Prezzi dei camion, anche in Trentino Alto Adige pronta la class action di Cna-Fita

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Possibile un risarcimento fino al 20% del prezzo di acquisto di un autocarro oltre le 6 ton ptt. Tante adesioni anche in regione. Termine per aderire spostato a fine novembre

 

flotta camion renaultSuccesso per la class action CNA-Fita contro il cartello illecito sui prezzi dei camion, in prima fila per chiedere risarcimenti alle case costruttrici. Sono già una ventina le manifestazioni di interesse di aziende del Trentino Alto Adige, centinaia in tutta Italia.

Nei mesi scorsi sono state sanzionate dalla Commissione Europea con una multa record di 3 miliardi di euro le case costruttrici di autocarri con l’accusa di aver fatto cartello per applicare prezzi più alti per i veicoli e i dispositivi antinquinamento. Una sentenza che dà, a chi ha acquistato, preso in leasing o noleggiato a lungo termine, tra il 1997 e il 2011, un camion di medie o grandi dimensioni (sopra le 6 tonnellate) la possibilità di intentare un’azione collettiva che può portare ad ottenere un risarcimento sino al 20% del costo del camion.

«È con questo obiettivo – spiega Piero Cavallaro, referente CNA-Fita del Trentino Alto Adige – che, in esclusiva per i propri associati, stiamo intentando una class action che non prevede spese legali per gli aderenti e che mette al riparo da eventuali ritorsioni legali da parte dei grandi marchi coinvolti in questa vicenda”.

All’iniziativa, che si chiuderà il 30 novembre (il termine è stato prorogato di un mese), possono aderire non solo gli autotrasportatori, ma tutte le imprese che abbiano acquistato un camion, quindi anche aziende edili, di alimentari e tutti coloro che utilizzano, nella propria attività, mezzi con carico superiore alle 6 tonnellate. «In questi giorni sono molti che cercano di gettare ombre sull’azione risarcitoria promossa dalla CNA-Fita – prosegue Cavallaro -. Rispondiamo invitando tutti ad analizzare i fatti. La Commissione europea ha accertato che tra il 1997 al 2011 le case costruttrici si sono accordate sui prezzi degli autocarri, sulla tempistica e il trasferimento ai clienti dei costi per conformarsi a norme più rigorose in materia di emissioni. È evidente che le case costruttrici hanno violato consciamente il diritto della concorrenza, per ben 14 anni, avendo come obiettivo l’aumento illecito dei profitti. Certamente non avrebbero rischiato miliardi di euro di sanzioni, se non avessero avuto un ritorno economico dall’attività illecita. Pertanto, i dubbi sul fatto che il cartello abbia causato danni al settore dell’autotrasporto appaiono poco credibili. Per quanto riguarda la quantificazione del danno, sarà compito degli economisti ricostruire lo scenario controfattuale, ovvero quale sarebbero stati i prezzi dei camion e più in generale la condizione degli autotrasportatori se non ci fosse stato il cartello. Eventuali sconti o benefici concessi incideranno minimamente sull’esistenza del danno e sulla sua quantificazione, in quanto appare inverosimile affermare che, se non ci fosse stato il cartello, non sarebbero stati applicati sconti o altri benefici. Il cartello ha determinato un aumento dei prezzi di listino, che, a cascata, ha influenzato i prezzi finali, inclusi quelli scontati, che sarebbero stati, quindi, più bassi in assenza del cartello».

Appare esserci, inoltre, molta confusione sulla direttiva 2014/104 sul risarcimento del danno antitrust, che dovrà essere recepita dal nostro legislatore entro la fine di quest’anno. La direttiva è stata approvata per facilitare le azioni di risarcimento da parte delle vittime di illeciti antitrust, ma il loro diritto al risarcimento è fondato sui principi della responsabilità extracontrattuale ed è da decenni riconosciuto dalle corti nazionali, che già applicano molti dei principi codificati nella direttiva. Non è, quindi, vero che per agire in giudizio occorre attendere il recepimento della direttiva.

Sono stati, inoltre, adombrati dubbi sulla possibilità di agire per gli autotrasportatori acquirenti di camion MAN e Scania (appartenenti entrambi al gruppo Volkswagen). A vantaggio di questi trasportatori è bene chiarire che anch’essi possono chiedere il risarcimento dei danni subiti a causa dal cartello. «L’immunità concessa a MAN dalle sanzioni amministrative – chiarisce Cna-Fita – per aver svelato l’esistenza del cartello è irrilevante ai fini della sua responsabilità nei confronti degli autotrasportatori. MAN è responsabile per i danni causati agli autotrasportatori dal cartello dei costruttori di camion in quanto per sua stessa ammissione vi ha partecipato. La responsabilità civile di chi ha beneficiato dell’immunità dalle sanzioni amministrative è confermata anche dalla stessa Direttiva sul risarcimento del danno antitrust che prevede unicamente una limitazione del principio della solidarietà passiva. Quanto a Scania, riteniamo che anche nell’ipotesi in cui risultasse estranea alle attività illecite, gli acquirenti dei suoi camion possano chiedere il risarcimento dei danni, in quanto Scania, anche se fosse ritenuta estranea al cartello, avrebbe tratto comunque vantaggio dalla minore pressione concorrenziale sui prezzi determinata dal cartello. Inoltre, le case costruttrici saranno chiamate a rispondere dei maggiori oneri finanziari e assicurativi, quali ad esempio quelli relativi a mutui, leasing e assicurazioni furto e incendio, i cui importi sono direttamente collegati al prezzo dei camion».