Decolla a Bologna la LII edizione di Saie-Salone internazionale dell’edilizia e delle costruzioni. Le novità del 2016, ha osservato il presidente di BolognaFiere, Franco Boni, a margine del taglio del nastro del Salone, «riguardano il modo più attento di progettare nel rispetto dell’ambiente e dell’ecologia. Il modo di progettare e individuare quelli che possono essere gli schemi di costruzioni future. Di questo – ha aggiunto – si è parlato a lungo con le varie associazioni di categorie lungo: sono state individuate e sono proposte qui delle soluzioni molto innovative». A giudizio di Boni, quest’anno «c’è stata una riconferma dei grandi gruppi e, accanto a loro, c’è stato anche il rientro di qualcuno con cui negli ultimi anni si era un po’ raffreddata la frequentazione. Quindi – ha concluso – siamo molto soddisfatti».
Quello delle costruzioni e dell’edilizia è un «settore fondamentale, un volano sostanziale che muove un po’ tutta l’economia. Noi – ha argomentato ancora Boni – speriamo, come successo per il Cersaie, che ha potuto registrare una notevole ripresa nel settore a valle, ossia nel settore immobiliare, che anche nel settore delle costruzioni si presentino delle nuove opportunità. Sarà molto importante che riprendano dei forti investimenti pubblici, questa è la molla che dovrebbe riuscire a muovere tutto il resto». Anche perché, ha concluso il numero uno della fiera bolognese, nel comparto «ci sono grosse fatiche per tornare ai livelli di qualche anno fa: si nota qualche lieve segnale di ripresa. Si cerca di cogliere questi segnali ma sono ancora troppo deboli».
Contestualmente al Saie, il Cresme ha presentato il XXIV Rapporto congiunturale previsionale che evidenzia segnali di ripresa per il mondo delle costruzioni individuando un tasso di crescita degli investimenti nel 2016 del 2,2% con un’attesa per il 2017 del 2,6%. «Il Saie – ha sottolineato il vice presidente dell’Ance, Gabriele Buia – rappresenta un appuntamento fondamentale per il sistema dell’edilizia. Un’occasione unica di confronto e dialogo tra tutti gli operatori della filiera per individuare soluzioni e strategie in grado di rilanciare l’industria delle costruzioni dopo anni di crisi».
«Certo l’incertezza, già descritta nel XXIII rapporto dello scorso anno, sulla base di fattori economici, politici, finanziari, nazionali e internazionali, non svanisce e continua a preoccupare – ha spiegato Lorenzo Bellicini, direttore Cresme – ma i dati che vengono dal settore delle costruzioni elaborati dal Cresme descrivono, come previsto, l’inizio della ripresa». Il XXIV Rapporto congiunturale previsionale del Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia disegna un mercato trainato nel 2016 dagli investimenti in manutenzione straordinaria e riqualificazione del patrimonio energetico, dalle opere pubbliche e dall’edilizia non residenziale di nuova costruzione. Il valore della produzione del mercato delle costruzioni nel 2016 è stato di 166,2 miliardi di euro (nel 2015 si era fermato a 165,5). Importante il fatto che il 73% di questo valore venga dalla riqualificazione del patrimonio esistente.
«Molto positivi sono anche i dati nei primi 9 mesi del 2016 – si legge nel documento sulla situazione congiunturale – che descrivono le compravendite immobiliari, il credito alle famiglie, la vendita di finiture e impianti, la vendita di macchine movimento terra. Non ci sono invece segnali positivi dalla nuova produzione residenziale che continua a frenare: nel 2016 gli investimenti in nuove costruzioni residenziali in Italia sono di poco superiori all’8% del valore della produzione dell’intero mercato delle costruzioni. Per questo comparto bisognerà attendere il 2017 per avere qualche segnale di arresto della caduta».
Nel 2016 il 74% del valore del mercato delle costruzioni è fatto di interventi sul patrimonio esistente. Il nuovo ciclo edilizio che si è aperto nel 2015 – il settimo dal dopoguerra – presenta importanti novità: da un lato, anche a seguito del sisma in Centro Italia, potrebbe emergere una maggiore attenzione agli investimenti da parte pubblica e soprattutto l’avvio di una nuova politica industriale di lungo periodo per il patrimonio edilizio italiano, con al centro nuove risorse per la “rigenerazione”; dall’altro le costruzioni si avviano a vivere una vera e propria rivoluzione in cui si modificano i processi decisionali e i comportamenti dell’offerta, si ridefiniscono i modelli di redditività e i rapporti contrattuali, si riorganizzano i fattori della produzione alla ricerca di nuovi livelli di produttività.