Economia Emila Romagna: cresce, ma non corre

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Il Pil regionale 2016 replica la crescita nazionale a +1%. Rallenta export e cala la fiducia

 

economia grafico picchiata frecciaL’economia dell’Emilia-Romagna presenta alcuni segnali positivi, ma che non autorizzano toni trionfalistici. Le aziende della regione vanno meglio di quelle del resto dell’Italia, ma ancora non abbastanza. E’ questo, in sintesi, il quadro che emerge dall’analisi congiunturale del secondo trimestre 2016 dell’economia regionale tracciato da Unioncamere, Confindustria e Intesa Sanpaolo.

Il Pil del 2016, secondo le previsioni, crescerà in regione dell’1% un dato sensibilmente superiore, almeno rispetto alle stime di Confindustria che ipotizza un +0,8% a livello nazionale, rispetto al resto d’Italia. La crescita è trainata dal manifatturiero e dall’export (il cui aumento, però, rallenta rispetto all’anno scorso). E fra gli imprenditori diminuisce il numero degli ottimisti. 

«I segni sono positivi – ha detto Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna – e questo autorizza un certo ottimismo, ma non certo note trionfalistiche. L’Emilia-Romagna va, però, un po’ meglio del resto d’Italia». Tuttavia, come ha osservato il vice presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Focchi, «anche qui la crescita sta rallentando e lo slancio pare essersi un po’ affievolito. La situazione è sempre più difficile da decifrare, ma sappiamo che le sfide per uscirne si chiamano sempre di più innovazione e internazionalizzazione». 

Uno dei segnali di preoccupazione è il rallentamento della crescita dell’export. E’ vero che l’Emilia-Romagna rimane sempre ai vertici della classifica dei territori che più commerciano con l’estero, ma l’incremento, nel secondo semestre 2016, si è limitato all’1,6%. Le imprese esportatrici, in Emilia-Romagna, sono ancora troppo poche: ci sono 23.000 imprese esportatrici, ma un quarto del fatturato export è fatto da 25 imprese. Qualche segnale positivo arriva dall’andamento della produzione manifatturiera (+2,1% nel secondo semestre dell’anno), ma luci e ombre emergono con chiarezza anche nei dati sull’occupazione: se è vero che ci sono 46.000 occupati in più rispetto al 2015, calano gli occupati nell’industria, ma il ricorso ai contratti a tempo determinato è in brusco calo (-17.700) con un contestuale aumento dei voucher. 

Un indicatore sempre interessante per valutare l’andamento congiunturale è poi anche l’andamento del credito. Secondo l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo vanno bene i prestiti alle famiglie, ma non altrettanto quelli alle imprese: il miglioramento osservato in precedente si è interrotto e nei primi sette mesi del 2016 in Emilia-Romagna si è osservato un calo del 3% circa. «Il credito in Emilia-Romagna – ha detto Luca Severini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – fa registrare segnali molto positivi nei prestiti alle famiglie, in particolare per i mutui, ma la differenza fra famiglie e imprese qui è più accentuata che altrove». Tuttavia, secondo l’indagine di Confindustria (che ha coinvolto 647 aziende per 73.000 dipendenti e 27 miliardi di fatturato) fra gli associati resta timido l’ottimismo: il 31% si aspetta un aumento della produzione, il 52% una stazionarietà e il 17% un peggioramento. Il saldo ottimisti/pessimisti rimane positivo, ma cala del 5% rispetto all’inizio del 2016.