L’Università di Padova ritrova il Minotauro a Creta
La città di Gortyna a Creta, dove è stato ritrovato il più importante codice di leggi del mondo greco, veniva ricordata da Platone (428 a.C. – 348 a.C.) come la più ragguardevole dell’isola. Creta è da sempre considerata il ponte ancestrle tra il Vicino Oriente e l’Occidente nella formazione delle civiltà greca e romana e conserva intatti i tesori monumentali, che dal fiorire della civiltà minoica fino alla conquista veneziana, raccontano tanta parte dello svolgersi della storia del Mar Mediterraneo e delle nostre radici.
In questo straordinario contesto storico e archeologico l’Università di Padova ha da poco concluso l’annuale campagna di scavi riportando eccezionali risultati. L’Università di Padova è presente a Creta dal 2002 con lo scavo del Piccolo Teatro a fianco del Santuario di Apollo Pythion di Gortyna ad esso collegato per le celebrazioni delle liturgie in onore del dio. Gli interventi diretti dal Professor Jacopo Bonetto e coordinati da numerosi dottorandi e specializzandi dell’Ateneo patavino si sono concentrati all’interno del Tempio di Apollo della città di Gortyna, enorme insediamento urbano che ha un’estensione pari a 400 ettari. Lo scavo nel santuario di Apollo, sede delle prime leggi scritte incise appunto sul basamento e sulle pareti dell’edificio, è stato avviato per ricostruire cronologicamente la storia del monumento posto all’origine della fondazione urbana nel VII secolo avanti Cristo.
«Le indagini sono state concentrate su questo santuario perché da una parte esso costituisce uno dei due “fuochi” attorno a cui nacque la città nel VII sec. a.C. e, dall’altro, era il più importante santuario dell’intera isola, tanto da divenire la sede della Confederazione di tutte le poleis cretesi, il Koinon ton Kreton (o Commune Cretensium) – chiarisce l’archeologo padovano Jacopo Bonetto -. Lo scavo condotto all’interno dell’area sacra ha permesso di ridefinire tutto lo sviluppo architettonico del complesso, che vanta ben cinque fasi edilizie che si susseguono dal 600 avanti Cristo al 600 dopo Cristo con evoluzione del nucleo di culto, costituito dalla cella, e dei fondamentali apparati esterni dell’altare e dell’heroon, piccolo monumento in cui venne sepolto (o simbolicamente venerato) l’eroe fondatore della città, noto alle fonti come Gortys».
I reperti emersi dalla campagna di scavi del 2016 hanno permesso all’équipe padovana di dare risposta a due interrogativi da sempre sul tappeto della ricerca archeologica. «Un saggio di scavo condotto tra le lastre della pavimentazione romana della cella del Tempio di Apollo ha messo in luce un piano in calcare riferibile al V secolo di cui non si aveva alcuna storica memoria nel santuario – dice Bonetto -. Questo risultato è stato raggiunto grazie al rinvenimento di uno straordinario reperto costituito da una rarissima moneta (statere) in argento emessa alla zecca Knossos recante al dritto il celeberrimo Minotauro e al rovescio il Labirinto di Knossos, evocatori del mito dell’ateniese Arianna e del mostro cretese sconfitto da Teseo. Il pezzo è databile tra il 440 e il 360 avanti Cristo e permette di fissare a questo periodo un importante rinnovamento del santuario e di illustrare i possibili rapporti tra le due polis emergenti di Gortyna e Knossos che si contenderanno a lungo il primato sull’isola».
Altri dubbi e incertezze hanno ricevuto le prime risposte: all’interno di grandi fosse scavate sotto la pavimentazione di V-IV secolo avanti Cristo sono stati recuperati frammenti ceramici attribuiti all’epoca minoica e micenea, ovvero al periodo che va dal 1600 al 1000 avanti Cristo circa.
«L’importanza di questo dato è notevolissima, fino a ora – sottolinea Bonetto -. Gortyna aveva restituito solo modestissime tracce delle fasi minoico-micenee e della nascita del santuario di Apollo nella pianura. Non si spiegava cioè perché fosse stato eretto lontano dall’agorà e dall’acropoli, un vero enigma sul piano topografico. Questi reperti ipotizzano la presenza di un centro abitato che precede la città greca e in particolare potrebbero indicare l’esistenza di un centro di culto posto nella stessa area del Tempio di Apollo, tale da spiegare la nascita del santuario greco come ripresa o per continuità con gli antichissimi poli minoico-micenei. Abbiamo così trovato una possibile chiave di lettura fondamentale per studiare il tanto discusso collegamento tra la preistoria mediterranea e la civiltà delle poleis greche».