Risoluzione Unesco a senso unico contro Israele e il Muro del pianto

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gerusalemme pianata delle moschee muro del pianto
La votazione che considera il luogo sacro per ebrei e mussulmani solo come “cosa” islamica scatena la reazione degli israeliani. Renzi scomunica l’astensione italiana

 

gerusalemme pianata delle moschee muro del piantoTra Unesco e Israele è stata dissotterrata l’ascia di guerra dopo l’approvazione di una risoluzione ispirata da soli paesi arabi a maggioranza mussulmana noti per essere solidali alla causa palestinese: Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Sudan, Oman e Qatar. La presentazione del documento va inquadrata nei recenti sforzi dei leader palestinesi di legittimare la propria causa in sede internazionale (negli ultimi cinque anni la Palestina è diventata osservatore permanente all’Onu ed è entrata ufficialmente nell’UNESCO e nella Corte Penale internazionale).

Il 13 ottobre, in fase di commissione, la risoluzione è stata approvata dai rappresentanti di 24 paesi: in sei hanno votato contro – Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Estonia, Lituania, Paesi Bassi – mentre altri 26, fra cui l’Italia, si sono astenuti. Il 18 ottobre la risoluzione è stata approvata anche dal comitato esecutivo dell’UNESCO. Tutti gli stati coinvolti hanno confermato il loro voto di qualche giorno prima tranne il Messico, che dopo diverse pressioni ha modificato il proprio “sì” in un’astensione.

La votazione ha scatenato un pandemonio politico e diplomatico. La risoluzione, che di fatto minimizza il rapporto fra gli ebrei e il principale complesso religioso di Gerusalemme, la “Spianata delle moschee”, considerato sacro sia dai musulmani sia dagli ebrei, che in tutto il documento viene chiamato esclusivamente col suo nome islamico, Al Ḥaram Al Sharif. È una scelta voluta, dato che nello stesso documento altri siti religiosi meno importanti vengono chiamati sia col nome ebraico sia con quello islamico. Non è la prima volta che l’Unesco approva simili documenti, rischiando ogni volta l’incidente diplomatico con Israele (è già successo nel 2010, nel 2015 e nei primi mesi 2016. Questa volta l’incidente diplomatico è accaduto davvero: dopo l’approvazione di una prima bozza della risoluzione, Israele ha sospeso i propri rapporti con l’Unesco, che per giorni è stato attaccato dai giornali e dai media israeliani e da altre entità legate a Israele in giro per il mondo. Sono stati usati toni anche molto forti: il direttore della sovrintendenza archeologica israeliana ha paragonato la risoluzione dell’Unesco a un attacco dello Stato Islamico, e si è parlato molto probabilmente a sproposito di “Shoah culturale”.

Il voto è passato perché dentro all’attuale rotazione nel consiglio direttivo dell’agenza i paesi ostili o indifferenti a Israele sono la maggioranza.

Piccata la critica da parte del Rabbino capo di Venezia, Scialom Bahbout: «i Paesi che si sono astenuti dal voto sulla risoluzione Unesco che nega la stretta relazione del popolo ebraico con Gerusalemme e il Monte del Tempio hanno collaborato a un atto terroristico che si propone di cancellare migliaia di anni di storia. La risoluzione mette in atto una menzogna. Si tratta di un terribile e inqualificabile precedente» ha proseguito Bahbout, lanciando un appello alle religioni di denunciare la risoluzione dell’Unesco come «falsa», auspicando «l’Unesco sia degradata dal ruolo di braccio culturale dell’Onu e di salvaguardia del patrimonio dell’umanità, e che venga sostituita da una nuova entità che possa svolgere questo ruolo con dignità».

La decisione Unseco sarà discussa anche in seno al Parlamento europeo: Fulvio Martusciello (eurodeputato Fi-Ppe) ha chiesto una «convocazione straordinaria a Strasburgo perché il parlamento europeo ha il dovere di prendere una posizione contro una risoluzione Unesco che è un atto di barbarie nei confronti della Storia».

La prova muscolare pare ridursi nei fatti ad una vittoria di Pirro: la bulgara Irinia Bokova, presidente dell’Unesco ha diffuso una nota in cui si distanzia formalmente dalla risoluzione, spiegando che «il complesso della moschea al Aqsa/Al Ḥaram Al Sharif, luogo sacro per i musulmani, è anche lo Har HaBayit, o Monte del tempio, di cui il Muro del Pianto è il luogo più sacro per gli ebrei».

Sul fronte italiano, pure il premier Matteo Renzi ha preso le distanze dall’astensione italiana in sede di votazione della risoluzione, definendola un «gesto inconcepibile».gerusalemme muro del pianto rabbino