) da 161,7 miliardi a 157,6 miliardi; per i depositi rimborsabili con preavviso -1,4 miliardi (-0,48%) da 301,2 miliardi a 299,8 miliardi; per i depositi con durata prestabilita -32,3 miliardi (-26,36%) da 122,8 miliardi a 90,4 miliardi.

Secondo il Centro studi di Unimpresa «i dati mostrano che le disponibilità finanziarie delle aziende e delle famiglie italiane sono congelate. Se i cittadini accumulano per timore di nuove tasse, le imprese non investono perché non hanno fiducia nel futuro. Discorso a parte va fatto per le banche che registrano una variazione negativa della liquidità, con ogni probabilità dirottata su impieghi diversi dal credito che resta bloccato: ciò da un lato è legato a criteri sui parametri di bilancio troppo rigidi e dall’altro all’assenza di progetti importanti da finanziare».