“Caso” Baratter, atto secondo: per il Gip Miori «sussistono elementi di reato plurioffensivo»

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lorenzo baratter mani congiunte
Il consigliere del Partito Autonomista Trentino Tirolese dovrà affrontare il processo per il patto preelettorale di voti in cambio di una sovvenzione economica mensile con gli Schützen

lorenzo baratter mani congiuntePer il consigliere provinciale del Partito Autonomista Trentino Tirolese (Patt) ed ex capogruppo dello stesso Lorenzo Baratter si apre il periglioso ed incerto cammino del processo penale per quel patto preelettorale sottoscritto, nero su bianco alla vigilia delle elezioni dell’autunno 2013, da lui e dal comandante degli Schützen Paolo Dalprà dove, in cambio di un’elargizione mensile di 500 euro al mese in caso di sua elezione, si assicurava il sostegno elettorale degli aderenti delle antiche milizie popolari tirolesi.

In un primo momento, l’ex procuratore Giuseppe Amato (ora trasferito a capo della Procura di Bologna) aveva chiesto l’archiviazione del caso derubricandola da una “corruzione elettorale”, ovvero la promessa di denaro in cambio di voti, ma di un accordo “grossolanamente ingenuo”. Insomma, una bischerata o quasi.

Peccato, per Baratter, che il deputato trentino Riccardo Fraccaro del M5S si fosse opposto alla richiesta di archiviazione, che il Gip Claudia Miori aveva giudicato non infondata, stabilendo ora di ordinare alla Procura l’imputazione coatta dell’esponente autonomista, del capo degli Schützen Paolo Dalprà e del suo vice Giuseppe Corona. La Gip Miori sottolinea nella sua ordinanza la gravità della «ipotesi delittuosa di corruzione elettore che si configura come reato plurioffensivo, essendo con esso perseguito e tutelato non solo l’interesse dello Stato al libero e corretto svolgimento del processo, ma anche quello del cittadino potenziale elettore alla libera determinazione del proprio voto». Secondo Miori non ci sarebbero dubbi sulla natura del «sostegno che non poteva che essere di natura elettorale», quindi è necessario «un vaglio dibattimentale».

Che si trattasse di un accordo di carattere elettorale non c’era dubbio. Baratter venne eletto con 3.693 preferenze e divenne capogruppo del Patt. «Anche se il fatto va contestualizzato – scrive la Gip Miori – allo stato la sostanza dell’accordo firmato a Trento il 25 giugno 2013 appare di rilevanza penale, posto che oggetto dell’accordo era il sostegno ai due candidati e, in particolare al candidato Baratter, poi risultato eletto, da parte della Federazione degli Schützen in cambio del versamento di una quota mensile da parte degli stessi candidati, in caso di elezione».

La Gip ha quindi accolto le tesi esposte dal legale del M5S Mattia Alfano, rigettando le memorie difensive proposte dai legali di Baratter. Ora, per l’esponente autonomista si apre un percorso zeppo di incertezze, perché potrebbe essere assolto così come condannato. Baratter è il primo ad esserne conscio e auspica «che si faccia più in fretta possibile per mettere fine alle speculazioni».

Soddisfatti i Cinque Stelle che annunciano: «Ci costituiremo parte civile. Non ci interessano i soldi, eventualmente andranno in beneficienza, ma per vigilare, perché serve trasparenza nei confronti dei cittadini».

Per Baratter, oltre alla patente di “grossolano ingenuo” già appioppatagli dall’ex procuratore Amato, in caso di condanna le conseguenze sarebbero tutt’altro che banali, in quanto il Codice penale stabilisce pene detentive tutt’altro che trascurabili. Per il giovane consigliere autonomista alla prima candidatura ed elezione, l’ipotesi di un soggiorno in carcere e tutt’altro che peregrina.

Su richiesta del legale delle persone inquisite, si aggiorna l’articolo segnalando che Paolo Dalprà è stato successivamente assolto per insussistenza di prove con sentenza della Corte d’Appello di Trento del 26 ottobre 2018, passata in giudicato il 12 marzo 2019. Per Lorenzo Baratter, il Tribunale di Trento in data 30 maggio 2017 ha stabilito il proscioglimento perché il fatto non sussiste.