Il mondo che non c’era: i Maya a Rovereto

0
752
mostra maya rovereto 1
L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue visibile negli spazi espositivi di Palazzo Alberti Poja 

 

mostra maya rovereto 1Dopo il grande successo ottenuto a Firenze al Museo Archeologico Nazionale, giunge alla Fondazione Museo Civico di Rovereto nelle eleganti sale di Palazzo Alberti Poja la mostra “Il mondo che non c’era”, straordinaria esposizione con circa 200 opere esposte dedicata alle tante e diverse civiltà precolombiane
che avevano prosperato per migliaia di anni in quella terra visibile fino al 6 gennaio 2017. Un corpus di capolavori – esposti al pubblico in gran parte per la prima volta grazie a questo
progetto – espressione delle grandi civiltà della cosiddetta Mesoamerica (gran parte del Messico, Guatemala, Belize, una parte dell’Honduras e del Salvador) e il territorio di Panama.

Dagli Olmechi ai Maya, dagli Aztechi ai Coclé.

La mostra racconta le Ande (Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, fino a Cile e Argentina), dalla cultura Chavin, a Tiahuanaco e Moche, fino agli Inca.
Fu il grande esploratore Amerigo Vespucci a comprendere per primo che le terre incontrate da Cristoforo Colombo nel 1492 non erano isole indiane al
largo del Cipango (Giappone) e neppure le ricercate porte dell’Eden, ma un “Mundus Novus”, un nuovo continente che pochi anni dopo alcuni

geografi che lavoravano a Saint-Denis des Voges vollero chiamare, in suo onore, “America”.

Promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue di Venezia con il sostegno della provincia di Trento, del comune di Rovereto, dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto e di Mezcala Expertises, la mostra presenta un nucleo scelto di opere delle antiche culture
americane della vasta Collezione Ligabue.

A quasi due anni dalla sua scomparsa, questa esposizione vuole essere infatti anche un omaggio alla figura di Giancarlo Ligabue (1931- 2015) – paleontologo,
studioso di archeologia e antropologia, esploratore, imprenditore illuminato, appassionato collezionista – da parte del figlio Inti che, con la “Fondazione Giancarlo Ligabue” da lui creata, continua l’impegno nell’attività culturale, nella ricerca scientifica e nella divulgazione, dopo l’esperienza del Centro Studi e Ricerche fondato oltre 40 anni fa dal padre Giancarlo.

Oltre infatti ad aver organizzato più di 130 spedizioni in tutti i continenti, partecipando personalmente agli scavi e alle esplorazioni – con ritrovamenti memorabili conservati ora nelle collezioni museali dei diversi paesi – Giancarlo Ligabue ha dato vita negli anni a un’importante collezione d’oggetti d’arte, provenienti da moltissime culture. Una parte di questa collezione è il cuore della mostra di Rovereto curata da
Jacques Blazy (tra i membri del comitato scientifico, André Delpuech capo conservatore al Musée du quai Branly di Parigi e l’archeologo peruviano Federico Kauffmann Doig), 
specialista delle arti pre-ispaniche della Mesoamerica e dell’America del Sud. La mostra consente di scoprire attraverso quasi 200 opere d’arte le società, i miti, le divinità, i giochi, le scritture, le capacità tecniche e artistiche di quei popoli. Tra i tanti manufatti di cui in Italia si hanno pochissimi esempi, maschere in pietra di Teotihucan, la più grande città della Mesoamerica, e un nucleo di vasi Maya d’epoca classica, preziosissime fonti d’informazione – con le loro decorazioni e iscrizioni – sulla civiltà e sulla scrittura Maya.mostra maya rovereto 2