La coop Giotto, famosa per sfornare dolci dal carcere, gli ha donato un mega panettone da 5 chili. All’Università ha celebrato il ritorno in Italia di 22 “cervelli”
Veloce scappata a Padova da parte del premier Matteo Renzi, dove ha visitato alcune strutture del carcere Due Palazzi e poi partecipato ad un incontro all’Università, dove, assieme al rettore Rosario Rizzuto, ha incontrato gli scienziati provenienti da tutto il mondo richiamati a svolgere le proprie ricerche all’Università di Padova.
Al carcere “Due Palzzi, Renzi è giunto accompagnato dal ministro alla giustizia Andrea Orlando. Dopo un colloquio con il personale della polizia penitenziaria, il premier ha visitato i laboratori gestiti della cooperativa Giotto, come ad esempio la pasticceria, la legatoria, il call center, la parte informatica. «Ha parlato molto e salutato i detenuti dei laboratori, uno per uno, incoraggiandoli e raccomandando loro di impegnarsi e uscire da questa situazione – hanno riferito i parlamentari Pd Alessandro Zan e Giorgio Santini -. Ha preso un impegno, visto che è un carcere sofisticato, di verificare con il Dap, presente alla visita con il capo Santi Consoli, la distribuzione dell’organico». Visita alla redazione di “Ristretti orizzonti” «dove ha ascoltato testimonianze sull’ergastolo e le condizione difficili delle visite da parte dei familiari. Su questo tema il ministro Orlando e Renzi hanno fatto riferimento ad una iniziativa di legge per sperimentare la totale mancanza di barriere per i figli dei detenuti».
«Una visita bellissima, ha dedicato quasi tutto il tempo a camminare, salutare e incontrare tanto il personale di polizia dell’amministrazione penitenziaria, quanto gli operatori delle cooperative e i detenuti. Avrà stretto la mano a 150 detenuti almeno – ha detto Nicola Boscoletto, presidente dell’Officina Giotto -. Una grande attenzione che ha stupito tutti. Renzi ha ascoltato i vari problemi e detto che avrebbe fatto presente a chi di dovere, dando una parola di conforto a chi ne aveva bisogno, soprattutto a chi è condannato a pene lunghe o per reati ostativi. Un detenuto nordafricano gli ha chiesto anche un autografo con dedica per il figlio e ho intravisto che scriveva di impegnarsi con lo studio e nella vita». Alla fine della visita, i pasticceri del carcere hanno donato al premier un mega panettone da 5 chili.
All’Università Renzi ha partecipato alla cerimonia del ritorno dei ricercatori che erano espatriati per svolgere le loro ricerche. «Quella di Padova è una grande Università, con 800 anni di storia, ma questo non conta se non guardiamo al futuro. Dobbiamo per questo essere riconosciuti come una istituzione di ricerca e di eccellenza nel mondo»: così il rettore dell’ateneo di Padova, Rosario Rizzuto, ha accolto nell’aula magna del Bo – dove insegnò anche Galileo Galilei – il premier Matteo Renzi, per la giornata dedicata al ritorno in Italia di 22 “cervelli” impegnati prima in Università all’estero: 10 vincitori di Erc nel 2016 e 12 giovani professori, fra italiani e stranieri, che si apprestano ora a fare ricerca nella città veneta. «Oggi raccontiamo una storia di successo della nostra Università» ha detto Rizzuto, sottolineando che l’operazione “brain gain” avverrà con chiamata diretta dei docenti (le delibere sono state già trasmesse al Miur) proprio per aumentare la competitività internazionale dell’ateneo padovano e dell’intero Paese. I ricercatori provengono da diverse aree culturali. «Cos’hanno in comune tra loro? Sono giovani, con età media 42 anni, e sono bravi» ha concluso Rizzuto.
«Il ministro dell’Università sta firmando proprio oggi le misure che porteranno 500 milioni in più che abbiamo messo nel programma per la ricerca, che serviranno per attrarre nuovi ricercatori» ha detto Renzi, ricordando che nella manovra di bilancio sono stati inseriti 280 milioni di euro per sostenere i dipartimenti universitari. «Non vogliamo più parlare della fuga dei cervelli – ha sottolineato il premier – vogliamo attrarre cervelli. Se uno vuole andarsene vada, ma quelli che pensano di voler fare ricerca nel proprio paese ritornino qui».
Non solo: «il corpo docente si deve riscoprire classe dirigente, almeno quanto la classe politica e le istituzioni – continua Renzi -. Noi abbiamo bisogno dei nostri “cervelli” non solo per essere orgogliosi del nostro passato, ma anche per essere gelosi del nostro futuro».
Nell’incontro a Palazzo del Bo’, spazio anche per una gag: tra i ricercatori rientrati in Italia, c’è una ricercatrice che si occupa di studiare “frizioni e rotture”. «Potrebbe essere una buona consulente per il Pd» ha detto Renzi presentando la docente dell’ateneo che sta conducendo i lavori, riferendosi alle frizioni interne ai Dem. «Se ce la fa, le danno il Nobel», ha scherzato non troppo Renzi. Allargando il discorso, il premier ha sottolineato che «se l’Italia riesce a creare a le condizioni di semplificazione del sistema della ricerca per poter riattrarre non solo italiani espatriati, ma da tutto il mondo, noi diventiamo i numeri uno».